Mi piace
andare a dormire quando tutti gli altri dormono. All’inizio pensavo fosse un’insonnia
cronica poi ho capito che la mia mania di controllo sulle cose che non posso
controllare è malata quasi, o meglio, di quelle su cui posso avere la facoltà di
operare.
mi piace andare al mare e guardare la gente che si unge per avere meno
possibilità di morire di tumore quanto poi si fuma 45 sigarette al giorno e
dice, inconsapevole della sua inconsapevolezza, “ tanto morirò giovane”.
mi piace anche stare ore a pensare a tutti quelli che, nonostante la loro vita
salutista, se ne stanno decenni a pensare che mangiando tale cosa o l’altra la
vita gli cambierà, ma poi quando gli chiedi “ma come vai di corpo?” ti
rispondono “come te, però mi sento meglio” ed io penso costantemente che,
forse, morire giovani non è poi così male.
mi piace fare le parole crociate, che fa un po’ guerra santa, un po’ re Artù,
un po’ noia e cambiare pagina sul bartezaghi quando mi chiede il monte più
dimenticato dell’Asia minore e pensare “sei stato scorretto, anche tu hai avuto
bisogno di internet per sapere questa cosa, e non siamo allo stesso livello”.
mi piace non avere parole per descrivere quella cosa e scrollare le spalle e
dire solo “ah”, che ha un fascino tutto suo.
mi piace sdraiarmi al buio e sembrare un’adolescente in crisi e credere che
tutto possa risolversi pensando a quella cosa. Ogni tanto ci credo ancora e
chiudo le tapparelle, ogni tanto vivo al sole e mi convinco che pensare è
malattia e che l’ignoranza è un bene.
mi piace ascoltare le cover e dire “certo che l’originale…”
mi piace far finta di sapere una cosa, essere convinta che il rubicone sia
stato la svolta del nostro mondo, pensare che platone alla fine era una
pippaiolo e che , per quanto si dica in giro, L’Ulisse di Joyce senza legenda
sia illeggibile. Ma alla fine faccio solo finta di sapere di cosa parlo, e l’idea
che la gente mi creda mi riempie di autostima.
mi piace fumare masticando il filtro e dire a chi mi chiede due tiri “non è il
caso e lo dico per te”.
mi piace snobbare la gente che si crede più intelligente di me ostentandolo.
mi piace credere che se sei talmente tanto stupido da ostentare la tua intelligenza
come me o sei l’amore della mia vita o per un’intera serata mi divertirò a
farti credere che sei un’idiota parlandoti di Osvaldo e del suo codino. E te ne
andrai, insoddisfatto, credendo che alla fine l’intelligenza non paga mai. A quel
punto, si, saremo pari.
mi piace essere stupida. Mi piace dire in giro di esserlo e farlo sembrare. Le aspettative
sono la rovina di tutto quello che ci circonda, e allora fanculo, ti parlo di
quanto mi sono divertita quell’anno, tanti anni fa, all’UNEUR sulla giostra dei
pirati. E rido mentre te lo dico. Perché devi sapere fin da subito che la
stupidità è un bene. Come l’ignoranza.
mi piace guardarti negli occhi e far finta di averti capito. Essere arrogante. Preferisco
di gran lunga far finta di farlo piuttosto che essere consapevole di quello che
mi aspetta.
mi piace camminare di notte per via della Lungara tornando a casa con le cuffie
e guardare quelli che mi sorpassano e dargli un tempo; scandito.
mi piace ancora dedicarti le canzoni, non sono in grado di fare altro.
mi piace pensare di avere un cinismo mascherato, credere che tutto passerà.
mi piace vederti per sbaglio per strada e sentire quella cosa nel cuore che
rimbalza.
mi piace ancora scrivere di te.
mi piace odiare tutti tranne il tuo ricordo, quello stordimento, quella
passione maldestra, quella vita.
mi piace credere, ancora, che il socialismo possa tornare.
mi piace dire che odio Lenin, ma in realtà mi piace. Lo amo.
mi piace pensare che domani andrò a nuotare e sott’acqua respirerò e penserò al
pezzo di pizza che mi sono meritata appena uscita.
mi piace dire che mi piace fare le cose a metà.
mi piace poterle riprenderle quando voglio, ma di fatto quelle vanno altrove. Corrono
veloci, più di me, consapevoli del tempo che passa.
mi piace crede che questo concetto del tempo sia momentaneo. Un giorno passerà
quest’ansia.
mi piace crede che un giorno, incontrandoti per strada, ti stringerò la mano da
pari a pari.
mi piace fare le puzzette e addossare le colpe agli altri, quindi, quando ti
incontrerò, farò la stessa cosa con te. Sarà tutta colpa tua. Quella bionda,
quella maledetta bionda, sarà bellissima e intelligente e affascinante ma io
guarderò solo il brufolo che avrà sul
viso in sindrome premestruale e penserò, in fondo, di essere una brutta persona.
spero che quel giorno non scriverò ancora di te.
mi piace leggere la fine dei libri, perché devo sapere come spendo i soldi. E se
scrivi un’ultima frase di merda come Kundera con l’insostenibile leggerezza del cazzo di essere allora i miei soldi
non li vedrai mai. Sarò pure un capolavoro, ma hai scritto un’ultima frase del
cazzo.
mi piace dire che quel libro mi ha fatto rompere i coglioni e che se lo leggi a
30 anni sei un cojone fuori tempo massimo ad eccezione di valentina che conosce
la differenza fra la vita e Kundera o kundela o l’insostenibile.
mi piace sentire una canzone che non sente più nessuno e sentirmi colta e anni
70.
mi piace pensare che tu la conosci.
mi piace credere che un giorno scriverò qualcosa che non sia amore. Mi dispiace
pensare che per farlo dovrò dimenticarti.
mi piace, a volte, essere fiera del fatto che scrivendoti riesco a dirti cose
che dal vivo mai riuscirei a dirti.
mi piace pensarmi sola vecchia a fare la maglia e a dire ai miei nipoti che una
volta sono stata innamorata in maniera incontro- labile.
mi piace avere la colite, e l’asma e la paura di volare. Mi piace creder,
quando rido, “cazzo sono viva senza te”.
Mi piace anche però, addormentarmi agognando fra l’asma e la colite,
sognare un tuo ritorno sul cavallo bianco.
mi piace credere che domani cambia tutto, che non mi leggerai, che non sono più
fra le tue cure, come hai dimostrato.
mi piace accarezzare un gatto e sapere, tramite la sua coda, dove finisce.
mi piace sognare la tua coda, ed anche se non la vedo, suppongo ci sia.