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lunedì 31 dicembre 2012

2012


2012
Ho pensato svariate volte che tutto potesse scorrere senza conseguenze. Che ogni mia azione potesse esser presa come tale senza giudizi, e di ciò ho respirato, perché quando respiravo così mi sembrava. Sono stata sorprendentemente ingenua. Ignara.
ho sentito la mancanza di mio nonno, perché lui mi amava. Sopra ogni altra cosa. Vedeva sopra la mia frangetta, sopra il mio alcolismo, sopra la mia indiscrezione, sopra la mia inadeguatezza come nessuno aveva mai fatto prima, e neanche dopo, e mi diceva “vai, ovunque tu voglia perché vai bene già così”. Cercherò ogni volta in mio possesso di darti il mio amore, perché solo dio sa quanto mi manchi e quanto io ti abbia amato.
ho bevuto il Whisky facendo finta di capirne, facendo finta di volerlo. La realtà è che volevo bere ed ho solo trovato un modo raffinato e borghese per farlo. Però quanto mi piace. Ogni volta che bevo Whisky, ogni volta che lo assaporo mi immagino in un pub in scozia o in Irlanda pieno di Rosci a farneticare sulla sua presunta qualità. L’immaginazione può rendermi irresistibilmente affascinante. L’immaginazione può rendermi irresistibilmente sognatrice.
ho avuto un pugnale sul cuore. Stava lì e mi ha reso inerme. Destabilizzata. Completamente senza bussola.  Eppure mi sono fatta forza. Non mi sono mai dimostrata debole, perché mi fa schifo. Mi sentivo vuota, senza senso. Sono arrivata ad ascoltare Jon Bon Jovi piangendo a casa da sola, ma questo nessuno lo sa. Perché sono brava. Perché pesare sugli altri mi ha sempre dato fastidio. Perché piangere senza di lui non aveva senso. Perché lui solo mi aveva visto piangere quindi non ne ero più in grado senza lui. Mi piaceva pure non esserne in grado perché ero io quella che non piangeva.
ho avuto paura, paura per la prima volta quando l’ho rivisto, perché istintivamente ho pensato che avrei dovuto tornare ad essere debole. Ma è bastato un sorriso.
ho temuto.
ho deciso di non esserlo più.
ho sempre saputo che per amore morirei. E sono un idiota. perché sono ancora viva, quando tempo fa pensavo di morire. E tutte quelle canzoni che pensavo di scrivere non le ho scritte.
ho sempre creduto fermamente nella forza dell’amicizia. Che quando ne hai bisogno c’è sempre qualcuno che ti ascolta. Ma non è così. Perché sono indiscreta, perché voglio fare la forte, perché niente mi distrugge. Perché le mie debolezze sono fin troppo in fin di vita per rendersi forti davanti agli altri e confessarsi.  Perché magari quando ascolto Jon Bon Jovi nessuno mi chiama. E mi bevo una birra. Ne bevo due e scrivo.
ho detto che scopare mi interessa. In realtà voglio te, che mi accarezzi la testa, che mi dici che sono bella, che vuoi solo me e che quelle belle non ti fanno ridere quanto me. Che il fascino per te è tutto, è che mi ami. E che sono affascinante anche quando dico che il fascino è sopravvalutato e che dovresti scoparti le belle.
ho detto in tutto quest’anno che volevo scrivere. Ed ho scritto 12 romanzi. Incompiuti. Perché se fossero compiuti probabilmente non saprei cosa dire. 
ho ascoltato la gente disperata quando dentro di me la disperazione dilagava.
ho dato consiglio che io stessa non avrei seguito.
ho bevuto come se non ci fosse un domani.
ho ragionato ogni singolo giorno come se la vita fosse solo una parola da trovare su un dizionario.
mi sono innamorata di te. Di nuovo. Pensa che mancanza di fantasia che posseggo.
mi sono innamorata un altro paio di volte, gli ho dato importanza, in quel momento.
e poi boh.
ho cercato malamente di tirare le somme di questo anno ed ho riscontrato solo parole. forse troppe.
e l’unica cosa che rimpiango è di aver avuto l’indecenza di piangere solo sotto le note di Jon Bon Jovi. Non so perché. Ma questo fa di me la più ingannevole musicalmente commerciale sfigata della storia. ma alla fine sono anche consapevole che queste sono solo parole. Quindi posso dire il cazzo che mi pare. Sono le 6.47 del primo giorno dell’anno. E mi trovo qui a dire che questa cosa non si ha da fare. Eppure la faccio. Ma tanto chi cazzo mi legge? Se siete arrivati fino a qui tornate indietro e bevete quel che resta del vostro cocktail, perché così si fa, così si beve, senza propositi. Essere migliori? Ah. È del tutto sopravvalutato. Convivere con quello che si è è in assoluto la cosa più difficile che esiste. Qui lo dico e qui lo nego. Se c’è una cosa che amo è il mio odio verso me stessa. Amen. 

