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martedì 11 dicembre 2012

i 20 secondi che fanno la differenza

Ognuno ha dei propri schemi per valutare la gente. Io ne ho tre: o sei de core, o sei de testa o sei de panza. Se sei di testa sei prevalentemente un crepuscolare che porta a casa una sensazione e ci gioca a scacchi per capire le sue prossime mosse. Se sei di cuore sei una persona bonacciona che a casa ci torna con dei pensieri a bagaglio che non lo abbandonano. Questi pensieri di solito sono dettati da degli stilemi generazionali. Ogni generazione ha la sua. Le persone di core della mia generazione sono persone che vorrebbero fare qualcosa in qualsiasi situazione ma che in qualche modo, per qualche ragione, non ci riescono. Il core della mia generazione è debole, questo è da ammettere.
Se sei una persona di panza manco ci torni a casa e lasci tutto al giorno dopo, come se non ci fosse un domani. Come se non ci fosse una panza. Amen.
La differenza fra queste persone si percepisce in 20 secondi. I 20 secondi che fanno la differenza della vita. Non so chi, non so in quale situazione disse “se lo fai lo fai in 20 secondi bene, altrimenti non lo farai mai”. Ed io a questa cosa mi ci sono appiccicata come una magnete di Roma per gli Americani sul frigo. L'unica persona che abbia mai amato in vita mia l'ho amato nei primi 20 secondi, gliel'ho detto nei primi 20 secondi e non ho accettato un no come risposta per più di 20 secondi. L'unica volta che ho avuto un dubbio l'ho avuto per meno di 20 secondi. L'istinto è una bestia che andrebbe uccisa nei primi 20 secondi di vita. Se non ci si riesce si è de panza. Forse de core, ma mal riusciti. Ma quanto sarebbe bello essere una persona di core? O meglio ancora de testa? È un po' come tutte le cose. Certo, la mia vita sarebbe migliore se fossi alta magra e bionda, e magari coi capelli ricci. Quanto sarei fika? E meglio ancora, se non dicessi sempre tutto quello che mi passa per la testa. I miei freni inibitori hanno fatto sciopero insieme ai minatori della Thatcher nell'86. Purtroppo devi prendere e portare a casa quello che hai. Stacce. Ma facciamoli questi esempi pratici:
  • situazione tipo: sei con lui o lei che ti piace, ma non sai se piaci a lui o a lei. Probabilmente no, ma comunque te la puoi giocà. Lei o lui ti da quel segnale. Un segnale irrilevante, tipo “accompagnami a comprare le sigarette” di per se innocuo,ma ti fomenti. Ti emozioni. Conversazione tipo quando siete soli“domenica che fai?”
  • persona di testa. Risposta (ci pensi 20 secondi) “probabilmente starò con te”. Bello. Deciso. Reale. Come andrebbe fatto. Ridi, e compri le sigarette e lanci lì il sasso senza neanche tanto nascondere la mano. Fai quello sguardo fiko che ti sei provato allo specchio molte volte. Forse ce pii pure.
  • persona de core. Risposta (ci pensi 20 secondi). “boh tu?” vago, poco diretto non lanci il sasso e probabilmente ti annoierai da questo punto della conversazione in poi. Ascolti i programmi dell'altro dopo altri venti secondi pensi che te la potevi giocare meglio, ma comunque hai fatto quello che diplomaticamente non ti scompone.
  • Persona de panza. Risposta (senza pensarci manco un nanosecondo) “ma magari chi c'ha n'occhio domenica” e poi inciampi su quel sasso che dalla mano ti è cascato facendoti caracollare. Compri le sigarette, rosichi per il tuo essere inutile e poi dici qualcosa tipo “queste scarpe nuove sono difficilmente controllabili”. E la magia fino allora immaginata diventa automaticamente realtà e muori dentro. Piano piano.
Che ho fatto un esempio stupido è ovvio. Ho sempre pensato che di panza se viveva meglio. Se solo ci avessi pensato 20 secondi a tutte le cose della mia vita probabilmente oggi avrei pubblicato 15 romanzi, avrei 2 lauree e mi sarei diplomata al conservatorio. Nessuno mi poteva dire nulla. Eppure la mia panza mi ha portato ad amare in un modo che de core e de testa nessuno ama. E non rimpiango un solo minuto. Non esiste una conclusione diplomatica ad un pensiero. Ma ci sono solo 20 secondi che distinguono me e altri milioni di persone. 20 secondi. In ogni cosa. Si possono contare. Ma io in questi venti secondi in cui tu, lettore, hai contato, non ho pensato assolutamente a nulla ed ho continuato a scrivere, cazzate. Certo, sono tutti capaci di dire “controllati, prenditi quei 20 secondi per pensarci”. Per me non è così. Se solo potessi controllarmi, lo farei. Se solo potessi essere migliore lo sarei (sto sbagliando tutti i verbi forse, ma d'altronde chi ci pensa ai verbi per più di 20 secondi?). Ma so che quei 20 secondi fanno la differenza, che dico le cose a sproposito, che faccio la cosa sbagliata, che amo allo stesso modo e forse di più, di quelli che ci pensano. Che io sono così non ci devo pensare per più di 20 secondi. Mi dispiace, ma so di avere quei venti secondi di vantaggio. Sono una tartaruga che corre con le lepri. Sono una bussola senza nord, senza magnete. Sono il letto che ti lascia scoperti i piedi. Sono felicemente senza quei 20 secondi che fanno la differenza, a volta rosiko, a volte li faccio miei. Ma sono certa che per quei venti secondi, pure se inciampo, pure se faccio la goffa, pure se dico cose senza senso, per almeno 20 secondi sono stata de panza. Ed è la sensazione più stupida ma al contempo più liberatoria mai esistita. 

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