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martedì 12 giugno 2012

c'è poco da dire su di me, è esattamente quello che sembra...


Mi sono ritrovata questa sera al tavolo con un abruzzese che mi ha guardato in faccia e mi ha chiesto “ ma quanto bevi?” e francamente mi sono sentita un po’ a disagio. La mia prima sbronza risale al 1997 quando vomitai ettolitri di vino rosso, che fra l’altro ancora non posso più bere, aggrappata a delle rocche irraggiungibili a 800 metri di altezza marittima. Avevo 11 anni ed ero convinta che la mia vita avrebbe preso un’altra piega. Ero in Abruzzo. Gran parte della mia vita l’ho passata senza mai chiedermi due volte la stessa cosa, ma al contempo non sono mai stata viziata, non mi sono mai mantenuta sui soldi degli alimenti né tantomeno sulla fama della mia famiglia. Ho voluto per tempo fare la scrittrice, poi fotografa poi astrofisica, poi di nuovo scrittrice e poi di nuovo fotografa. Ad oggi non ho niente da rimproverarmi quindi se uno sconosciuto, sebbene della mia stessa patria, mi dice che bevo troppo gli rispondo   “ sei tu che non sei abbastanza abruzzese”.  Non sono un’accattona, sono sempre stata dell’idea che i miei vizi li pago, e vi assicuro che li pago per bene. Sono stata scansata perché troppo schietta, deviata perché fumo troppo , della serie “il fumo uccide” ed infine denigrata perché beona., come se non bastasse l’essere lasciata perché evidentemente non sono una che dà abbastanza. Nel 97 avrei dovuto saperlo che non tutto diventa quello che vuoi. Evidentemente ancora non l’ho capito. Continuo a guardarmi intorno sperando di vedere la luce, continuo ad essere contenta della mia vita. Continuo a pensare che ragionare d’istinto non sia sbagliato. Mi piace essere istintiva, mi piace dire che “ ho fatto quella determinata cosa perché lì x lì mi andava di farla” e spero che in tutta la mia futura vita non dovrò mai giustificarmi per questo. Non ho fatto altro che bere fumare e drogarmi e scrivere, a volte fotografare. Ho evidenziato ogni aspetto della mia vita con una perseveranza quasi inutile, l’ho esaltato, ma non perché credo fermamente di aver fatto bene, ma perché, nel bene o nel male, qualunque cosa accada, quel che sono è quello che amerai, nel caso in cui mi troverai interessante. Non mi vergogno dei passi che facevo sotto una cassa troppo alta, un giorno diventerò sorda? Io mi sono divertita. Non mi pento di aver picchiato gente per difendere un cane, non mi pento di essermi messa un dito in gola dopo la comunione, non trovo assurdo bere dopo essere stata abbandonata, né tantomento trovo inconcepibile far uso di droghe in adolescenza, né di fumare senza riserve. Non trovo, in generale, sbagliato, vivere come se non ci fosse un domani. Nella mia mente malata, da disoccupata disillusa, trovo molto di più la mia vita veramente vissuta al confronto di chi si è chiesto cosa era giusto o sbagliato,di chi pensava a cosa andava fatto piuttosto che no, di chi ci ha pensato due volte, di chi ha studiato tutta la vita,  di chi ha letto Shakespeare sottolineandolo, di chi ha letto il Faust solo perché gli amici del liceo (probabilmente del Mamiani) gli dicevano di farlo. Trovo il pensare superfluo. Quindi si, ad oggi sono così e come ho già detto varie volte è molto bello avere solo quello, l’oggi. Domani ci penserò, domani morirò come fanno tutti, ma morirò sapendo di aver amato senza riserve, morirò sapendo di aver fatto quello che mi passa per la testa, in ogni secondo, in ogni istante, pur essendo imperfetta. Io sono una beona, sono quella che spegne una sigaretta e se ne accende un’altra, sono quella che ancora sogna di diventare una sognatrice, sono quella che spera nell’abbandono della disillusione, sono quella che oggi ha vissuto, parlato e scritto. Oggi non mi lamento, aspetto domani per farlo.

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