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lunedì 31 dicembre 2012

2012


2012
Ho pensato svariate volte che tutto potesse scorrere senza conseguenze. Che ogni mia azione potesse esser presa come tale senza giudizi, e di ciò ho respirato, perché quando respiravo così mi sembrava. Sono stata sorprendentemente ingenua. Ignara.
ho sentito la mancanza di mio nonno, perché lui mi amava. Sopra ogni altra cosa. Vedeva sopra la mia frangetta, sopra il mio alcolismo, sopra la mia indiscrezione, sopra la mia inadeguatezza come nessuno aveva mai fatto prima, e neanche dopo, e mi diceva “vai, ovunque tu voglia perché vai bene già così”. Cercherò ogni volta in mio possesso di darti il mio amore, perché solo dio sa quanto mi manchi e quanto io ti abbia amato.
ho bevuto il Whisky facendo finta di capirne, facendo finta di volerlo. La realtà è che volevo bere ed ho solo trovato un modo raffinato e borghese per farlo. Però quanto mi piace. Ogni volta che bevo Whisky, ogni volta che lo assaporo mi immagino in un pub in scozia o in Irlanda pieno di Rosci a farneticare sulla sua presunta qualità. L’immaginazione può rendermi irresistibilmente affascinante. L’immaginazione può rendermi irresistibilmente sognatrice.
ho avuto un pugnale sul cuore. Stava lì e mi ha reso inerme. Destabilizzata. Completamente senza bussola.  Eppure mi sono fatta forza. Non mi sono mai dimostrata debole, perché mi fa schifo. Mi sentivo vuota, senza senso. Sono arrivata ad ascoltare Jon Bon Jovi piangendo a casa da sola, ma questo nessuno lo sa. Perché sono brava. Perché pesare sugli altri mi ha sempre dato fastidio. Perché piangere senza di lui non aveva senso. Perché lui solo mi aveva visto piangere quindi non ne ero più in grado senza lui. Mi piaceva pure non esserne in grado perché ero io quella che non piangeva.
ho avuto paura, paura per la prima volta quando l’ho rivisto, perché istintivamente ho pensato che avrei dovuto tornare ad essere debole. Ma è bastato un sorriso.
ho temuto.
ho deciso di non esserlo più.
ho sempre saputo che per amore morirei. E sono un idiota. perché sono ancora viva, quando tempo fa pensavo di morire. E tutte quelle canzoni che pensavo di scrivere non le ho scritte.
ho sempre creduto fermamente nella forza dell’amicizia. Che quando ne hai bisogno c’è sempre qualcuno che ti ascolta. Ma non è così. Perché sono indiscreta, perché voglio fare la forte, perché niente mi distrugge. Perché le mie debolezze sono fin troppo in fin di vita per rendersi forti davanti agli altri e confessarsi.  Perché magari quando ascolto Jon Bon Jovi nessuno mi chiama. E mi bevo una birra. Ne bevo due e scrivo.
ho detto che scopare mi interessa. In realtà voglio te, che mi accarezzi la testa, che mi dici che sono bella, che vuoi solo me e che quelle belle non ti fanno ridere quanto me. Che il fascino per te è tutto, è che mi ami. E che sono affascinante anche quando dico che il fascino è sopravvalutato e che dovresti scoparti le belle.
ho detto in tutto quest’anno che volevo scrivere. Ed ho scritto 12 romanzi. Incompiuti. Perché se fossero compiuti probabilmente non saprei cosa dire. 
ho ascoltato la gente disperata quando dentro di me la disperazione dilagava.
ho dato consiglio che io stessa non avrei seguito.
ho bevuto come se non ci fosse un domani.
ho ragionato ogni singolo giorno come se la vita fosse solo una parola da trovare su un dizionario.
mi sono innamorata di te. Di nuovo. Pensa che mancanza di fantasia che posseggo.
mi sono innamorata un altro paio di volte, gli ho dato importanza, in quel momento.
e poi boh.
ho cercato malamente di tirare le somme di questo anno ed ho riscontrato solo parole. forse troppe.
e l’unica cosa che rimpiango è di aver avuto l’indecenza di piangere solo sotto le note di Jon Bon Jovi. Non so perché. Ma questo fa di me la più ingannevole musicalmente commerciale sfigata della storia. ma alla fine sono anche consapevole che queste sono solo parole. Quindi posso dire il cazzo che mi pare. Sono le 6.47 del primo giorno dell’anno. E mi trovo qui a dire che questa cosa non si ha da fare. Eppure la faccio. Ma tanto chi cazzo mi legge? Se siete arrivati fino a qui tornate indietro e bevete quel che resta del vostro cocktail, perché così si fa, così si beve, senza propositi. Essere migliori? Ah. È del tutto sopravvalutato. Convivere con quello che si è è in assoluto la cosa più difficile che esiste. Qui lo dico e qui lo nego. Se c’è una cosa che amo è il mio odio verso me stessa. Amen. 

