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domenica 10 maggio 2015

dal diario di



Per me il sole sorgeva e tramontava con lui. Sin dal momento in cui lo incontrai mi resi conto che potevo persino bestemmiare, o alzare il mignolo mentre bevevo o alzare il gomito in generale, o lanciare i pop corn verso chi parlava al cinema. Senza mai sentirmi a disagio, senza mai avere la paranoia di dovermi giustificare per qualcosa. Nessuno mi aveva mai parlato delle referenze in situazioni famigliari, o delle cose da non dire mai, o del galateo a tavola. Usavo cucchiai per mangiare pasta corta e lasciavo il tovagliolo di stoffa sul tavolo invece di metterlo sulle gambe, o “Dirty Dancing è il mio film preferito”; non avevo paura di citare Bakunin durante una cena con una famiglia democratica, non avevo paura nel dire di non avere grandi ambizioni o meglio nel dire che la mia più grande ambizione era quella di voler essere felice; Nel dire che avrei preferito continuare a ridere tutta la vita piuttosto che lanciarmi in un vuoto che mi avrebbe in fine portato tanta delusione.  Non avevo timore nell’esprimere la mia codardia, non con lui, non per fare bella figura.
Questa mia illusione galleggia oggi sul fondo di un bicchiere poggiato sul bancone di un bar e mi guarda sorridendo compiaciuta volendomi dire “te l’avevo detto”.
Perché l’amore non basta mai, perché ci sono i fottuti compromessi, perché tu ti accetti anche se sola in una stanza buia,perché non ti piace vederti con gli occhi degli altri, perché sono solo frasi fatte ed inventate da gente che non sa più cosa dire. Come me ora. Cosa dici? Boh, improvvisa!
Ma non si devono mai avere grandi rimpianti se si è stati quello che si è, se si è voluto bene come si poteva, se non si è mai potuto dare di più. Nessuno dovrebbe mai vergognarsi di essere quello che è. Nessuno.
Ed è così allora che lanci una monetina per prendere grandi decisioni, che spieghi a chi ti sta intorno che sbagliano a fare affidamento su di te. Perché avrai la dentiera a 45 anni, e perché la tua eredità sarà scritta nella parole degli altri, di chi ti ha incontrato e di chi ti stimava a cui tu stessa hai raccontato bugie per risultare migliore.
E allora si, i vizi corrono e ti inseguono feroci come se avessi scommesso contro di loro e gli dovessi dei soldi. Basti a te stessa e ai tuoi limiti.  La bestia che ti porti dentro si vergogna della tua maschera,del non polemizzare, della tua arrendevolezza. Gli dai due carezze e la metti a dormire con pochi spicci illudendola con la tua falsa foga. Sai quindi, una volta taciuta lei, di non dovere fare altro, di poter dormire senza insonnia e senza sogni. L’infamia e la lode le hai provate entrambe per troppo tempo, incoraggiando quell’ego accresciuto dalle pacche sulle spalle ricevute in una o in un’altra situazione. Trovi compagni per ogni momento, ti logori in discorsi poco interessanti e ti nascondi quando dovresti esporti. La tua debolezza ti culla con una compiacenza che ti fa strizzare l’occhio destro guardandoti allo specchio. Sei meravigliosamente infantile e superficiale. Ricevi tanto e doni poco e credi che questa forza ti possa portare avanti. Crudele all’inverosimile, bugiarda quanto basta, gongolante nell’essere severa e felice al contempo.
Nel fondo vedi la tranquillità. Ninna nanna per quella bestia, per quelle parole mai dette, per la ricerca di quella fantomatica perfezione che pur unendo le forze non saresti riuscita ad ottenere.
Datti il cinque e goditi l’essere ordinaria, l’essere anche miserabile. 

mercoledì 11 dicembre 2013

polemica part. 467.

