Da bambina credevo che
Beppe Grillo e il venditore Roberto con baffi e l'asma fossero la
stessa persona. Per il loro modo asfissiaco di parlare, ovviamente.
Io non so se Beppe Grillo farà la stessa fine cardiaca ma
sicuramente la sua carriera, a prescindere dal mio non credo
politico, finirà vendendo tappeti persiano a metà prezzo alle 4 di
notte.
Da bambina la mia maestra
di geografia vide i sorci verdi perché studiando la densità delle
popolazioni mondiali rimasi interdetta. Ero convinta che se la
densità della Cina era di 10 persone al metro quadro, c'erano
veramente 10 cinesi in un metro quadro. Peggio ancora fu l'Australia
con mezza persona in un metro quadro. Mi immaginavo questi omini con
le zanne di coccodrillo come collane a gambe divaricate fra metà
quadrato e un'altro. La mia maestra mi disse solo , ormai esasperata,
“lo capirai da grande”. Quando ne parlo faccio ancora finta di
capire, ma in realtà non andrei mai in Cina perché è troppo
affollata e non andrei mai in Australia perché dovrei parlare con la
gente ad alta voce per farmi sentire.
Da bambina avevo un'idea tutta mia dei proverbi. Pensavo che la gatta se andava al LARGO ci lasciava lo zampino. E in effetti aveva senso. Se la gatta nuota fino al largo, essendo dei gatti dei rinomati non nuotatori, ci lasciava lo zampino. Ovvero ci lasciava le penne, che però , essendo felini, lo zampino sostituiva le penne degli uccelli. Aveva senso. Ed invece poi mi dicono che era LARDO. E qui mi sorge il dubbio. a- se veramente una gatta arriva al lardo, per come conosco io i gatti, sicuramente il lardo non rimane. Quindi non c'è zampino. E b- perché un gatto che vorrebbe mangiarsi il lardo dovrebbe metterci la zampa sopra? E sopratutto c- aveva molto più senso il largo come morale. Non andare dove non ti concerne perché potresti rischiare la vita. Ha senso. La morale di “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” qual'è? Se vuoi mangiare chiedi il permesso? Non capisco. E poi c'è la questione del dado- dardo. Il dado è tratto. Capisco. Cioè rien ne va plus no? Ormai la partita è fatta quindi non puoi più cambiare le carte in tavola. Capisco. Una volta dissi “il dardo è tratto” e tutti scoppiarono a ridere. Se sei in una giungla e ti imbatti in una tribù di autoctoni che lanciano dardi avvelenati con delle cerbottane, il senso è lo stesso: ormai sei avvelenato, non puoi più farci nulla. No? Eh allora perché tutti si misero a ridere? Perché?
Da bambina mia madre mi portò al bar san calisto quando ancora c'erano i cucchiaini bucati. Erano bucati perché sennò la gente se li rubava per farsi le pere. Gli chiesi “mamma ma perché hanno bucato tutti i cucchiaini?” lei mi disse “giovanna, non tutti i cucchiaini riescono senza buco”. Ed io passai un anno buono della mia vita a dire agli altri baristi di altri bar che avevano dei cucchiaini veniti male, facendo degli sciocchi esempi con le ciambelle. Tant'è che credevo che le vere ciambelle erano le bombe con la crema. Ma questa è un'altra storia.