martedì 11 dicembre 2012

i 20 secondi che fanno la differenza

Ognuno ha dei propri schemi per valutare la gente. Io ne ho tre: o sei de core, o sei de testa o sei de panza. Se sei di testa sei prevalentemente un crepuscolare che porta a casa una sensazione e ci gioca a scacchi per capire le sue prossime mosse. Se sei di cuore sei una persona bonacciona che a casa ci torna con dei pensieri a bagaglio che non lo abbandonano. Questi pensieri di solito sono dettati da degli stilemi generazionali. Ogni generazione ha la sua. Le persone di core della mia generazione sono persone che vorrebbero fare qualcosa in qualsiasi situazione ma che in qualche modo, per qualche ragione, non ci riescono. Il core della mia generazione è debole, questo è da ammettere.
Se sei una persona di panza manco ci torni a casa e lasci tutto al giorno dopo, come se non ci fosse un domani. Come se non ci fosse una panza. Amen.
La differenza fra queste persone si percepisce in 20 secondi. I 20 secondi che fanno la differenza della vita. Non so chi, non so in quale situazione disse “se lo fai lo fai in 20 secondi bene, altrimenti non lo farai mai”. Ed io a questa cosa mi ci sono appiccicata come una magnete di Roma per gli Americani sul frigo. L'unica persona che abbia mai amato in vita mia l'ho amato nei primi 20 secondi, gliel'ho detto nei primi 20 secondi e non ho accettato un no come risposta per più di 20 secondi. L'unica volta che ho avuto un dubbio l'ho avuto per meno di 20 secondi. L'istinto è una bestia che andrebbe uccisa nei primi 20 secondi di vita. Se non ci si riesce si è de panza. Forse de core, ma mal riusciti. Ma quanto sarebbe bello essere una persona di core? O meglio ancora de testa? È un po' come tutte le cose. Certo, la mia vita sarebbe migliore se fossi alta magra e bionda, e magari coi capelli ricci. Quanto sarei fika? E meglio ancora, se non dicessi sempre tutto quello che mi passa per la testa. I miei freni inibitori hanno fatto sciopero insieme ai minatori della Thatcher nell'86. Purtroppo devi prendere e portare a casa quello che hai. Stacce. Ma facciamoli questi esempi pratici:
  • situazione tipo: sei con lui o lei che ti piace, ma non sai se piaci a lui o a lei. Probabilmente no, ma comunque te la puoi giocà. Lei o lui ti da quel segnale. Un segnale irrilevante, tipo “accompagnami a comprare le sigarette” di per se innocuo,ma ti fomenti. Ti emozioni. Conversazione tipo quando siete soli“domenica che fai?”
  • persona di testa. Risposta (ci pensi 20 secondi) “probabilmente starò con te”. Bello. Deciso. Reale. Come andrebbe fatto. Ridi, e compri le sigarette e lanci lì il sasso senza neanche tanto nascondere la mano. Fai quello sguardo fiko che ti sei provato allo specchio molte volte. Forse ce pii pure.
  • persona de core. Risposta (ci pensi 20 secondi). “boh tu?” vago, poco diretto non lanci il sasso e probabilmente ti annoierai da questo punto della conversazione in poi. Ascolti i programmi dell'altro dopo altri venti secondi pensi che te la potevi giocare meglio, ma comunque hai fatto quello che diplomaticamente non ti scompone.
  • Persona de panza. Risposta (senza pensarci manco un nanosecondo) “ma magari chi c'ha n'occhio domenica” e poi inciampi su quel sasso che dalla mano ti è cascato facendoti caracollare. Compri le sigarette, rosichi per il tuo essere inutile e poi dici qualcosa tipo “queste scarpe nuove sono difficilmente controllabili”. E la magia fino allora immaginata diventa automaticamente realtà e muori dentro. Piano piano.
Che ho fatto un esempio stupido è ovvio. Ho sempre pensato che di panza se viveva meglio. Se solo ci avessi pensato 20 secondi a tutte le cose della mia vita probabilmente oggi avrei pubblicato 15 romanzi, avrei 2 lauree e mi sarei diplomata al conservatorio. Nessuno mi poteva dire nulla. Eppure la mia panza mi ha portato ad amare in un modo che de core e de testa nessuno ama. E non rimpiango un solo minuto. Non esiste una conclusione diplomatica ad un pensiero. Ma ci sono solo 20 secondi che distinguono me e altri milioni di persone. 20 secondi. In ogni cosa. Si possono contare. Ma io in questi venti secondi in cui tu, lettore, hai contato, non ho pensato assolutamente a nulla ed ho continuato a scrivere, cazzate. Certo, sono tutti capaci di dire “controllati, prenditi quei 20 secondi per pensarci”. Per me non è così. Se solo potessi controllarmi, lo farei. Se solo potessi essere migliore lo sarei (sto sbagliando tutti i verbi forse, ma d'altronde chi ci pensa ai verbi per più di 20 secondi?). Ma so che quei 20 secondi fanno la differenza, che dico le cose a sproposito, che faccio la cosa sbagliata, che amo allo stesso modo e forse di più, di quelli che ci pensano. Che io sono così non ci devo pensare per più di 20 secondi. Mi dispiace, ma so di avere quei venti secondi di vantaggio. Sono una tartaruga che corre con le lepri. Sono una bussola senza nord, senza magnete. Sono il letto che ti lascia scoperti i piedi. Sono felicemente senza quei 20 secondi che fanno la differenza, a volta rosiko, a volte li faccio miei. Ma sono certa che per quei venti secondi, pure se inciampo, pure se faccio la goffa, pure se dico cose senza senso, per almeno 20 secondi sono stata de panza. Ed è la sensazione più stupida ma al contempo più liberatoria mai esistita. 