Va bene. Ritorno alla polemica. D’altronde sono stata romantica per troppo tempo. Ho, di conseguenza, bisogno di sfogare i miei bisogni polemici accumulati.
-Mi stanno sul cazzo quelli che usano parole come “demodè” o “epifanico” cercando di ambientarsi in un contesto che di per sé fa schifo. Chi conosce la parola epifanico è già di suo noioso, in più se ti compiaci usandola sei oltremodo borioso. Se usi quella parola per non essere demodè sei al quanto oltraggiabile.
-  mi stanno sul cazzo le ragazze che bevono brachetto dicendo poi che fa schifo. La risoluzione della loro vita, e loro non lo sanno, sarebbe ascoltare Baglioni al buio e prendersela con loro stesse, perché solo Baglioni, nella storia delle storia, andava fiero di bersi il Brachetto.  Evitate, per favore, di rompere i coglioni alla brava gente che lavora e non bevete brachetto. Non uscite.
- mi sta sul cazzo chi dice cose tipo “il tempo risolve ogni cosa”. Se io avessi del tempo a disposizione per risolvere le cose probabilmente me ne fregherei. Non voglio bere brachetto e dire “demodè”. Voglio essere libera da Baglioni. I veri amici dicono solo “la vita fa schifo, bevi!”.
- mi sta sul cazzo la gente che dice “ma ti pare che ti svegli alle 11 del mattino?”. Si cazzo, vado a dormire alle 4 di notte e passo due ore a cercare di addormentarmi.
- mi sta sul cazzo chi mi dice che era mejo quando se stava peggio. Cerco da una vita a far capire che il vero peggio era inteso dai vecchi durante la guerra, ma i giovani di oggi non capiscono. Papà manda i soldi a casa, sei calabrese ed in più ti lamenti usando dei termini tipicamente Romani. 
- mi stanno sul cazzo i calabresi quando mi fanno domande vaghe su Roma. Tipo “hai mai visto il papa?” oppure “ conosci Marco?” o peggio “io conosco Marco di Roma!” e alla domanda rispondi “di dov’è?” loro rispondono “Di Acilia!”. No Cazzo!. C’è Roma è c’è Acilia. E per dirla tutta Tivoli non è Roma.
- mi stanno sul cazzo gli uomini che a trentanni ti chiedono “sei venuta?”. Gesù cristo. Non vorrei dirtelo “assolutamente no”. Però tu mi obblighi. Ancora non lo capisci?.
- mi sta sul cazzo, in generale, l’uomo che fa i muscoli appena gli tocchi il braccio per sbaglio o che spende 300 euro di scarpe senza offrirti da bere, parlandoti poi di quanto sarebbe “originale” fare volontariato in Africa”.
- mi stanno sul cazzo, ed è una vita che sogno di dirlo, le donne che sognano parità dei sessi ma che di lavorare nella fabbriche non se ne parla. O anche, avere un figlio da sole non ha senso, o che, peggio mi sento, “il cazzo è il cazzo”. Lavoro 45 ore a settimana, ed io ho bisogno di fare sesso, e non penso che sia “antifemminista”dirlo. Pace alla libertà di espressione. Pace alla voglia di scopare.
- mi sta sul cazzo l’idea che se l’uomo tradisce è un grande e se lo fa la donna è una zoccola. Come disse una mia grande amica, che non cito perché si è fidanzata da poco “se la dai, male non fai”.
- mi sta sul cazzo la gente che ama Sorrentino, le Hogan, Barbara d’Urso e la coperta Termica. Siamo tutti capaci di poltrire. Diciamocelo.
- mi sta sul cazzo, al contrario, chi dice che “Avatar” sia un brutto film. Occhialetto di merda disceso sul naso al punto giusto per poi tirartelo su al momento giusto. Adesso, facciamoci anche le grande illusioni. Prendi una macchina da ripresa e fammi vedere di meglio. Va bene. Non ti piace “avatar”. Ma ti prego torna a casa a masturbarti e smettila di dire “archetipico”. Ti prego, smettila.
- e soprattutto, cazzo, smettila di guardarmi. Non sarai neanche volendo migliore di me. Tu ti masturbi guardando il vicino che si masturba, io invece scendo in polemica. Touchè. Basta vai a dormire.
“godo molto più nell’ubriacarmi, oppure a masturbarmi al limite a scopare”.

Chiaramente il senso è compromesso. D’altronde ognuno ha le sue.
“lascia stare signora mia” disse la prima vecchia sulla panchina
“ti ricordi, però, quando anche tu eri così?” chiese la seconda.
la prima vecchia ci pensò un attimo e poi rispose, serafica “no, per fortuna l’ho scordato”. 

