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giovedì 31 maggio 2012

THE T-REX THEORY

mi ero completamente dimenticat di scrivere questo post. la mia memoria ormai galleggia in litri di malto e quindi ogni tanto fa alcool da tutte le parti. per fortuna che, come in una qualsiasi sbronza, le cose non vengono proprio dimenticate, tutt'al più (si scrive così?) rimandate. ed ecco qua che proprio ora mi torna alla mente un ricordo di qualche settimana fa. avevamo bevuto uno shot di "good vodka" con un goccio di tabasco (shot chiamato vodka madonna, che vi consiglio vivamente). il problema di quando bevi superacolici da polacchi, o meglio da gote arrossate, che di solito si aggirano sui 9.99 euro a bottiglia, esce la parte peggiore di te, che è quella parte fra la veglia e lo sbratto. non vi sto a raccontare nei minimi dettagli cosa successe dopo perchè potrebbe sembrare un racconto malscritto di castaneda, o peggio ncora un monologo lesso di terry gilliam, ma una cosa ve la devo dire. la mia amica Carlotta (non cito i cognomi per dare una parvenza di privacy), da sempre compagna di bevute nonchè artefice della mia prima sigaretta (motivo per la quale ci sarà sempre un rapporto di amore-odio), alla quale si chiude un occhio quando è sbronza disse: "ma tu la conosci la teoria del t-rex?". panico, teoria, t-rex= braccine corte? no. quando da lucida penso ad un t-rex mi viene automatico andare a pescare l'espressione beota di Sam Neill quando sente i passi del t-rex avvicinarsi in Jurassic park. ve la ricordate, cappello da cacciatore di taglie, enorme bubbone in face? ecco, è lui. secondo la mia amica carlotta la teoria del t-rex consiste essenzialmente nelle tre cose possibili da fare nel momento in cui un nemico si avvicina a te: scappare, nascondersi, rimanere immobili. e non c'è alcuna possibilità di aggiungerne altre. ad esempio per prendere in considerazione proprio quel film Jurassic park tutti sperimentano tutto. vi ricordate quel signore che poverino stava cacando quando viene mangiato senza pietà? ecco, lui ad esempio si era nascosto, o meglio quando andò a fare la due ancora non sapeva che c'era un t-rex ma prendiamolo come categoria NASCONDERSI. pultroppo come capita a tutti quando ci si nasconde si ha sempre quall'ansia di essere scoperti, quella paura di essere toccati e di sentir dire "tana per te". personalmente penso che sia la cosa più istintiva che viene da fare, perchè l'arte di non voler affrontare è un'arte sopraffina, capace di divorare i migliori animi e sopratutto di farti senrira al sicuro solo per pochi secondi. se vi è capitato di incontrare un ex, o una persona che non volevate incontrare e di nascondervi, o anche solo girare lo sguardo siete sicuramente di questa categoria, e io non mi vanterei per niente. codardi, era meglio se andavate a cacare.SCAPPARE: se avete visto quel film tante volte quante l'ho visto io, allora vi ricorderete di Jeff Goldblum, quello sfigato che si voleva rimorchiare la bionda che però non era assolutamente ai livelli di Sam Neill che per fare il figo in una scena del film prende un bengala e inizia a correre nella giungla. ovviamente non viene mangiato, ma abbondantemente ferito, ma gli ha detto bene. immaginatevi la scena di stare seduti ad un tavolo con i vostri amici e di sorseggiare un pastisse o una caipirina e di veder passare una persona che non volete incontrare. immaginatevi ora di non nascondersi come verrebbe più naturale ma di accendere un fiammifero e di iniziare  a correre nella direzione opposta. nella migliore delle ipotesi fate una figura di merda, nella peggiore venite mangìati da un animale estinto.sebbene anche questa viene considerata una botta impulsiva, sostengo personalmente che scappare è il modo migliore per morire. la grandissima rivelazione di Carlotta consiste proprio nello STARE IMMOBILI. analizzando sempre il film tutti quelli che sono rimasti immobili sono sopravissuti, rimanere immobili però richiede una capacità di autocontrollo che non tutti hanno, motivo per il quale il 90% delle persone scappano, o si nascondono. Carlotta sostiene che rimanendo immobili lasci all'altro lo scettro del potere e così come Sam Neill si può studiare il nemico, che per quanto riguarda un t-rex, difficilmente scapa o si nasconde per quanto riguarda l'essere umano dovete ammettere che sarebbe molto divertente vederlo accendere un bengala e dileguarsi fra la folla.
ancora una volta mi ritrovo a sostenere che le sbornze con le amiche non solo sono sane (se riuscite a diminuire le sbronze a massimo una a settimana) ma fanno uscire fuoridei discorsi interessanti. piccolo consiglio: evitate la good vodka e rimanete immobili se vedete un t-rex, altra cosa oviamente vale per i velociraptor, che insomma si capisce anche dal film, se non avete una cucina con degli sportelli di alluminio a quale punto siete veramente fottuti.
p.s. Carlotta ti voglio bene.