mercoledì 28 novembre 2012

se te lo mangiavi era mejo


Sputtaniamoci.
L'insonnia fa sparlare.
Parliamone allora degli 883. “le notti non finiscono all'alba nella via” è l'incipit meglio riuscito della storia degli anni 90 italiana. Lo sanno tutti. Non c'è storia. Chi odia “come mai” odia il fico della classe delle medie che si rimorchiava le fiche della classe con il walkman ancheggiando. Smascherate anche voi questo vostro muro. Abbiamo 30 anni, è il caso.
Trovo che “always” di jon bon jovi, pure essendo paracula, è una bella canzone, eh si, se mi lasciano la ascolto e ci piango sopra. Il cinismo ha portato via quel che resta della bellezza del commerciale-infame.
Dawson's Creek merda? Eh certo, però perché tutti l'hanno visto vè? E poi, sempre per rimanere in tema di Always, nessuno avrebbe visto quel film se non fosse stato per Dawson Leere. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Anche io penso che Ambra Angiolini ha fatto i lavoretti a Boncompagni, ma ancora so quella canzone che fa “tua tua tua tuttta tua ah ah, mi sono cotonata come una bambola...” quindi poca ipocrisia.
Il signore degli anelli? Bellissimo libro. Però non biasimo chi non è riuscito a superare le prime 40 pagine, perché ammettiamolo che la parte delle descrizione dei foruncoli della farfalla più fica della contea erano una rottura di palle. E lo hobbit, non fidatevi, l'hanno letto solo il 5 % della gente che dice di averlo letto. E Frodo nel film era evidentemente strabico. E Legolas evidentemente frocio (questo spiegherebbe la bisessualità femminile esponenzialmente dilagata dall'uscita del film in poi) (x i maschietti: se una donna ti dice “Orlando Bloom mi piaceva solo nel signore degli anelli” sicuramente è mezza frocia).
I body sono comodissimi, anche se poco sexy. Se io avrò il raffreddore d'inverno è perché qualcuno mi ha convinto che i body sono ostili al sesso. Fallo il sesso con il mocciolo che ti cala da tutti i pori facciali, poi ne riparliamo.
Kubrick è un regista pesante. Se dici questa cosa a un cinofilo ti dice “in che senso?” e vuole avere delle risposte concrete. La risposta concreta è : “me ce abbiocco”. E sta sicuro che riparte la faida popolo-borghesia. Kubrick è un regista che piace ai borghesi.
Che liberazione dirlo.
La saga di Harry Potter è la saga meglio riuscita scritta da una donna. E sì, è anche meglio di Agatha Christie. Lo dice anche mia madre che ha più vissuto di voi.
the Commitments” è il film musicale migliore dai tempi dei “Blues Brothers”, e non mi interessa che i gay dicano che “mamma mia" merita. Non è vero.
Il valore del sex appeal vale solo per le donne. “le donne si fidano di quello che sentono, gli uomini di quello che vedono”. Non esistono uomini che dicono “preferisco la scienziata alla modella”. Non esistono, prima lo capirete meglio starete.
Così come non esistono i bravi ragazzi nella concezione femminile. Il bravo ragazzo serve solo ed unicamente ad una donna ferita per rialzare la sua autostima dopo una cattivo ragazzo. È così. Le donne devono massaggiare la menopausa per apprezzare le attenzioni di un certo tipo.
Cappuccetto rosso si voleva scopare il lupo. E pure la nonna.
Così come la bella addormentata voleva dormire,
e così come cenerentola sarebbe andata col primo sfigato pur di togliersi dal cazzo la matrigna cattiva.
I sogni fanno bene, ma ogni superman ha volontariamente sviluppato il suo Clark Kent.
In Beverly Hills 90210 mi piaceva pure Brandon. Ed è proprio lì che si sviluppa la bipolarità delle donne odierne.
I Led Zeppelin i guns n roses e i pink flyod mi stanno sui cojoni. Non perché non siano bravi, anzi grandi lodi, è che mi sono rotta il cazzo di ascoltarli.
La prima volta che ho visto Thom Yorke non ho dormito per notti e notti pensando mi sbucasse con una torcia sotto il mento per raccontarmi storie dell'orrore. Chi dice sia bello o affascinante ha dei seri problemi macabri.
Micheal jackson? 40 xanax al giorno? Suvvia...
spiderman è un cojone.
Chunk dei Goonies è il vero protagonista del film. Al massimo Slot. Eppure l'unico che ha fatto il super botto é Sam del signore degli anelli? Questa cosa mi fa rosikare.
Per concludere. Il rum è pera è sdogatato, come la birra piccola. I collant sono meno sexy del body. Shakespeare forse non è mai esistito. Once upon a time è una storia trita. Le cioce da infermiera sono comodo. Se te lo magnavi era mejo. 