venerdì 6 settembre 2013

piccola

Mi piace andare a dormire quando tutti gli altri dormono. All’inizio pensavo fosse un’insonnia cronica poi ho capito che la mia mania di controllo sulle cose che non posso controllare è malata quasi, o meglio, di  quelle su cui posso avere la facoltà di operare.
mi piace andare al mare e guardare la gente che si unge per avere meno possibilità di morire di tumore quanto poi si fuma 45 sigarette al giorno e dice, inconsapevole della sua inconsapevolezza, “ tanto morirò giovane”.
mi piace anche stare ore a pensare a tutti quelli che, nonostante la loro vita salutista, se ne stanno decenni a pensare che mangiando tale cosa o l’altra la vita gli cambierà, ma poi quando gli chiedi “ma come vai di corpo?” ti rispondono “come te, però mi sento meglio” ed io penso costantemente che, forse, morire giovani non è poi così male.
mi piace fare le parole crociate, che fa un po’ guerra santa, un po’ re Artù, un po’ noia e cambiare pagina sul bartezaghi quando mi chiede il monte più dimenticato dell’Asia minore e pensare “sei stato scorretto, anche tu hai avuto bisogno di internet per sapere questa cosa, e non siamo allo stesso livello”.
mi piace non avere parole per descrivere quella cosa e scrollare le spalle e dire solo “ah”, che ha un fascino tutto suo.
mi piace sdraiarmi al buio e sembrare un’adolescente in crisi e credere che tutto possa risolversi pensando a quella cosa. Ogni tanto ci credo ancora e chiudo le tapparelle, ogni tanto vivo al sole e mi convinco che pensare è malattia e che l’ignoranza è un bene.
mi piace ascoltare le cover e dire “certo che l’originale…”
mi piace far finta di sapere una cosa, essere convinta che il rubicone sia stato la svolta del nostro mondo, pensare che platone alla fine era una pippaiolo e che , per quanto si dica in giro, L’Ulisse di Joyce senza legenda sia illeggibile. Ma alla fine faccio solo finta di sapere di cosa parlo, e l’idea che la gente mi creda mi riempie di autostima.
mi piace fumare masticando il filtro e dire a chi mi chiede due tiri “non è il caso e lo dico per te”.
mi piace snobbare la gente che si crede più intelligente di me ostentandolo.
mi piace credere che se sei talmente tanto stupido da ostentare la tua intelligenza come me o sei l’amore della mia vita o per un’intera serata mi divertirò a farti credere che sei un’idiota parlandoti di Osvaldo e del suo codino. E te ne andrai, insoddisfatto, credendo che alla fine l’intelligenza non paga mai. A quel punto, si, saremo pari.
mi piace essere stupida. Mi piace dire in giro di esserlo e farlo sembrare. Le aspettative sono la rovina di tutto quello che ci circonda, e allora fanculo, ti parlo di quanto mi sono divertita quell’anno, tanti anni fa, all’UNEUR sulla giostra dei pirati. E rido mentre te lo dico. Perché devi sapere fin da subito che la stupidità è un bene. Come l’ignoranza.
mi piace guardarti negli occhi e far finta di averti capito. Essere arrogante. Preferisco di gran lunga far finta di farlo piuttosto che essere consapevole di quello che mi aspetta.
mi piace camminare di notte per via della Lungara tornando a casa con le cuffie e guardare quelli che mi sorpassano e dargli un tempo; scandito.
mi piace ancora dedicarti le canzoni, non sono in grado di fare altro.
mi piace pensare di avere un cinismo mascherato, credere che tutto passerà.
mi piace vederti per sbaglio per strada e sentire quella cosa nel cuore che rimbalza.
mi piace ancora scrivere di te.
mi piace odiare tutti tranne il tuo ricordo, quello stordimento, quella passione maldestra, quella vita.
mi piace credere, ancora, che il socialismo possa tornare.
mi piace dire che odio Lenin, ma in realtà mi piace. Lo amo.
mi piace pensare che domani andrò a nuotare e sott’acqua respirerò e penserò al pezzo di pizza che mi sono meritata appena uscita.
mi piace dire che mi piace fare le cose a metà.
mi piace poterle riprenderle quando voglio, ma di fatto quelle vanno altrove. Corrono veloci, più di me, consapevoli del tempo che passa.
mi piace crede che questo concetto del tempo sia momentaneo. Un giorno passerà quest’ansia.
mi piace crede che un giorno, incontrandoti per strada, ti stringerò la mano da pari a pari.
mi piace fare le puzzette e addossare le colpe agli altri, quindi, quando ti incontrerò, farò la stessa cosa con te. Sarà tutta colpa tua. Quella bionda, quella maledetta bionda, sarà bellissima e intelligente e affascinante ma io guarderò solo il brufolo  che avrà sul viso in sindrome premestruale e penserò, in fondo, di essere una brutta persona. 
spero che quel giorno non scriverò ancora di te.
mi piace leggere la fine dei libri, perché devo sapere come spendo i soldi. E se scrivi un’ultima frase di merda come Kundera con l’insostenibile leggerezza del cazzo di essere allora i miei soldi non li vedrai mai. Sarò pure un capolavoro, ma hai scritto un’ultima frase del cazzo.
mi piace dire che quel libro mi ha fatto rompere i coglioni e che se lo leggi a 30 anni sei un cojone fuori tempo massimo ad eccezione di valentina che conosce la differenza fra la vita e Kundera o kundela o l’insostenibile.
mi piace sentire una canzone che non sente più nessuno e sentirmi colta e anni 70.
mi piace pensare che tu la conosci.
mi piace credere che un giorno scriverò qualcosa che non sia amore. Mi dispiace pensare che per farlo dovrò dimenticarti.
mi piace, a volte, essere fiera del fatto che scrivendoti riesco a dirti cose che dal vivo mai riuscirei a dirti.
mi piace pensarmi sola vecchia a fare la maglia e a dire ai miei nipoti che una volta sono stata innamorata in maniera incontro- labile.
mi piace avere la colite, e l’asma e la paura di volare. Mi piace creder, quando rido, “cazzo sono viva senza te”.  Mi piace anche però, addormentarmi agognando fra l’asma e la colite, sognare un tuo ritorno sul cavallo bianco.
mi piace credere che domani cambia tutto, che non mi leggerai, che non sono più fra le tue cure, come hai dimostrato.
mi piace accarezzare un gatto e sapere, tramite la sua coda, dove finisce.
mi piace sognare la tua coda, ed anche se non la vedo, suppongo ci sia. 

