È passato molto tempo da quando il grande e vecchio Omero è
passato a miglior vita, ma non per questo ce lo siamo scordato, anzi, si può
dire che dopo averlo letto, o ascoltato, ci siamo sempre di più avvicinati al
politeismo tanto eravamo affezionati ai suoi Dei. Molte filosofie, più o meno
spicce, hanno seguito i suoi miti, ma io , che non sono ne filosofa ne
tantomeno una grande pensatrice mi sono ritrovata in macchina mentre Ram Power
mandava i Scissior Sister a pensare a Elena e Penelope. Il collegamento fra il
falsetto e Omero è inspiegabile e si, anche io mi sono preoccupata. Comunque nel
primo libro, L’Iliade, tutto gira intorno ad una donna: Elena di Troia. Credo,
anzi spero perché dimostrerebbe che la lingua italiana è assolutamente la
lingua migliore del mondo, che se una donna viene chiamata “troia” sia proprio
colpa sua. I grandi canta storie del passato e chi ha trascritto Omero ci hanno
fatto credere che le sue storie erano storie di grandi eroi, di grandi
battaglie, di grandi astuzie, di grandi viaggi. Aggiungerei di grandi donne. Nel
secondo libro ,L’Odissea, il protagonista non fa altro che sperare di tornare a
casa, dalla moglie e lei a sua svolta non fa altro che sperare nel suo ritorno:
Penelope. Ogni donna su questo pianete che ha letto questi due libri ha
profondamente capito queste due donne, diametralmente opposte ma con in comune
un grande coraggio. Prendiamo in considerazione la prima: Elena. Paride va con
Ettore (fratelli principi di Troia) da Menelao e Agamennone (fratelli
rispettivamente re di Sparta e ambizioso non definito re) per fare la pace ma
Paride fratello minore di Ettore si innamora di Elena, moglie di Menelao. E viceversa
(così pare). Ora, immaginatevi Menelao, spartano rude, vecchio e beone che ogni
tanto faceva vedere il didietro ad altri spartani, panzone, volgare un po’ cretino
(no, non è come uno dei protagonisti di 300 altrimenti Elena sarebbe stata una
cretina). Ora immaginate Paride, gentile, cortese, con i fiori in mano che
scriveva poesie e che non gli interessava nulla della guerra. Ad oggi Paride
sarebbe stato un gay, io l’ho sempre trovato uno stronzetto un po’ snob “della
grande città” che per uccidere Achille gli lancia una freccia. Codardo. Comunque
sia Elena che invece pare fosse una supergnocca decide di buttarsi sul meno
peggio e di scappare con Paride verso Troia, col pensiero “sempre meglio di
quell’altro” ragionamento che lì per lì non fa una piega. La stessa Elena non
si aspettava di provocare una guerra ma non aveva considerato Agamennone,
fratello di Menelao, borioso ed espansionista che convince tutti i greci a
partire per recuperare Elena e l’orgoglio del fratello. Questa guerra dura 10
anni. Ora la vera grande domanda è : perché Elena non è scesa sul campo di
battaglia e ha detto “ok ok, torno con te non fa tutta stà scena” ? le opzioni
sono due; o per paura o per amore. In alternativa c’è anche per troiaggine, nel
senso che però si era affezionata a Trojerland. Ho detto in partenza che anche
lei era coraggiosa. Ebbene si, sfatiamo questo mito della sua codardia, perché è
vero che ha fatto ammazzare quasi tutti i greci, è vero che non je ne fregava
niente di fa finì una guerra, ma toccà capire il motivo. Menelao la amava? No.
Paride? Si, grande amore. La rincontriamo di fatto nel secondo libro quando
Telemaco, figlio di Penelope e Ulisse, il vero grande vincitore della guerra di
troia, va a Sparta a chiedere notizie del padre. EBBENE SI è DOVUTA TORNARE CON
MENELAO. Ma certo. Lei amava Paride e se la mia teoria di Paride vigliacco
codardo frecciaiolo di merda è vera allora se l’ho pensata io l’avrà pensata
anche lei. Infatti le troviamo 15 anni dopo la nascita della sua storia d’amore
con Paride, seduta in panciolle a Sparta con Menelao sempre più vecchio beone e
panzone, evidentemente triste e senza speranza. Eccola là la disillusione,
eccolà la la malinconia, quindi si Elena era pure una Troia ma ne ha riccamente
pagato le conseguenze, quindi basta con tutte queste cattiverie.
