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giovedì 2 giugno 2011

passa to #2

la nostra classe era piena di persona brillanti, di giovani menti pronte a tutto per un 10, di ragazzi che non giravano mai lo sguardo e pendevano dalle labbra dei prof. noi avevamo il blocco per gli appunti davanti e una di quelle penne trovate per terra per scrivere. riempivamo pagine di frasi o di disegni, ascoltavamo solo quello che ci interessava e studiavamo solo quei personaggi finiti male o che avevano mandato tutto a puttane. per la classe eravamo artisti simpatici ai quali chiedere consiglio sulle ragazze o per farsi fare disegnini sui diari. noi ci divertivamo ed eravamo convinti di esserci persi dei passaggi dell'infanzia. chissa dove. per le prof eravamo deliziosamente nullafacenti (definizione realmente usata), di quelli che se si applicano bla bla bla. quando le nostre madri andavano a parlare con loro si mortificavano, perchè il problema era che non eravamo dei ciucci ignoranti, il problema è che , a loro dire,  non ce ne fregava proprio un cazzo. da 10 ipoteticamente da 0 praticamente (altro paragone usato). non eravamo completamente esclusi dalla classe, anzi ci volevano anche bene, è solo che non ci trovavamo tanto bene con loro. non ci piacevano gli smalti, la partite di calcio, il ragazzo del 3c o i campiscuola. d'altra parte non eravamo di quelle personalità strambe che adorano satana o che si tagliano le braccia per avere cicatrici sul corpo. eravamo semplicemente inquieti. in cortile quando tutti si riunivano con gli altri amici delle altre classi, noi ci mettevamo dietro al muretto per fumare e non farci vedere dai prof. ed è proprio in quel luogo che abbiamo smesso di sentirci inquieti e abbiamo capito di non essere soli. i pimi mesi di scuola ci sono serviti per capire a che genere si persona non eravamo simili. con questo non vogliamo denigrare i compagni di classe, che in fondo,manco tanto in fondo, ammiriamo. ma poi, grazie alle sigarete appizzate abbiamo trovato gente con cui parlare di qualcosa che andasse oltre. questa parte è difficile da spiegare. posso provare: vi ricordate il brutto anatroccolo? lui è brutto e si sente escluso da tutti proprio per la sua bruttezza finchè crescendo non si guarda nello specchio del lago ed è cresciuto e diventato un bellissimo cigno. forse andersen ha usato solo una grande enorme metafora per farci capire quanto in realtà è la percezione che cambia le cose, o forse no. forse i brutti anatroccoli non diventano cigni, sono solo brutti anatroccoli e il protagonista della fiaba in questione è solo stato fortunato. noi ci sentivamo brutti anatroccoli ed abbiamo incontrato altri brutti anatroccoli, non siamo mai diventati cigni. ma sicuramente non eravamo più soli e tristi.

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