mercoledì 29 maggio 2013

uno di quelli

Lui è uno di quelli mette in tensione il bicipite quando gli passi affianco andando in fila al cesso e per caso gli sfiori il braccio.
lui è uno di quelli che dice che i fumetti sono da sfigati ma poi sul divano, svogliato, sfoglia Gioia, o peggio ancora andando dal parrucchiere parla della nuova tresca di tal de tali o si guarda i video di Sara Tommasi.
lui è uno di quelli che quando gli parli del futuro si guarda intorno chiedendosi chi sarà la prossima. E tu ti senti poco interessante. Perché le fighe girano ma bevono peggio di te.
lui è uno di quelli che dice che la vita ottocentesca da bhoemienne (che non so come si scrive) è bella ma poi se ne sta lì a bersi un negroni in 7 ore di appuntamento.
lui è uno di quelli che ha imparato a fare la canzone del sole a 25 anni perché con la chitarra pare che si rimorchia in spiaggia intorno al falò. Che poi nessuno gli ha detto che la canzone del sole ha rotto il cazzo. Aveva rotto il cazzo pure a Battisti. 
lui è uno di quelli che spende soldi per comprarsi mutande che abbiano una scritta visibile, compatibile ai suoi pantaloni calati, facendola sembrare casuale.
lui è uno di quelli che guardi in faccia e continui a guardarlo sperando che prima o poi sorriderà. Dai che sorride. Dai che sorride. Dai cazzo.
lui è uno di quelli che quando tu ridi ti fa sentire stupida perché ridi troppo, il che probabilmente è vero, ma cazzo, non farmelo pesare.
lui è uno di quelli che la Roma è tutto. Oh ma vogliamo parlare della tessera? No! Ah sei una di quelle che non ha passione sportive?Il conto grazie!
lui è uno di quelli che è talmente abituato a parlare del tempo che quando gli parli di una scarpetta che hai visto a via del corso non je pare vero e pensa che sei perfetta.
lui è uno di quelli che , maledizione, a via del corso ci va davvero.
lui è uno di quelli che non ti paga da bere perché sei una donna emancipata e che i vizi se li deve pagare, ma che cazzo ti pare che hai speso 40 euro ieri sera e non sai come.
lui è uno di quelli che si fa comprare i calzini da mamma. Perché lei sa meglio di me cosa piace al mio piede, e come lo sa lei… e quando lo prendi per il culo per la battuta ci rimane male della serie “non dire nulla contro mia madre”.
lui è uno di quelli che si sveglia a va a correre, sentendosi magari gli Oasis e ti prende in giro perché parlandone denigri gli oasis. Che per carità, cerchi di spiegargli, però esiste altro. E lui dice no, per me gli oasis sono perfetti. E tu senti in difetto, perché, ognuno ha le sue, però le tue non vanno bene. Gli oasis cazzo, vorresti dire, ma non lo dici. Oltre al fatto che sei andato a correre quando io ancora dovevo mettermi gli occhiali da sole, hai anche ascoltato gli oasis, ed è paradossale sentirsi in difetto per questo.
lui è uno di quelli ce dice che gli 883 fanno cacare. Ma quanto ti prendi sul serio? Gli chiedi. E lui risponde cose tipo: ma no, io faccio il falegname. E tu gli dici: appunto, quanto è bello segare con tieni il tempo? E lui non capisce. Quindi sorseggi un altro po’ e poi inizia a parlare, che so, del nuovo film di sorrentino, che lui non ha visto. Altro momento di silenzio. Ma va bene così. te sei perso poco. Ah ma sei una di quelle snob che snobbano i film italiani (che già come domanda ne porrebbe altre) e tu gli dici : no, che bevi? E lui dice, niente. Il conto.
lui è uno di quelli che fa le scuregge al bagno perché giustamente si vergogna di farle davanti a te, ma poi tornando al tavolo ti dice di averle fatte, il che ti farebbe pensare ad una persona sincera. Invece è solo un cojone che scureggia. Il che rende te una che fa scureggiare gli uomini. Ognuno ha le sue.
lui è uno di quelli che pure se uscite insieme ti dice cose “non voglio una storia seria” che tu non hai chiesto. E quando, al contrario di tutte le altre donne gli dici “ma che ego hai?” lui ti risponde “non fare la stronza” ti verrebbe da strappargli i capezzoli con delle pinzette. Ma poi la cosa gli piacerebbe e gli dici “sei malato” e lui ti guarda con gli occhi trasognanti e dice cose tipo “si piccola, chiamami malato”. E quando gli dici “te credo che non vuoi una storia seria” ti dice “non ferire i miei sentimenti, ti prego”.
lui è uno di quelli che ti invita a casa a bere whisky alle 6 del mattino e poi regge meno di te.
lui è uno di quelli che pensa che down ton abbey sia la serie migliore del mondo. Gli vorresti dire che è frocio, ma sei educata e dici solo “ah” e lui ti parla di Romeo e giulietta non si sa perché. perché è frocio.
lui è uno di quelli che beve vodka dicendo che il gin è da frocio.
lui è uno di quelli che si fa le canne perché non le so girare ma me le girano e quindi che devi fare.
lui è uno di quelli che si sveglia la mattina e mangia cereali. Le fibbre sono importanti. Soprattutto con due b. e quando gli chiedi se è stitico e si indispettisce. Allora perché lo hai detto? Ti verrebbe da chiedere, ma sei una signora e non lo dici, perché sei stata fin troppo volgare.
lui è uno di quelli che ascolti per inerzia, uno di quelli con cui bevi una birra, anche due, anche tre. Ma solo per compagnia, perché le tua amiche scopano e tu pensi di doverlo fare anche te. Ma ti annoi. Sei noioso, gli dici scherzando, mascherando la tua pigrizia emotiva, e lui dice cose tipo “come sei spassosa”.
lui è uno di quelli che se domani ti sveglia nel letto con lui e inizi a scalciare come sandra mondaini, che dio l’abbia in gloria,  cercando di fargli capire che non lo vuoi lì.