E poi c’è lei, Penelope, che come ben sapete non ha fatto altro che aspettare il suo uomo per 20 anni piangendo tristemente nella sua camera tessendo. Mentre ulisse non c’era, fra l’altro brutto porcaccione se ne scopa tre (anche se Nausicaa non è ben chiaro se la penetra o no), lei è triste è sola con tutti proci che le invadono casa sperando di diventare nuovi re di Itaca e di affiancarsi alla bella penelope. Povera. Di lei da dire c’è ben poco, va solo esaltata la sua pazienza. Ma c’è questa particolarità in Omero, neanche tanto velata, scritta apposta per le donne. In poche parole quel saggio biricconcello che non era altro ci dice che se , come Elena, vai incontro all’amore e lo persegui a testa bassa senza farti fermare neanche da una guerra, patirai le pene dell’inferno (perché non pensate neanche per un secondo che suo marito gliel’abbia fatta passare liscia); se invece, come Penelope stai lì ad aspettarlo zitta e muta allora sarai felice. Un po’ come il “chi va piano va sano…” bla bla bla. Ora non c’è neanche da spiegarlo che il 99.9% delle donne moderne sono più Elena che Penelope, ma non solo per la questione “troie” ma perché siamo insofferenti e se una cosa non ci va bene, scappiamo invece di aspettare. Quindi forse è il caso di iniziare a tessere la tela e a disfarla quando un procio ci si avvicina. Avrei potuto esprimere sicuramente meglio questa mia teoria, infatti visto che forse mi piace più raccontare le parole altrui piuttosto che inventarne delle mie finisco questo post con quelle di Edmond Dantès “aspettare e sperare”.
E poi c’è lei, Penelope, che come ben sapete non ha fatto altro che aspettare il suo uomo per 20 anni piangendo tristemente nella sua camera tessendo. Mentre ulisse non c’era, fra l’altro brutto porcaccione se ne scopa tre (anche se Nausicaa non è ben chiaro se la penetra o no), lei è triste è sola con tutti proci che le invadono casa sperando di diventare nuovi re di Itaca e di affiancarsi alla bella penelope. Povera. Di lei da dire c’è ben poco, va solo esaltata la sua pazienza. Ma c’è questa particolarità in Omero, neanche tanto velata, scritta apposta per le donne. In poche parole quel saggio biricconcello che non era altro ci dice che se , come Elena, vai incontro all’amore e lo persegui a testa bassa senza farti fermare neanche da una guerra, patirai le pene dell’inferno (perché non pensate neanche per un secondo che suo marito gliel’abbia fatta passare liscia); se invece, come Penelope stai lì ad aspettarlo zitta e muta allora sarai felice. Un po’ come il “chi va piano va sano…” bla bla bla. Ora non c’è neanche da spiegarlo che il 99.9% delle donne moderne sono più Elena che Penelope, ma non solo per la questione “troie” ma perché siamo insofferenti e se una cosa non ci va bene, scappiamo invece di aspettare. Quindi forse è il caso di iniziare a tessere la tela e a disfarla quando un procio ci si avvicina. Avrei potuto esprimere sicuramente meglio questa mia teoria, infatti visto che forse mi piace più raccontare le parole altrui piuttosto che inventarne delle mie finisco questo post con quelle di Edmond Dantès “aspettare e sperare”.
P.S. non mi sono neanche soffermata sul personaggio di
Briseide che zitta zitta si innamora e fa innamorare di se un semidio quale
Achille. È lei il motivo per il quale lui torna a troia, è lei è tutta colpa
sua, se non fosse morto avrebbe potuto sparpagliare il suo seme e forse, dico
forse, oggi ci sarebbe discendenti di achille in giro. È lei la maledetta troia.
P.P.S. e fra l’altro
Omero ci prende ancora più per il culo, perché Briseide era sacerdotessa di
Apollo, quindi sposata con un dio, quindi ambiva ad un dio e improvvisamente
gli compare nella vita un semidio statuario (mi dispiace, ma anche se il film
era una merda non potrò mai più fare a meno di pensare a Brad Pitt nelle vesti
di Achille in Troy), della serie “se ti dedichi con attenzione a cià che vuoi,
forse potresti averlo” o anche “attenta a chi desideri”. No, Omero, questa
mossa non ci è piaciuta.
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