mercoledì 30 maggio 2012

QUEEN OF ROSICATE


Mi vanto da tempo immemore di essere una donna (diciamo ragazza dai) che si arrabbia raramente. È bello essere bipolari, o meglio dire una cosa e dimostrarsi l’esatto opposto, perché per qualche ragione ci si sente giustificato qualsiasi cazzata si commetta. Il problema vero è che partendo dal presupposto che le vene sul collo mi sono spuntate solo 6 o 7 volte in tutta la mia vita (ed è poco) sono la regina del paese della rosicata. Se pensate che il termine rosicare venga dai ratti è errato, viene da me, lo hanno coniato i linguisti dopo aver sentito le mie mascelle digrignarsi. Correva l’anno 1995 quando rosicai per la prima volta, o ciò è quanto la mia memoria mi suggerisce : passeggiavo per le strade del mio paese in Abruzzo, tutta allegra e pupetta, avevo la treccia quella che parte dalla fronte che non so perché mi faceva sentire più figa pur essendo orribilmente in fase pre primo mestruo e con l’apparecchio ai denti. Olè. Vestivo ancora di arancione e le giornate passavano senza l’uso della televisione con le amichette a bruciare formicai. Ero già innamorata o convinta di esserlo di un ragazzo straniero che veniva a vacanziere proprio in quel paese. Questo ragazzo non solo era più grande, non solo parlava poco la mia lingua ma era anche bellissimo, però le illusioni, come diceva il caro vecchio Ugo, ancora non mi avevano abbandonato e non so secondo quale motivazione ero convinta che lui un giorno sarebbe stato mio. Pessima convinzione, pessimo metodo il mio di conquistarlo (treccia+apparecchio+arancione=no bene). Il suddetto giorno verrà ricordato negli annales come “il giorno in cui il cuore mi si fermò, non per dolore ma per rabbia furente”. Il Pelide Achille suonava il mandolino in confronto a me nel momento in cui lo vidi affianco alla cabina telefonica baciarsi con una ragazza, che non solo era più grande, non solo non aveva la treccia, non solo vestiva già di nero, non solo aveva sicuramente avuto il primo ciclo, ma era anche, secondo gli standard degli anni 90, una fregna.  Potrei dirvi che questa ragazza ora è una mia grandissima amica e che ho superato tutto, ma mentirei spudoratamente: la realtà è che ancora mi sta sul cazzo per quel bacio. Ancora la odio, ancora sento il battito cardiaco accelerato ed ho ancora voglia di menarla, così tanto da sperare che un giorno mi rovesci qualcosa addosso e di scatenare una rissa con frasi tipo “ma che cazzo ti guardi, chi cazzo ti credi di essere, o peggio ancora L’hai fatto apposta, puttana” così da ammontare ad 8 incazzature totali in tutta la vita. Sono passati 17 anni da quel giorno, il ragazzo poi, qualche anno dopo, l’ho avuto e mi ha anche detto che la ragazza in questione non era che una mia unghia, ma io, ovviamente da magister della rosicata, non solo non gli ho creduto ma di quello che diceva lui o pensava lui su di lei non mi è mai importato. Il problema di noi rosiconi è che vorremmo tantissimo arrabbiarci ma nessuno ce ne dà occasione così reprimiamo talmente tanto la nostra ira da tramutarla in rancore stagnante. Nella mia città quale è Roma tutti pensano che i rosiconi sono quelli con i tribali sulle braccia e con la camicia nera attillata, il collo taurino, i capelli rasati o dritti perennemente abbronzati e con le sopracciglia ben definite. No. Bugia, quelli sono gli attacca briga, quelli che l’ira non la nascondono. Ho sempre invidiato le persone Evidentemente iraconde, mi danno un senso di libertà. I Rosiconi sono però altrettanto riconoscibili: di solito sono persone pacate, compagnone, solari, hanno un’aria feliciotta sempre, anche se dentro qualcosa muore, ed hanno, certamente, le mascelle pronunciate ed i denti rovinati. Posseggono vizi manco Dioniso (altrimenti non sono rosiconi) ma di solito dicono cose tipo “non è che ho rosicato, però…; alla fine non me ne frega un cazzo; doveva andare così; ognuno ha le sue magagne; e dulcis in fundo la migliore TE L’AVEVO DETTO. Diffidate sempre di chi dice “te l’avevo detto” perché è la frase di chi rosica e mentre la dice state pur certi che la nuvoletta sulla loro testa immagina Timon che balla con la gonnella Hawaiiana la rumba.
Personalmente non posso neanche dire “chi non risica non rosica” perché io, oltre a rosicare, risico sempre e poi rosico, e quella bastarda del mio Alter ego è lì che dice “te l’avevo detto cogliona”. Ogni bambina immagina di poter essere una principessa o una regina, bene un sogno in meno: alla veneranda età di 26 anni posso dire di aver realizzato il sogno di essere LA REGINA DELLE ROSICATE, o “di sto cazzo” come direbbe la mia amica Vale O Tina.