Lui è uno di quelli che non è lui.  E questa cosa la odi, perché pensi che nella vita ci siano poche cose sacre. Una di quelle è innamorarsi, con passione, con trasporto, con tutta te stessa.
lui è uno di quelli di cui manco se fa il taglia bosco e beve whisky e maneggia motoseghe ti innamorerai mai.
lui è uno di quelli che ti dice “sono stato innamorato” ma lei poi è andata a ibiza con le amiche ed è sparita.
lui è uno di quelli di cui non vale la pena fargli sentire il puzzo delle tue lenzuola, l’odore inospitale della tua stanza, per quanto sia facile, per quanto sia potenzialmente divertente.
lui è uno di quelli che ti chiede che cosa significano le foto al  muro. O perché hai la bandiera dell’irlanda. O perché hai “tutti quei libri?ma li hai letti tutti?” “no ce li ho perché ci faccio un gioco di società con le mie amiche il sabato sera (ridendo)!” e lui “ah che fico, un giorno me lo insegnerai..!”
lui è uno di quelli a cui tireresti i pomodori se fossimo nel 700 durante una rappresentazione teatrale.
lui è uno di quelli a cui dici "oh grazie mi hai ispirato un articolo" e lui si sente fiko. perdonami, ti ho fatto sfigurare, la colpa è mia. tutta colpa mia. sono emotivamente insensibile, ma tu ci hai messo del tuo. 

