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venerdì 29 marzo 2013

again


Te ne stai di nuovo a farti infastidire dalla mosca che gira per la stanza, ringraziandola quasi perché almeno ti distrae. Poi quando ti si appoggia sulla coscia ti fai più male del possibile provando ad ucciderla, perché anche se sai che non riuscirai mai a prenderla, sai in fondo di meritarti quello schiaffo quando colpisci forte. Ma poi ti svegli, e allora ricominci con la valeriana. Il farmacista ha detto che per le crisi d’ansia ne devi prendere 40 gocce. Allora pensi che ne devi usare almeno 70 e quindi ne usi 100. Perché non hai bisogno di calmarti ma di dormire senza esserne consapevole. Poi, senza motivo apparente pensi a quella canzone di Gianni Morandi che dice “ritornerò in ginocchio da te” e quindi ne prendi altre 50. Ti dici che la tua vita deve ricominciare, provi a convincertene e alla fine ti giustifichi dicendoti che sei sbagliata. E quindi ti viene voglia di prenderne altre. Poi pensi che l’oppio sarebbe meglio.  Poi pensi che se chiami il tuo spacciatore e gli chiedi “se potemo becca?” lui ti dice “si mio figlio sta bene, è all’elementari” e prima ancora che gli spieghi chi sei e la tua situazione ti verrebbe solo da rispondere “mi fa piacere.  Ricordagli, in futuro, che quando era nato io ero in ospedale per te. E non per lui. Per te. Ipocrita, hai deciso di cambiare vita nel momento sbagliato. Bastardo.”.
e quindi ritorni all’insonnia, ritorni al non volerci pensare. Quella mosca ti tiene quasi compagnia. Non vuoi più ucciderla. Forse ci parli. Anzi ci parli. Gli dici che le sue zampette non devono abbandonarti mai. Non vuoi più aprire la finestra e la porta, per non farla uscire. Corri in bagno chiudendo di fretta la porta dietro di te sperando che non scappi.
ti domandi cosa farai il giorno dopo. Ti dici che sarà una giornata piena, che hai delle cose da fare. Che nulla potrà distrarti, sei forte. Sei forte. Però , di base, ricominci tutto da capo.
augurerei questa sensazione giusto a chi non la potrebbe accusare.
ricominciano le insonnie, il “dormi due ore a notte, ma tanto sono giovane e lo posso sopportare”. Ricominciano le crisi d’ansia della serie “non respiro, prendetemi  l’epinefrina nella borsa che sto male, ho una crisi allergica. Fatemi il massaggio cardiaco”. Mi piacerebbe dire che non ci sono passata. Di nuovo.
questa caduta libera non ne vede la fine. Bevitelo un vodka madonna. Bevine due. Bevine tre. Divertiti. Poi c’era quello che ha detto che voleva dormire con te. Gli hai detto no. Non sei lui. Bevitene quattro.  Poi portatemi a casa. Domani avrò così tanto tempo da sprecare a dover giustificare la mia sbronza che non ci penserò.  Starò ad  imbottirmi di aspirina nel letto guardando una serie tv finché non arriverà la telefonata dal lavoro che ti dice di correre lì per sostituire un’emergenza.  