sabato 5 maggio 2012

Fatal Love

Quando le relazioni d’amore cominciano si è sempre molto allegri, felici, amati e soprattutto audaci. Prendendo in considerazione solo l’ultimo aggettivo si è così anche quando finiscono perché si pensa sempre che non si ha nulla da perdere. Da giorni vivo con lo sguardo compassionevole addosso, come se una donna ferita fosse meno forte d’animo, come se l’amore mi avesse svuotato, come se da un giorno all’altro una persona positiva quale sono possa trasformarsi in negativa. Lungi da me. Forse un giorno mi arriverà la grande botta di freddo, forse un giorno rischierò seriamente di deprimermi ma come disse Silvio Morrel alla piccola Arya parlando degli dei della notte che ti vengono a prendere io oggi rispondo “non oggi”. Sono sempre stata troppo ferocemente attaccata alla vita per avere tempo di sprecarla, e anche se l’opinione comune potrebbe pensare che fare aperitivo o abbandonarsi a Dionisio sia sprecare tempo, io credo di essermi guadagnata l’assuefazione alla vita, che comprende ovviamente anche i vizi. E va bene così. Solo oggi comprendo il perché del titolo di questo blog, solo oggi capisco perché inconsciamente l’ho chiamato così, solo oggi comprendo perché sul braccio ho tatuato “solo tu”: per tutta la vita non ho fatto altro che cavarmela, a mozzichi e bocconi come si dice a casa mia, ma non c’è niente di meglio che reggersi sulle proprie gambe ed esserne in più consapevole. Potrebbe sembrare una mancanza di rispetto verso chi veramente si ama, o chi ci spera ancora nell’amore tutto questo post, ma la realtà è che se si è circondato da persone meravigliose, le stesse magari che ti viziano o che ti istigano alla rovina del fegato, non si è soli. Tutto questo tempo avrei potuto passarlo ad annusare un pigiama e strappare foto da muro , a piangermi addosso, ma poi ho capito che reagire alla sofferenza  è l’unica via. Piangerò un giorno e spero sia con lui, senza di lui forse non vale la pena piangere, solo lui forse può capire quello che succede quando un corpo viene abbandonato dall’amore, ma se non lo rivedrò non piangerò perché questo corpo non è solo fatto di questo, non è solo amore, non è solo sofferenza. Oggi mi alzo dal letto perché alzarsi è un bene, reagire è bene, forse anche non essere amati è bene. Il mi compagno non è l’amore, sfuggente, troppo incostante perfino per me. Il mio compagno è il futuro che è lì ed io lo guardo con paura ma con consapevolezza che se ci arrivo così come oggi sento di poterci arrivare ci arriverò bene. Io brindo alla vita perché è oggi quello che ho. Brindo alla vita