domenica 12 maggio 2013

voglio essere una vecchia


Voglio essere la prima giovane rinchiusa in una casa di riposo. Voglio imparare a giocare a scacchi o a burraco. Voglio imparare a cucinare da sora germana e farmi l’abbonamento settimanale a tv sorrisi e canzoni. Voglio un ditale con inciso sopra il mio nome e mi piacerebbe molto avere i capelli color topo per potermeli tingere di viola ed essere una vecchia di tendenza piuttosto che una trentenne che si finge ventenne. Voglio che il mio uomo ideale diventi Faletti e voglio che il mio migliore amico fumi la pipa. Voglio parlare ai miei nipoti e dirgli che giovanni rana e gala erano i veri geni del 900. Voglio potermi mettere le calze color carne con la panciera ed andare in giro con il deambulatore. Possibilmente potendo dire ai giovani d’oggi che corrono troppo col motorino e che io mi ricordo, signora mia, dei tempi in cui si andava in giro senza casco o con la scodella. “non si facevano solo a napoli cara Assunta (che sarà la mia compagna di burraco futura, ovviamente napoletana) queste cose, anche Roma ha avuto un tempo con la Polizia municipale che chiudeva l’occhi.” Sarebbe bello non capirci un cazzo del tempo che scorre e passare la settimana aspettando il giovedì in cui servono le patatine fritte. Ovviamente senza salse, ma dalla vita non si può avere tutto. Sarebbe bello anche fingere di essere interessato alle visite settimanali parentali, che come sempre arrivano quando in tv fanno il tuo programma televisivo, con magalli che è ancora vivo in cui parlano della nuova moneta in commercio, e quella stronza della caposala manco te la registra perché non hai pagato per “all inclusive” e oltre a non darti il prosecco durante i pasti ci sono varie mancanze fra cui questa. Sarebbe bello fare del sano nonnismo, termine sicuramente ispirato alle dinamiche del nuovo arrivato in una casa di riposo, ed andare dalla fighetta che riesce ancora a fare ginnastica e rompergli il femore con la punta del tuo bastone, che è stata precedentemente rinforzata con il ferro e dirgli frasi tipo “quella tutina ha un colore sgradevole”. Pensare al primo grande vero amore e fare il gesto con la mano della serie – ormai è passato- e chiamare l’infermiera , che segretamente odi, e chiedergli di darti un tranquillante, attaccandogli ogni volta un pippone su quanto, ai tuoi tempi, c’era l’oppio che faceva meno male e te faceva di più e osservare il suo sguardo che sembra dire “sta rincojonita de merda, che è l’oppio?”. Sarebbe bello poter fare la corte all’istruttore di ginnastica posturale anche se è brutto e gli puzza l’alito ma è giovane e sembra prestante, per attaccarti ai suoi sguardini casuali e pensare prima di addormentarti “magari domani la goccia di sudore gli cade nel modo giusto, non come oggi che ha preso una piega poco sensuale”.  Per non parlare delle rare volte in cui ci preparerebbero del pranzo a sacco per portarci che so a Pompei per vedere cose che avrai visto 12 volte ma comunque suscitano sempre una certa emozione soprattutto quando nel pullman una tuo amico e compagno tira fuori un’audiocassetta in cui c’è incisa una compilation con dentro sia Celentano che Morandi e nel lato b, quando tutti si sono scaldati a cantare, potrebbe tranquillamente partire Tiziano Ferro o Richky Valens e presi dalla foga del momento, visto il lungo viaggio verso pompei, tutti cantano uguale.  Sarebbe bello anche essere talmente tanto inopportuna, perché il lupo perde il pelo ma non il vizio, da tirare fuori la tua cassetta con su applicata sopra un’etichetta che dice “solo quando veramente potrebbe essere apprezzata” con incise sopra sia Britney Spears che la colonna sonora di Titanic. E magari avere addosso quelle meravigliose tute acetate dell’adidas che fanno molto “tempo trascorso”, e far alzare tutti i vecchi come te dal post e fare partire una festa nell’olding bus dicendo cose tipo “sono sempre stata una grande trascinatrice di massa”.
Avere la consapevolezza di non poter avere una vecchiaia, perché morirò giovane di animo,  mi fa avere delle fantasie malsane. Per fortuna ho superato la fase in cui prima di addormentarmi penso al pischelletto del mese. Penso alla mia vecchiaia. Il che mi rende profondamente disturbata. O come direbbe la mia amica allegra, emotivamente disturbata. La noia, unita all’insonnia è una maledetta bestia malsana. 