Da bambina avevo un'idea tutta mia dei proverbi. Pensavo che la gatta se andava al LARGO ci lasciava lo zampino. E in effetti aveva senso. Se la gatta nuota fino al largo, essendo dei gatti dei rinomati non nuotatori, ci lasciava lo zampino. Ovvero ci lasciava le penne, che però , essendo felini, lo zampino sostituiva le penne degli uccelli. Aveva senso. Ed invece poi mi dicono che era LARDO. E qui mi sorge il dubbio. a- se veramente una gatta arriva al lardo, per come conosco io i gatti, sicuramente il lardo non rimane. Quindi non c'è zampino. E b- perché un gatto che vorrebbe mangiarsi il lardo dovrebbe metterci la zampa sopra? E sopratutto c- aveva molto più senso il largo come morale. Non andare dove non ti concerne perché potresti rischiare la vita. Ha senso. La morale di “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” qual'è? Se vuoi mangiare chiedi il permesso? Non capisco. E poi c'è la questione del dado- dardo. Il dado è tratto. Capisco. Cioè rien ne va plus no? Ormai la partita è fatta quindi non puoi più cambiare le carte in tavola. Capisco. Una volta dissi “il dardo è tratto” e tutti scoppiarono a ridere. Se sei in una giungla e ti imbatti in una tribù di autoctoni che lanciano dardi avvelenati con delle cerbottane, il senso è lo stesso: ormai sei avvelenato, non puoi più farci nulla. No? Eh allora perché tutti si misero a ridere? Perché?
Da bambina mia madre mi portò al bar san calisto quando ancora c'erano i cucchiaini bucati. Erano bucati perché sennò la gente se li rubava per farsi le pere. Gli chiesi “mamma ma perché hanno bucato tutti i cucchiaini?” lei mi disse “giovanna, non tutti i cucchiaini riescono senza buco”. Ed io passai un anno buono della mia vita a dire agli altri baristi di altri bar che avevano dei cucchiaini veniti male, facendo degli sciocchi esempi con le ciambelle. Tant'è che credevo che le vere ciambelle erano le bombe con la crema. Ma questa è un'altra storia.
Da bambina infatti credevo
che le ciambelle non avessero i buchi. Avevo evidentemente
precocemente sviluppato il mio problema con le negazioni e con i
proverbi. Infatti ancora non capisco perché sopra la panca la capra
canta mentre sotto crepa. Mettere in relazione una panca e una capra
mi è tutt'oggi del tutto inconcepibile. Infatti sono dislessica
perché davo un senso tutto mio perfino agli scioglilingua. (perché
33 trentini dovevano entrare a Trento se erano già trentini?
Trottelerravano perché erano contenti di tornare a Trento? E dove
erano stati? A Treviso o a Trevignano era la risposta che mi davo da
bambina.
Da bambina credevo che
l'oculista era il medico dei culi, però ero abbastanza latinista da
credere che il podologo fosse quello dei bambini. Il gastoenterologo
era uno che lavorava in una gastronomia e il medico di base quello
che stava in ogni base di roma. Là dove le basi erano i quartieri.
Infatti io abitavo a prati e avevo il medico di base a prati.
Quando verso i 10 anni, da
bambina quindi e ancora dislessica sentii per la prima volta la
parola bocchino. E credevo fosse un sinonimo di boccaccia. Quel
pomeriggio arrivò una telefonata a casa da parte di una madre troppo
oppressiva che aveva come figlio un figlio troppo sensibile che si
era messo a piangere dicendo alla mamma che io gli avevo fatto un
bocchino. Si scoprì non solo che era realmente una boccaccia ma che
il bambino era innamorato di me e che lo avevo ferocemente scosso.
Quel bambino giocava a mamma e figlia con me e adesso è gay, fatto
del tutto irrilevante ma che mi fa un po' riflettere.
Da bambina mi rammaricai
tantissimo quando aleandro baldi disse a la sua duettista Alotta
nella celebre canzone “non amarmi” “non amarmi perché vivo a
Londra”. Ed io chiedi a mio padre “ma perché non possono amarsi
se lui vive a londra?” e lui mi disse “ma no giovanna è
all'ombra”. E io dissi “e perché non posso amarsi se lui vive
all'ombra?”. Domanda che mi chiedo tutt'ora. Fatto sta che
nonostante creda e abbia appreso appieno nel e il testo di quella
canzone vedo la città di Londra ancora come grandi separazioni
amorose.
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