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sabato 9 giugno 2012

Elena o Penelope? IN ALTERNATIVA bRISEIDE


È passato molto tempo da quando il grande e vecchio Omero è passato a miglior vita, ma non per questo ce lo siamo scordato, anzi, si può dire che dopo averlo letto, o ascoltato, ci siamo sempre di più avvicinati al politeismo tanto eravamo affezionati ai suoi Dei. Molte filosofie, più o meno spicce, hanno seguito i suoi miti, ma io , che non sono ne filosofa ne tantomeno una grande pensatrice mi sono ritrovata in macchina mentre Ram Power mandava i Scissior Sister a pensare a Elena e Penelope. Il collegamento fra il falsetto e Omero è inspiegabile e si, anche io mi sono preoccupata. Comunque nel primo libro, L’Iliade, tutto gira intorno ad una donna: Elena di Troia. Credo, anzi spero perché dimostrerebbe che la lingua italiana è assolutamente la lingua migliore del mondo, che se una donna viene chiamata “troia” sia proprio colpa sua. I grandi canta storie del passato e chi ha trascritto Omero ci hanno fatto credere che le sue storie erano storie di grandi eroi, di grandi battaglie, di grandi astuzie, di grandi viaggi. Aggiungerei di grandi donne. Nel secondo libro ,L’Odissea, il protagonista non fa altro che sperare di tornare a casa, dalla moglie e lei a sua svolta non fa altro che sperare nel suo ritorno: Penelope. Ogni donna su questo pianete che ha letto questi due libri ha profondamente capito queste due donne, diametralmente opposte ma con in comune un grande coraggio. Prendiamo in considerazione la prima: Elena. Paride va con Ettore (fratelli principi di Troia) da Menelao e Agamennone (fratelli rispettivamente re di Sparta e ambizioso non definito re) per fare la pace ma Paride fratello minore di Ettore si innamora di Elena, moglie di Menelao. E viceversa (così pare). Ora, immaginatevi Menelao, spartano rude, vecchio e beone che ogni tanto faceva vedere il didietro ad altri spartani, panzone, volgare un po’ cretino (no, non è come uno dei protagonisti di 300 altrimenti Elena sarebbe stata una cretina). Ora immaginate Paride, gentile, cortese, con i fiori in mano che scriveva poesie e che non gli interessava nulla della guerra. Ad oggi Paride sarebbe stato un gay, io l’ho sempre trovato uno stronzetto un po’ snob “della grande città” che per uccidere Achille gli lancia una freccia. Codardo. Comunque sia Elena che invece pare fosse una supergnocca decide di buttarsi sul meno peggio e di scappare con Paride verso Troia, col pensiero “sempre meglio di quell’altro” ragionamento che lì per lì non fa una piega. La stessa Elena non si aspettava di provocare una guerra ma non aveva considerato Agamennone, fratello di Menelao, borioso ed espansionista che convince tutti i greci a partire per recuperare Elena e l’orgoglio del fratello. Questa guerra dura 10 anni. Ora la vera grande domanda è : perché Elena non è scesa sul campo di battaglia e ha detto “ok ok, torno con te non fa tutta stà scena” ? le opzioni sono due; o per paura o per amore. In alternativa c’è anche per troiaggine, nel senso che però si era affezionata a Trojerland. Ho detto in partenza che anche lei era coraggiosa. Ebbene si, sfatiamo questo mito della sua codardia, perché è vero che ha fatto ammazzare quasi tutti i greci, è vero che non je ne fregava niente di fa finì una guerra, ma toccà capire il motivo. Menelao la amava? No. Paride? Si, grande amore. La rincontriamo di fatto nel secondo libro quando Telemaco, figlio di Penelope e Ulisse, il vero grande vincitore della guerra di troia, va a Sparta a chiedere notizie del padre. EBBENE SI è DOVUTA TORNARE CON MENELAO. Ma certo. Lei amava Paride e se la mia teoria di Paride vigliacco codardo frecciaiolo di merda è vera allora se l’ho pensata io l’avrà pensata anche lei. Infatti le troviamo 15 anni dopo la nascita della sua storia d’amore con Paride, seduta in panciolle a Sparta con Menelao sempre più vecchio beone e panzone, evidentemente triste e senza speranza. Eccola là la disillusione, eccolà la la malinconia, quindi si Elena era pure una Troia ma ne ha riccamente pagato le conseguenze, quindi basta con tutte queste cattiverie.
E poi c’è lei, Penelope, che come ben sapete non ha fatto altro che aspettare il suo uomo per 20 anni piangendo tristemente nella sua camera tessendo. Mentre ulisse non c’era, fra l’altro brutto porcaccione se ne scopa tre (anche se Nausicaa non è ben chiaro se la penetra o no), lei è triste è sola con tutti proci che le invadono casa sperando di diventare nuovi re di Itaca e di affiancarsi alla bella penelope. Povera. Di lei da dire c’è ben poco, va solo esaltata la sua pazienza. Ma c’è questa particolarità in Omero, neanche tanto velata, scritta apposta per le donne. In poche parole quel saggio biricconcello che non era altro ci dice che se , come Elena, vai incontro all’amore e lo persegui a testa bassa senza farti fermare neanche da una guerra, patirai le pene dell’inferno (perché non pensate neanche per un secondo che suo marito gliel’abbia fatta passare liscia); se invece, come Penelope stai lì ad aspettarlo zitta e muta allora sarai felice. Un po’ come il “chi va piano va sano…” bla bla bla. Ora non c’è neanche da spiegarlo che il 99.9% delle donne moderne sono più Elena che Penelope, ma non solo per la questione “troie” ma perché siamo insofferenti e se una cosa non ci va bene, scappiamo invece di aspettare. Quindi forse è il caso di iniziare a tessere la tela e a disfarla quando un procio ci si avvicina. Avrei potuto esprimere sicuramente meglio questa mia teoria, infatti visto che forse mi piace più raccontare le parole altrui piuttosto che inventarne delle mie finisco questo post con quelle di Edmond Dantès “aspettare e sperare”.
P.S. non mi sono neanche soffermata sul personaggio di Briseide che zitta zitta si innamora e fa innamorare di se un semidio quale Achille. È lei il motivo per il quale lui torna a troia, è lei è tutta colpa sua, se non fosse morto avrebbe potuto sparpagliare il suo seme e forse, dico forse, oggi ci sarebbe discendenti di achille in giro. È lei la maledetta troia.

P.P.S.  e fra l’altro Omero ci prende ancora più per il culo, perché Briseide era sacerdotessa di Apollo, quindi sposata con un dio, quindi ambiva ad un dio e improvvisamente gli compare nella vita un semidio statuario (mi dispiace, ma anche se il film era una merda non potrò mai più fare a meno di pensare a Brad Pitt nelle vesti di Achille in Troy), della serie “se ti dedichi con attenzione a cià che vuoi, forse potresti averlo” o anche “attenta a chi desideri”. No, Omero, questa mossa non ci è piaciuta.

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