martedì 16 aprile 2013

maledetta primavera


Dovete ancora spiegarmela maledetti canzonieri e cantastorie questa vostra morbosa attenzione verso la primavera.  Si tappa il naso, il polline è ovunque e questi sbalzi climatici mi fanno venire voglia di dormire, o in alternativa di stare a guardare il soffitto o in alternativa di guardare serie tv CHE SONO ANCHE TUTTE FINITE.  Bisogna fare il cambio di stagione, che non piace a nessuno, per sfoderare le canottierine che non si è più abituati a mettersi. Bisogna ricominciare ad andare dall’estetista e sentire le chiacchiere che non ti va di ascoltare, ed uscire da lì con l’olio per levare la cera sulle gambe. Che poi comunque ti devi fare le doccia quando torni a casa. Che poi dall’estetista ci sono andata 3 volte in vita mia. Non mi interessa cosa dicono gli uomini. Ho pochi peli, e le lamette costano poco e almeno sono silenziose. E se proprio piace la primavera perché porta nuove conquiste e nuovi amori allora mi viene da chiedermi,e la domanda sorge spontanea, ma d’inverno la gente non scopa? e poi dovrò levare il piumino o aprire la finestra? Devo uscire in felpa o la giacca me la porto? Posso continuare a mettermi i calzini e a mangiare la carbonara o sono troppo pesanti entrambi? Devo sfoggiare i miei occhiali da sole? Andare in bicicletta? E soprattutto voi non vi sentite vecchi tirando fuori dalla scatola i vostri sandali birkestock? Non avete la sensazione nel farlo di essere fuori tempo massimo? Il sudore sul collo, le prime bolle sulle mani (che vengono e non fate finta di no), le prime zanzare, quella cosa che ti brucia dentro pensando che sta arrivando l’estate e che non hai una lira per andare alla Maldive, anche se da settembre dici “metterò da parte 50 euro al mese e andrò a cacare tutta l’estate”. Ancora devo leggere i libri che ho comprato per l’estate scorsa e sta già arrivando? Dammi altro tempo tempo ti prego. Non sono pronta ad avere cali di pressione a sfidare le leggi della fisica per andare a stendere le lenzuola a mezzogiorno nel terrazzo condominiale, non sono pronta ai gabbiani, alle api che si avvicinano alla mia birra, alla condensa sopra l’asfalto, ai vecchietti che muoiono di caldo, agli esodi, all’a24 intasata, ai cani abbandonati, alle pezze sotto le ascelle, ai ventilatori che mi costringono a pulire la camera per la troppa polvere, ai rullini da 100 iso, all’estatè, alle gratta checche, agli schiuma party, a quel cojone che so 10 anni che gira per Trastevere con la scatola per le offerte dei 100 giorni , che cazzo! Come dice mia sorella, c’è una discreta possibilità che non riesca a diplomarsi, ma la verità non la si saprà mai. E poi c’è il cazzo di bartezaghi, che non riesco mai a finire, ed ogni volta mi viene da imboccargli a casa e bruciargli tutti i libri e tagliargli il filo eterneth e fargli venire voglia di fare l’asceta con le due erudizioni del cazzo. Ma se proprio sono triste, se proprio questa primavera mi sta facendo impazzire nell’attesa dell’estate vado in terrazza, con una birra fredda e un bel libro e aspetto che passa la sentinella del carcere. Passa ogni due minuti. Se ne sta lì con il suo mitra, tutto bardato e coperto da antiproiettili con gli occhiali da sole credendosi Robocop e mi compiaccio, perché lui sta peggio di me. E i primi caldi lo fanno impazzire, più di me. Ad agosto, a mezzogiorno, tornerò, caro carceriere, mangiandomi un fior di fragola e con una pompa di acqua gelata e riderò di te che starai sudando sotto 20 kili di tessuto. Questa era cattiva. O forse no. Posso fare di meglio. DOVE SEI MALEDETTA LORETTA GOCCI CHE DICI SOLO VERITà? DOVE SEI? Mangiamoci un fior di fragola insieme e raccontami perché hai detto quella cosa, perché hai cantato quella canzone che mi assilla da giorni? Hai mai trovato un risposta a quella domanda? Che fretta c’era? Che fretta c’era?