E tu gli dici di si, perché sono le emergenze che ti salvano. Non ci pensi. Fai più mance quando sei un po’ stressata  e rispondi a tutti con la faccia da cazzo. I turisti si commuovono e pensano “che lavoro di merda che fa questa, magari du spicci je li lascio”- dopo il lavoro torni a casa e ricomincia la routine: serie tv, valeriana, mosca. In generale: passare il tempo per non pensare di aver fatto una cazzata.
la tua amica ti dice “ ti presento uno”. E tu ci vai. E pensi sia un coglione. Un vero coglione. conosce i neri per caso, E  li snobba. 
“Grande gruppo”, provi a dirgli, e lui risponde solo con un
 “ e allora i cugini di campagna?”. E tu gli dici 
“in che cazzo di anno sei nato?” e lui, pensando di aver sfornato il grande gruppo del passato, dice 
“ho la tua età, però sono fiki” e dice Fiki con la kappa. E tu pensi che non va bene. E ti senti superficiale. Quindi dici 
“a me piacevano i back street boys”. Ma lui non ride. A quel punto fai finta di andare in bagno e scappi. Fuggi dal posto. Perché non è lui. E mentre corri verso una birra meno impegnativa pensi che i cugini di campagna erano veramente dei coglioni.
senti una canzone da dentro un pub davanti al quale passi distrattamente, e ti ricorda lui. E dici a te stessa di essere una codarda. Poi pensi a lui e il pensiero non ti abbandona. bevine cinque.
di nuovo insonnia, di nuovo ansia, di nuovo nuove persone interessanti quanto la merda spiaccicata davanti ad un chiesa in cui si svolge un funerale. Anzi mentre lo dico la merda davanti ad un funerale è più ironica, più divertente. Ecco, non è così. non sono divertita, non son interessata. Sono infastidita. Profondamente.  Ricominciano anche le domande scomode. Ma come stai? Una merda, ma comunque perché dovrei parlartene?  Sono talmente tanto fuori di testa che inizio a preferire Keith Richards  a Brian Jones, anche e continuo a pensare che se ci fosse stato un altro cantante la gonorrea non si sarebbe oceanicamente espansa fino ad arrivarci. Che poi la gonorrea è solo un malattia di lusso. “hai la gonorrea? Ah allora scopi bene!” ho sentito dire questa frase a persone  che comunque stimo nella mia stessa posizione. Francamente preferisco avere una rapporto quasi amoroso col mio farmacista piuttosto che carpire dalle malattie veneree di uno che vita sessuale svolge. (e tanto per dire, se uno ha l’hpv, non vuol dire che ha una vita sessuale intensa ma solo che si è scopato cagne).
preferisco giocare a Tomb raider piuttosto che pensarti, perché almeno combatto e uccido, cosa che se facessi nella reale staremmo ancora insieme.
insonne triste e senza scopo penso a te. Gesù cristo ieri è morto. Ieri. Non mi aspetto una resurrezione così precoce, forse neanche la voglio per pasqua. Ma vivo per questo. Ed è assurdo, ma ora devo fare di tutto per levarmi dalla testa Gianni Morandi. 

