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mercoledì 30 maggio 2012

QUEEN OF ROSICATE


Mi vanto da tempo immemore di essere una donna (diciamo ragazza dai) che si arrabbia raramente. È bello essere bipolari, o meglio dire una cosa e dimostrarsi l’esatto opposto, perché per qualche ragione ci si sente giustificato qualsiasi cazzata si commetta. Il problema vero è che partendo dal presupposto che le vene sul collo mi sono spuntate solo 6 o 7 volte in tutta la mia vita (ed è poco) sono la regina del paese della rosicata. Se pensate che il termine rosicare venga dai ratti è errato, viene da me, lo hanno coniato i linguisti dopo aver sentito le mie mascelle digrignarsi. Correva l’anno 1995 quando rosicai per la prima volta, o ciò è quanto la mia memoria mi suggerisce : passeggiavo per le strade del mio paese in Abruzzo, tutta allegra e pupetta, avevo la treccia quella che parte dalla fronte che non so perché mi faceva sentire più figa pur essendo orribilmente in fase pre primo mestruo e con l’apparecchio ai denti. Olè. Vestivo ancora di arancione e le giornate passavano senza l’uso della televisione con le amichette a bruciare formicai. Ero già innamorata o convinta di esserlo di un ragazzo straniero che veniva a vacanziere proprio in quel paese. Questo ragazzo non solo era più grande, non solo parlava poco la mia lingua ma era anche bellissimo, però le illusioni, come diceva il caro vecchio Ugo, ancora non mi avevano abbandonato e non so secondo quale motivazione ero convinta che lui un giorno sarebbe stato mio. Pessima convinzione, pessimo metodo il mio di conquistarlo (treccia+apparecchio+arancione=no bene). Il suddetto giorno verrà ricordato negli annales come “il giorno in cui il cuore mi si fermò, non per dolore ma per rabbia furente”. Il Pelide Achille suonava il mandolino in confronto a me nel momento in cui lo vidi affianco alla cabina telefonica baciarsi con una ragazza, che non solo era più grande, non solo non aveva la treccia, non solo vestiva già di nero, non solo aveva sicuramente avuto il primo ciclo, ma era anche, secondo gli standard degli anni 90, una fregna.  Potrei dirvi che questa ragazza ora è una mia grandissima amica e che ho superato tutto, ma mentirei spudoratamente: la realtà è che ancora mi sta sul cazzo per quel bacio. Ancora la odio, ancora sento il battito cardiaco accelerato ed ho ancora voglia di menarla, così tanto da sperare che un giorno mi rovesci qualcosa addosso e di scatenare una rissa con frasi tipo “ma che cazzo ti guardi, chi cazzo ti credi di essere, o peggio ancora L’hai fatto apposta, puttana” così da ammontare ad 8 incazzature totali in tutta la vita. Sono passati 17 anni da quel giorno, il ragazzo poi, qualche anno dopo, l’ho avuto e mi ha anche detto che la ragazza in questione non era che una mia unghia, ma io, ovviamente da magister della rosicata, non solo non gli ho creduto ma di quello che diceva lui o pensava lui su di lei non mi è mai importato. Il problema di noi rosiconi è che vorremmo tantissimo arrabbiarci ma nessuno ce ne dà occasione così reprimiamo talmente tanto la nostra ira da tramutarla in rancore stagnante. Nella mia città quale è Roma tutti pensano che i rosiconi sono quelli con i tribali sulle braccia e con la camicia nera attillata, il collo taurino, i capelli rasati o dritti perennemente abbronzati e con le sopracciglia ben definite. No. Bugia, quelli sono gli attacca briga, quelli che l’ira non la nascondono. Ho sempre invidiato le persone Evidentemente iraconde, mi danno un senso di libertà. I Rosiconi sono però altrettanto riconoscibili: di solito sono persone pacate, compagnone, solari, hanno un’aria feliciotta sempre, anche se dentro qualcosa muore, ed hanno, certamente, le mascelle pronunciate ed i denti rovinati. Posseggono vizi manco Dioniso (altrimenti non sono rosiconi) ma di solito dicono cose tipo “non è che ho rosicato, però…; alla fine non me ne frega un cazzo; doveva andare così; ognuno ha le sue magagne; e dulcis in fundo la migliore TE L’AVEVO DETTO. Diffidate sempre di chi dice “te l’avevo detto” perché è la frase di chi rosica e mentre la dice state pur certi che la nuvoletta sulla loro testa immagina Timon che balla con la gonnella Hawaiiana la rumba.
Personalmente non posso neanche dire “chi non risica non rosica” perché io, oltre a rosicare, risico sempre e poi rosico, e quella bastarda del mio Alter ego è lì che dice “te l’avevo detto cogliona”. Ogni bambina immagina di poter essere una principessa o una regina, bene un sogno in meno: alla veneranda età di 26 anni posso dire di aver realizzato il sogno di essere LA REGINA DELLE ROSICATE, o “di sto cazzo” come direbbe la mia amica Vale O Tina.

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