venerdì 29 marzo 2013

again


Te ne stai di nuovo a farti infastidire dalla mosca che gira per la stanza, ringraziandola quasi perché almeno ti distrae. Poi quando ti si appoggia sulla coscia ti fai più male del possibile provando ad ucciderla, perché anche se sai che non riuscirai mai a prenderla, sai in fondo di meritarti quello schiaffo quando colpisci forte. Ma poi ti svegli, e allora ricominci con la valeriana. Il farmacista ha detto che per le crisi d’ansia ne devi prendere 40 gocce. Allora pensi che ne devi usare almeno 70 e quindi ne usi 100. Perché non hai bisogno di calmarti ma di dormire senza esserne consapevole. Poi, senza motivo apparente pensi a quella canzone di Gianni Morandi che dice “ritornerò in ginocchio da te” e quindi ne prendi altre 50. Ti dici che la tua vita deve ricominciare, provi a convincertene e alla fine ti giustifichi dicendoti che sei sbagliata. E quindi ti viene voglia di prenderne altre. Poi pensi che l’oppio sarebbe meglio.  Poi pensi che se chiami il tuo spacciatore e gli chiedi “se potemo becca?” lui ti dice “si mio figlio sta bene, è all’elementari” e prima ancora che gli spieghi chi sei e la tua situazione ti verrebbe solo da rispondere “mi fa piacere.  Ricordagli, in futuro, che quando era nato io ero in ospedale per te. E non per lui. Per te. Ipocrita, hai deciso di cambiare vita nel momento sbagliato. Bastardo.”.
e quindi ritorni all’insonnia, ritorni al non volerci pensare. Quella mosca ti tiene quasi compagnia. Non vuoi più ucciderla. Forse ci parli. Anzi ci parli. Gli dici che le sue zampette non devono abbandonarti mai. Non vuoi più aprire la finestra e la porta, per non farla uscire. Corri in bagno chiudendo di fretta la porta dietro di te sperando che non scappi.
ti domandi cosa farai il giorno dopo. Ti dici che sarà una giornata piena, che hai delle cose da fare. Che nulla potrà distrarti, sei forte. Sei forte. Però , di base, ricominci tutto da capo.
augurerei questa sensazione giusto a chi non la potrebbe accusare.
ricominciano le insonnie, il “dormi due ore a notte, ma tanto sono giovane e lo posso sopportare”. Ricominciano le crisi d’ansia della serie “non respiro, prendetemi  l’epinefrina nella borsa che sto male, ho una crisi allergica. Fatemi il massaggio cardiaco”. Mi piacerebbe dire che non ci sono passata. Di nuovo.
questa caduta libera non ne vede la fine. Bevitelo un vodka madonna. Bevine due. Bevine tre. Divertiti. Poi c’era quello che ha detto che voleva dormire con te. Gli hai detto no. Non sei lui. Bevitene quattro.  Poi portatemi a casa. Domani avrò così tanto tempo da sprecare a dover giustificare la mia sbronza che non ci penserò.  Starò ad  imbottirmi di aspirina nel letto guardando una serie tv finché non arriverà la telefonata dal lavoro che ti dice di correre lì per sostituire un’emergenza.  E tu gli dici di si, perché sono le emergenze che ti salvano. Non ci pensi. Fai più mance quando sei un po’ stressata  e rispondi a tutti con la faccia da cazzo. I turisti si commuovono e pensano “che lavoro di merda che fa questa, magari du spicci je li lascio”- dopo il lavoro torni a casa e ricomincia la routine: serie tv, valeriana, mosca. In generale: passare il tempo per non pensare di aver fatto una cazzata.
la tua amica ti dice “ ti presento uno”. E tu ci vai. E pensi sia un coglione. Un vero coglione. conosce i neri per caso, E  li snobba. 
“Grande gruppo”, provi a dirgli, e lui risponde solo con un
 “ e allora i cugini di campagna?”. E tu gli dici 
“in che cazzo di anno sei nato?” e lui, pensando di aver sfornato il grande gruppo del passato, dice 
“ho la tua età, però sono fiki” e dice Fiki con la kappa. E tu pensi che non va bene. E ti senti superficiale. Quindi dici 
“a me piacevano i back street boys”. Ma lui non ride. A quel punto fai finta di andare in bagno e scappi. Fuggi dal posto. Perché non è lui. E mentre corri verso una birra meno impegnativa pensi che i cugini di campagna erano veramente dei coglioni.
senti una canzone da dentro un pub davanti al quale passi distrattamente, e ti ricorda lui. E dici a te stessa di essere una codarda. Poi pensi a lui e il pensiero non ti abbandona. bevine cinque.
di nuovo insonnia, di nuovo ansia, di nuovo nuove persone interessanti quanto la merda spiaccicata davanti ad un chiesa in cui si svolge un funerale. Anzi mentre lo dico la merda davanti ad un funerale è più ironica, più divertente. Ecco, non è così. non sono divertita, non son interessata. Sono infastidita. Profondamente.  Ricominciano anche le domande scomode. Ma come stai? Una merda, ma comunque perché dovrei parlartene?  Sono talmente tanto fuori di testa che inizio a preferire Keith Richards  a Brian Jones, anche e continuo a pensare che se ci fosse stato un altro cantante la gonorrea non si sarebbe oceanicamente espansa fino ad arrivarci. Che poi la gonorrea è solo un malattia di lusso. “hai la gonorrea? Ah allora scopi bene!” ho sentito dire questa frase a persone  che comunque stimo nella mia stessa posizione. Francamente preferisco avere una rapporto quasi amoroso col mio farmacista piuttosto che carpire dalle malattie veneree di uno che vita sessuale svolge. (e tanto per dire, se uno ha l’hpv, non vuol dire che ha una vita sessuale intensa ma solo che si è scopato cagne).
preferisco giocare a Tomb raider piuttosto che pensarti, perché almeno combatto e uccido, cosa che se facessi nella reale staremmo ancora insieme.
insonne triste e senza scopo penso a te. Gesù cristo ieri è morto. Ieri. Non mi aspetto una resurrezione così precoce, forse neanche la voglio per pasqua. Ma vivo per questo. Ed è assurdo, ma ora devo fare di tutto per levarmi dalla testa Gianni Morandi.