domenica 24 marzo 2013

delirio incompleto sui radical (ero troppo stanca per continuarlo)


Ho sempre ragionato in vita mia basandomi sulla prima impressione. Poi mi sono fatta raggirare da menti radical shik che mi hanno detto che la prima impressione non è quella che conta. Poi ho iniziato ad odiare i radical shik fricchettoni che dicevano che l’anima è l’unica cosa che conta. E il perché è ovvio: i radical shik fricchettoni sono gli stessi che all’anima manco ce arrivano. Voi pensate di sapere chi sono i radical shik. Invece si nascondono fra di voi cercando degli escamotage per sembrare meno radical. Eppure sono lì.
(vademecum per distinguere i radical shik:
- innanzitutto sono quelli che sanno come si scrive shik.
- 90 volte su 100 fumano tabacco dicendoti che le loro 5 sigarette al giorno iniziavano a pesare e che “ sai, si muore di cancro e almeno risparmio”
- 80 volte su 100 sono quelli che ti scroccano le sigarette dicendo cose tipo “mi mancano così tanto le sigarette, però oh, dillo in giro, il tabacco mi piace”
- 60 volte su 100, difficili da distinguere,   sono quelli che non vanno a ballare se non ci vanno gli “altri”, anche se gli “altri” gli stanno sul cazzo. Ma tanto fanno massa.
- 99 volte su 100 sono quelli che dicono davanti ai sovra citati “altri” : “certo che merda Britney Spears” e poi in contropiede quando stai in fila per prendere qualcosa da bere in un bar affollato, quando nessuno li ascolta o li vede,  per fare conversazione dicono cose tipo “cmq te l’appoggio Britney Spears, genio totale” e tu vorresti rispondere cose tipo
[-99 su 100 “e allora dimmi che ne pensi dei Take That?” e allora vedi la loro faccia, inizialmente sorridente e poi bizzarra mentre risponde “non esageriamo dai” con fare superficiale. (99 su 100 rispondono così perché in fila c’è un altro radical shik che loro conoscono. 1 volta su 100 rispondono così perché il retaggio delle medie le ha sconvolte, perché poverina a lei piaceva Jason che non andava di moda.)
   -1 volta su 100 “ e che ne pensi dei Neri Per caso?” e i veri radical si ricordano della famosa Hit mondiale  Le Ragazze. Quando una vera persona di buon senso, senza traumi generazionali, risponderebbe  “non restare sulla porta entra pure se ti va”]
- 99 volte su 100 sono quelli che si bevono il negroni sbagliato. Il mio è indubbiamente razzismo. Ma il negroni sbagliato? “vorrei ubriacarmi ma non troppo”? “vorrei ubriacarmi ma mi piace più il prosecco del gin”? “non digerisco il gin e quindi preferisco le bollicine”? ho visto rispondere persone dicendo “però i vermout rossi mi piacciono tanto..” che, se non l’aveste capito, è la frase per eccellenza dei radical.
-99,9 perdiodico su 100 sono esattamente quelli che ti dicono “capisco cosa vuol dire il lavoro, una volta ho lavorato in una caffetteria 5 ore settimanali e ho dovuto dire al mio capo che stavo invecchiando e che non cela facevo più. La schiena mi diceva di fermarmi. Poi ovviamente ho studiato di più perché , non c’è niente da fare, con la laurea si vive meglio, poi dicessero quello che gli pare gli “altri” ma ce lo voglio proprio vedere a servire ai tavoli… cioè (là dove il cioè è la parola più esplicita di tutto l’argomento) se non ti sporchi le mani almeno una volta nella vita non sai che vuol dire lavorare.”)
Ma la cosa che più mi fa incazzare è che sembra che i radical shik non abbiano mai fatto una figura di merda in vita loro.  Quando mi ritrovo a raccontare una scena di vita vissuta dinanzi a questi soggetti sembra così eccezionale da poter dire “oh eh dai non infierire, è solo una figura di merda. Pò capità” e 99 per 100 delle volte la risposta è (ridendo) “no vabbè a me non mie è mai capitato”. Risata frivole. CHE CAZZO TE RIDI? NON FA RIDE (perché le persone che non hanno nulla da raccontare finiscono per ridere ad ogni cosa che dici, per quanto seria possa essere “ma quanto fa popolare?”).
Ho evidentemente perso il filo del discorso. 

