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giovedì 2 giugno 2011

passa to #1

penso spesso al mio futuro, in generale a quello che farò o cosa dovrò sacrificare per farlo. l'unica risposta sensata che mi viene è esattamente questa: rinunciare alla vita sociale, bha perchè parliamoci chiaro, non sono una di quelle che riescono a fare tutto in una giornata.
nei prossimi capitoli parlerò di me al plurale, perchè so di non essere l'unica che pensa queste cosa, o se proprio devo esserlo, bhe meglio esselo fingenedo di non esserlo, non so se mi spiego...
"ciao" disse il ragazzo al primo banco, il primo giorno di scuola al liceo, marira temperata, bic rossa e nera allineate parallelamente al quaderno su cui già giaceva la data e il luogo in calligrafia perfetta "io mi chiamo marco e da grande voglio fare l'ingeniere". Ah- ah pensammo noi, tutto qui il tuo sogno? insensato, povero sfigato.  e di banco in banco eccoli lì i futiri presidenti, astronauti, banchieri, medici avvocati, finchè in fondo all'aula c'eravamo noi. "tu" disse la professore con gli occhi pieni di speranza "tu cosa vorrai fare in futuro?" ci abbiamo dovuto pensare, un interminabile minuto di silenzio nel quale non trovavamo risposta, allora abbiamo deciso di dire le verità, la classe si è girata affascinata aspettando il nostro responso e mentre i residui di gomma inutilmente usata sul banco ci asciugavano la mano sudata abbiamo risposto "bha, ancora non lo sappiamo". le reazione? la professoressa ha storto la bocca sfoggiando un falso sorriso che sembrava aver detto "ancora no?" e i compagni hanno pensato non troppo velatamente che eravamo dei ragazzi in prefallimento. ma non è adesso, 10 anni dopo, che siamo diventati l'ulima routa del carro, era allora, quando marco del cazzo, ingeniere "io so tutto" mocciolo dal naso e brufolo scoppiettante ci ha guardata e sbuffando beffardamente si è rigirato ritemperando la sua matita già appuntita che abbiamo fallito. noi d'altronde ce ne stavamo lì a sognare atolli sui quali scrivere dipingere leggere o anche solo pensare, mentre lui, che probabilmente oggi fa l'ingeniere, gi ha giudicati. noi gli davamo contro, gli lanciavamo i pezzi di carta masticati sul collo e lui oggi ci ride deitro ricambiandoci il favore gratis. siamo il frutto di marco, quelli per cui marco ha potuto prevalere sugli altri. siamo quello che lui non vorrà mai essere, ibridi del cazzo che sperano di fare soldi essendo artisti. fuck you love!

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