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domenica 10 maggio 2015

dal diario di



Per me il sole sorgeva e tramontava con lui. Sin dal momento in cui lo incontrai mi resi conto che potevo persino bestemmiare, o alzare il mignolo mentre bevevo o alzare il gomito in generale, o lanciare i pop corn verso chi parlava al cinema. Senza mai sentirmi a disagio, senza mai avere la paranoia di dovermi giustificare per qualcosa. Nessuno mi aveva mai parlato delle referenze in situazioni famigliari, o delle cose da non dire mai, o del galateo a tavola. Usavo cucchiai per mangiare pasta corta e lasciavo il tovagliolo di stoffa sul tavolo invece di metterlo sulle gambe, o “Dirty Dancing è il mio film preferito”; non avevo paura di citare Bakunin durante una cena con una famiglia democratica, non avevo paura nel dire di non avere grandi ambizioni o meglio nel dire che la mia più grande ambizione era quella di voler essere felice; Nel dire che avrei preferito continuare a ridere tutta la vita piuttosto che lanciarmi in un vuoto che mi avrebbe in fine portato tanta delusione.  Non avevo timore nell’esprimere la mia codardia, non con lui, non per fare bella figura.
Questa mia illusione galleggia oggi sul fondo di un bicchiere poggiato sul bancone di un bar e mi guarda sorridendo compiaciuta volendomi dire “te l’avevo detto”.
Perché l’amore non basta mai, perché ci sono i fottuti compromessi, perché tu ti accetti anche se sola in una stanza buia,perché non ti piace vederti con gli occhi degli altri, perché sono solo frasi fatte ed inventate da gente che non sa più cosa dire. Come me ora. Cosa dici? Boh, improvvisa!
Ma non si devono mai avere grandi rimpianti se si è stati quello che si è, se si è voluto bene come si poteva, se non si è mai potuto dare di più. Nessuno dovrebbe mai vergognarsi di essere quello che è. Nessuno.
Ed è così allora che lanci una monetina per prendere grandi decisioni, che spieghi a chi ti sta intorno che sbagliano a fare affidamento su di te. Perché avrai la dentiera a 45 anni, e perché la tua eredità sarà scritta nella parole degli altri, di chi ti ha incontrato e di chi ti stimava a cui tu stessa hai raccontato bugie per risultare migliore.
E allora si, i vizi corrono e ti inseguono feroci come se avessi scommesso contro di loro e gli dovessi dei soldi. Basti a te stessa e ai tuoi limiti.  La bestia che ti porti dentro si vergogna della tua maschera,del non polemizzare, della tua arrendevolezza. Gli dai due carezze e la metti a dormire con pochi spicci illudendola con la tua falsa foga. Sai quindi, una volta taciuta lei, di non dovere fare altro, di poter dormire senza insonnia e senza sogni. L’infamia e la lode le hai provate entrambe per troppo tempo, incoraggiando quell’ego accresciuto dalle pacche sulle spalle ricevute in una o in un’altra situazione. Trovi compagni per ogni momento, ti logori in discorsi poco interessanti e ti nascondi quando dovresti esporti. La tua debolezza ti culla con una compiacenza che ti fa strizzare l’occhio destro guardandoti allo specchio. Sei meravigliosamente infantile e superficiale. Ricevi tanto e doni poco e credi che questa forza ti possa portare avanti. Crudele all’inverosimile, bugiarda quanto basta, gongolante nell’essere severa e felice al contempo.
Nel fondo vedi la tranquillità. Ninna nanna per quella bestia, per quelle parole mai dette, per la ricerca di quella fantomatica perfezione che pur unendo le forze non saresti riuscita ad ottenere.
Datti il cinque e goditi l’essere ordinaria, l’essere anche miserabile.