martedì 12 marzo 2013

esfoliazioni del passato


Da bambina credevo che Beppe Grillo e il venditore Roberto con baffi e l'asma fossero la stessa persona. Per il loro modo asfissiaco di parlare, ovviamente. Io non so se Beppe Grillo farà la stessa fine cardiaca ma sicuramente la sua carriera, a prescindere dal mio non credo politico, finirà vendendo tappeti persiano a metà prezzo alle 4 di notte.
Da bambina la mia maestra di geografia vide i sorci verdi perché studiando la densità delle popolazioni mondiali rimasi interdetta. Ero convinta che se la densità della Cina era di 10 persone al metro quadro, c'erano veramente 10 cinesi in un metro quadro. Peggio ancora fu l'Australia con mezza persona in un metro quadro. Mi immaginavo questi omini con le zanne di coccodrillo come collane a gambe divaricate fra metà quadrato e un'altro. La mia maestra mi disse solo , ormai esasperata, “lo capirai da grande”. Quando ne parlo faccio ancora finta di capire, ma in realtà non andrei mai in Cina perché è troppo affollata e non andrei mai in Australia perché dovrei parlare con la gente ad alta voce per farmi sentire.
Da bambina avevo un'idea tutta mia dei proverbi. Pensavo che la gatta se andava al LARGO ci lasciava lo zampino. E in effetti aveva senso. Se la gatta nuota fino al largo, essendo dei gatti dei rinomati non nuotatori, ci lasciava lo zampino. Ovvero ci lasciava le penne, che però , essendo felini, lo zampino sostituiva le penne degli uccelli. Aveva senso. Ed invece poi mi dicono che era LARDO. E qui mi sorge il dubbio. a- se veramente una gatta arriva al lardo, per come conosco io i gatti, sicuramente il lardo non rimane. Quindi non c'è zampino. E b- perché un gatto che vorrebbe mangiarsi il lardo dovrebbe metterci la zampa sopra? E sopratutto c- aveva molto più senso il largo come morale. Non andare dove non ti concerne perché potresti rischiare la vita. Ha senso. La morale di “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” qual'è? Se vuoi mangiare chiedi il permesso? Non capisco. E poi c'è la questione del dado- dardo. Il dado è tratto. Capisco. Cioè rien ne va plus no? Ormai la partita è fatta quindi non puoi più cambiare le carte in tavola. Capisco. Una volta dissi “il dardo è tratto” e tutti scoppiarono a ridere. Se sei in una giungla e ti imbatti in una tribù di autoctoni che lanciano dardi avvelenati con delle cerbottane, il senso è lo stesso: ormai sei avvelenato, non puoi più farci nulla. No? Eh allora perché tutti si misero a ridere? Perché?
Da bambina mia madre mi portò al bar san calisto quando ancora c'erano i cucchiaini bucati. Erano bucati perché sennò la gente se li rubava per farsi le pere. Gli chiesi “mamma ma perché hanno bucato tutti i cucchiaini?” lei mi disse “giovanna, non tutti i cucchiaini riescono senza buco”. Ed io passai un anno buono della mia vita a dire agli altri baristi di altri bar che avevano dei cucchiaini veniti male, facendo degli sciocchi esempi con le ciambelle. Tant'è che credevo che le vere ciambelle erano le bombe con la crema. Ma questa è un'altra storia.
Da bambina infatti credevo che le ciambelle non avessero i buchi. Avevo evidentemente precocemente sviluppato il mio problema con le negazioni e con i proverbi. Infatti ancora non capisco perché sopra la panca la capra canta mentre sotto crepa. Mettere in relazione una panca e una capra mi è tutt'oggi del tutto inconcepibile. Infatti sono dislessica perché davo un senso tutto mio perfino agli scioglilingua. (perché 33 trentini dovevano entrare a Trento se erano già trentini? Trottelerravano perché erano contenti di tornare a Trento? E dove erano stati? A Treviso o a Trevignano era la risposta che mi davo da bambina.
Da bambina credevo che l'oculista era il medico dei culi, però ero abbastanza latinista da credere che il podologo fosse quello dei bambini. Il gastoenterologo era uno che lavorava in una gastronomia e il medico di base quello che stava in ogni base di roma. Là dove le basi erano i quartieri. Infatti io abitavo a prati e avevo il medico di base a prati.
Quando verso i 10 anni, da bambina quindi e ancora dislessica sentii per la prima volta la parola bocchino. E credevo fosse un sinonimo di boccaccia. Quel pomeriggio arrivò una telefonata a casa da parte di una madre troppo oppressiva che aveva come figlio un figlio troppo sensibile che si era messo a piangere dicendo alla mamma che io gli avevo fatto un bocchino. Si scoprì non solo che era realmente una boccaccia ma che il bambino era innamorato di me e che lo avevo ferocemente scosso. Quel bambino giocava a mamma e figlia con me e adesso è gay, fatto del tutto irrilevante ma che mi fa un po' riflettere.
Da bambina mi rammaricai tantissimo quando aleandro baldi disse a la sua duettista Alotta nella celebre canzone “non amarmi” “non amarmi perché vivo a Londra”. Ed io chiedi a mio padre “ma perché non possono amarsi se lui vive a londra?” e lui mi disse “ma no giovanna è all'ombra”. E io dissi “e perché non posso amarsi se lui vive all'ombra?”. Domanda che mi chiedo tutt'ora. Fatto sta che nonostante creda e abbia appreso appieno nel e il testo di quella canzone vedo la città di Londra ancora come grandi separazioni amorose.