martedì 11 dicembre 2012

i 20 secondi che fanno la differenza

Ognuno ha dei propri schemi per valutare la gente. Io ne ho tre: o sei de core, o sei de testa o sei de panza. Se sei di testa sei prevalentemente un crepuscolare che porta a casa una sensazione e ci gioca a scacchi per capire le sue prossime mosse. Se sei di cuore sei una persona bonacciona che a casa ci torna con dei pensieri a bagaglio che non lo abbandonano. Questi pensieri di solito sono dettati da degli stilemi generazionali. Ogni generazione ha la sua. Le persone di core della mia generazione sono persone che vorrebbero fare qualcosa in qualsiasi situazione ma che in qualche modo, per qualche ragione, non ci riescono. Il core della mia generazione è debole, questo è da ammettere.
Se sei una persona di panza manco ci torni a casa e lasci tutto al giorno dopo, come se non ci fosse un domani. Come se non ci fosse una panza. Amen.
La differenza fra queste persone si percepisce in 20 secondi. I 20 secondi che fanno la differenza della vita. Non so chi, non so in quale situazione disse “se lo fai lo fai in 20 secondi bene, altrimenti non lo farai mai”. Ed io a questa cosa mi ci sono appiccicata come una magnete di Roma per gli Americani sul frigo. L'unica persona che abbia mai amato in vita mia l'ho amato nei primi 20 secondi, gliel'ho detto nei primi 20 secondi e non ho accettato un no come risposta per più di 20 secondi. L'unica volta che ho avuto un dubbio l'ho avuto per meno di 20 secondi. L'istinto è una bestia che andrebbe uccisa nei primi 20 secondi di vita. Se non ci si riesce si è de panza. Forse de core, ma mal riusciti. Ma quanto sarebbe bello essere una persona di core? O meglio ancora de testa? È un po' come tutte le cose. Certo, la mia vita sarebbe migliore se fossi alta magra e bionda, e magari coi capelli ricci. Quanto sarei fika? E meglio ancora, se non dicessi sempre tutto quello che mi passa per la testa. I miei freni inibitori hanno fatto sciopero insieme ai minatori della Thatcher nell'86. Purtroppo devi prendere e portare a casa quello che hai. Stacce. Ma facciamoli questi esempi pratici:
  • situazione tipo: sei con lui o lei che ti piace, ma non sai se piaci a lui o a lei. Probabilmente no, ma comunque te la puoi giocà. Lei o lui ti da quel segnale. Un segnale irrilevante, tipo “accompagnami a comprare le sigarette” di per se innocuo,ma ti fomenti. Ti emozioni. Conversazione tipo quando siete soli“domenica che fai?”
  • persona di testa. Risposta (ci pensi 20 secondi) “probabilmente starò con te”. Bello. Deciso. Reale. Come andrebbe fatto. Ridi, e compri le sigarette e lanci lì il sasso senza neanche tanto nascondere la mano. Fai quello sguardo fiko che ti sei provato allo specchio molte volte. Forse ce pii pure.
  • persona de core. Risposta (ci pensi 20 secondi). “boh tu?” vago, poco diretto non lanci il sasso e probabilmente ti annoierai da questo punto della conversazione in poi. Ascolti i programmi dell'altro dopo altri venti secondi pensi che te la potevi giocare meglio, ma comunque hai fatto quello che diplomaticamente non ti scompone.
  • Persona de panza. Risposta (senza pensarci manco un nanosecondo) “ma magari chi c'ha n'occhio domenica” e poi inciampi su quel sasso che dalla mano ti è cascato facendoti caracollare. Compri le sigarette, rosichi per il tuo essere inutile e poi dici qualcosa tipo “queste scarpe nuove sono difficilmente controllabili”. E la magia fino allora immaginata diventa automaticamente realtà e muori dentro. Piano piano.
Che ho fatto un esempio stupido è ovvio. Ho sempre pensato che di panza se viveva meglio. Se solo ci avessi pensato 20 secondi a tutte le cose della mia vita probabilmente oggi avrei pubblicato 15 romanzi, avrei 2 lauree e mi sarei diplomata al conservatorio. Nessuno mi poteva dire nulla. Eppure la mia panza mi ha portato ad amare in un modo che de core e de testa nessuno ama. E non rimpiango un solo minuto. Non esiste una conclusione diplomatica ad un pensiero. Ma ci sono solo 20 secondi che distinguono me e altri milioni di persone. 20 secondi. In ogni cosa. Si possono contare. Ma io in questi venti secondi in cui tu, lettore, hai contato, non ho pensato assolutamente a nulla ed ho continuato a scrivere, cazzate. Certo, sono tutti capaci di dire “controllati, prenditi quei 20 secondi per pensarci”. Per me non è così. Se solo potessi controllarmi, lo farei. Se solo potessi essere migliore lo sarei (sto sbagliando tutti i verbi forse, ma d'altronde chi ci pensa ai verbi per più di 20 secondi?). Ma so che quei 20 secondi fanno la differenza, che dico le cose a sproposito, che faccio la cosa sbagliata, che amo allo stesso modo e forse di più, di quelli che ci pensano. Che io sono così non ci devo pensare per più di 20 secondi. Mi dispiace, ma so di avere quei venti secondi di vantaggio. Sono una tartaruga che corre con le lepri. Sono una bussola senza nord, senza magnete. Sono il letto che ti lascia scoperti i piedi. Sono felicemente senza quei 20 secondi che fanno la differenza, a volta rosiko, a volte li faccio miei. Ma sono certa che per quei venti secondi, pure se inciampo, pure se faccio la goffa, pure se dico cose senza senso, per almeno 20 secondi sono stata de panza. Ed è la sensazione più stupida ma al contempo più liberatoria mai esistita.