giovedì 3 maggio 2012

Whisky soldiers


Se non vi è mai capitato di svegliarvi una mattina con il portacenere pieno, i vestiti sparsi per la casa e una bottiglia di Whisky sul comodino allora evitate di leggere questo post. Si parla sempre di notti brave su questo blog, che palle direte voi, ed invece no. La nostra propaganda verso la vita da reietti non può finire, perché più cresciamo e più siamo consapevoli del fatto che solo i reietti sono quelli che si divertono, quelli che possono permettersi il lusso di non esser presi sul serio, quelli che fanno ridere, quelli che un futuro avranno i nipoti che scappando di casa avranno sempre un posto letto in casa nostra, quelli che, insomma, la mandano a bere. Siamo quelli che non vengono invitati alle feste, o quelli che se pure ci vanno si portano l’alcool, e non per ospitalità ma perché si ha sempre quella paura che non basti mai per tutti. Infatti nelle nostre feste raramente avanzano bottiglie. Siamo quelli che hanno sempre qualche scolo di bottiglia in macchina perché se un giorno ci prende il matto di andare a ballare dobbiamo bere, altrimenti non si balla e se si beve tanto vale portarselo e sapere fin da subito cosa si sta inghiottendo , cosa che di raro avviene (non è una frase a sfondo sessuale brutti maiali). Siamo quelli giudicati “interessanti” solo dagli psicologi , “un disastro” dal nostro medico o il personal trailer (ma qui entriamo in un ambito talmente tanto imbarazzante che eviterei persino io ad inoltrarmici), “eri mejo quand’eri giovane” dai nonni, “sfigati” dagli stessi sfigati, “stronzi” dai ragazzi per bene, “la rovina della società” dai politici ma, e mettete una grossa linea sottolineatrice sotto questo ma, “amici” dai gestori dei bar.  Passiamo il tempo luminoso (quello giornaliero per intenderci) ad esser persone più o meno umane: leggiamo, studiamo, scriviamo a volte, se proprio è un gran giorno, scopiamo, portiamo a spasso il cane, chiacchieriamo di gerani con le vecchine del quartiere, facciamo anche cose utili alla vita degli altri, come ad esempio fare la raccolta differenziata o mangiare pochi carboidrati, siamo quelli insomma del “chi l’avrebbe mai detto”, perché poi la notte è nostra (che frase fascista detta così). Se solo qualche vampiro ci avesse morso o se solo fossimo nati predatori di qualsiasi foggia  avremmo sicuramente passato la notte a cacciare, a procurarci spuntini ma no, figurati, manco quello. Ci sediamo ai bar al tramonto e a volte aspettiamo l’alba battibeccando sul futuro, sull’inerzia in generale, sul nostro ego che  continua misteriosamente a dilagarsi senza ragione apparente. Il motivo per cui la gente non ci capisce è perché si crede comunemente che noi siamo inutili. Mi piacerebbe ora ocme ora, una volta per tutta fare quest’affermazione che spero rimarrà negli annali: non siamo mai soli. Abbimo la fortuna di aver trovato qualche altro povero stronzo che come noi ama bere, e sono diventti grandi amici, ci vogliamo bene e solo loro ci capiscono quando facciamo delle cazzate, perché anche a fare cazzate non si è mai soli? Vi è mai capitato di prendere una sbronza colossale della serie “mai più nella mia vita” e poi qualche amico tuo dice “guarda che se bevi un goccetto poi stai meglio?” e voi creduloni l’avete fatto e non sapendo smettere poi vi siete riubracati? Bene, siete whisky soldiers. Vi è mai capitato di trovare affascinantissimo un uomo o una donna che non corrisponde ma trovare il coraggio di farti avanti solo ed esclusivamente dopo ettolitri di spacca fegato? Bene, siete whisky soldiers. Vi è mai capitato di farvi venire i crampi allo stomaco risentendo la vostr compagna o compagno di bevute il giorno dopo di una sbronza, ovviamente ricordando e facendovi ricordare le altissime e purissime pedigree figure di merda fatte la sera prima? Bene siete whisky soldiers. Vi è mai capitato di guardare ul fondo di una bottiglia che rotola nella stanza e di chiedervi “e questa quando l’ho bevuta?” ancora una volta, soldiers. Ed infine, la cosa più importante: vi è mai capitato di inventarsi tutte cazzate conversando con sconosciuti e poi dover ritrattare il giorno dopo , tipo “si sono un’astrofisica, mi sono laureata con 110 e lode e bacio della commissione?” “si io ero magra ma poi mi hanno asportato la tiroide ed è successo questo” o “si mi piaci però saresti più carino se ti chiamassi romualdo, posso chiamarti romualdo? E dai” o peggio ancora “ sei carino, sono ubriaca, mi offri un caffè, anzi no a casa ho una moka me lo fai lì il caffè?” , “ sei adorabile quando di ci il mio nome, di ancora Jessica Jessica Jessica” , “ma ti pare che sei lesbica? Ma come fai?” . ???. a capo del commando dei soldati.
 quindi per concludere quest’altra inconcludente giustificazione dei nostri stravizi, vorrei solo tornare a dire che siamo giovani ed anche noi combattiamo la nostra guerra. Un giorno rideremo di tutto questo dicendo “ma quanto ci siamo divertiti?”. Buonanotte soldati, godetevela tutta.