giovedì 27 settembre 2012

EGOMANIA


Non sono fascista, anche se dal 2006 fino all'anno scorso ho vissuto con un poster di 300 (più specificamente di Leonida) davanti al letto, ed ogni mattina mi ripetevo “non cedete loro niente, ma prendete da loro tutto”. Che poi me lo devono ancora spiegare i finti cervelloni critici cinematografici con gli occhiali senza cornice che guardano nel vuoto ed il giornale sotto l'ascella cosa vuol dire “film fascista”. Cazzo, 480 a.c. Solo perché si parla di onore e rispetto? Ma godetevi Sorrentino e fatevi le seghe con Tinto Brass, quello vi compete.
Non sono una grande esperta cinematografica, ma rimango della superficiale idea che se in un film non ci sono almeno due pizze in faccia una scena di sesso o un uomo affascinante (che comprende anche un vecchio tenerone che ti fa piangere come nel caso di Up) il film non potrà mai valere più di un 6. e si, i film in bianco e nero mi fanno addormentare.
Non sono una romantica, però se mai dovesse capitare che qualcuno mi canti sotto la finestra “my little tenderness” di Otis redding potrei anche perdonare un incesto e il mio cuore diverrebbe subito burro fuso.
Non sono una grande realista, ma so che non capiterà mai una cosa del genere (anche perché oltre a essere una canzone difficile dubito che esista una voce che possa anche solo lontanamente avvicinarsi a lui), ed un po' me ne compiaccio, perchè d'altronde non sono una grande romantica.
Non sono un'ingenua, ma ci sono delle odmande che mi vergogno tantissimo a fare alla gente, e neanche su yahoo answer si trovano le risposte. Tipo (pongo qui di seguito la più intelligente per fare bella figura) : perché i voli all'andata ci mettono un tot di ore e al ritorno c'è sempre un altro tot di ore? E no, non dipende dalla rotazione della terra, questo yahoo answer me lo ha detto.
Non sono una sognatrice ma mi piace credere che se riuscissi a prendermi una laurea in archeologia e una specializzazione in lingue antiche, mi iscrivessi al poligono,risolvessi la mia paura incontrollabile della velocità, dell'aereo, degli spazi chiusi e delle vertigini, perdessi 20 chili senza perdere massa in tette e mi facessi un corso avanzato di free climb e 8 ore di palestra al giorno, senza contare la treccia lunga, sarei una perfetta Tomb raider.
Non sono una grande amante della psicologia, ma pagherei oro per capire cosa passava nella testa di Ed Gein. E non perché sono un po' sadica e terribilmente attratta dalla cronaca nera ma mi spaventa un l'idea di un q.i. Di 150 che si sfoga. Che si lascia andare completamente.
Non sono neanche un grande amante della statistica, ma amando le biografie in generale trovo alquanto buffo che le persone che più hanno danneggiato questo mondo unite ai serial killer e ai grandi uomini di potere della storia siano per la maggior parte ariete. Certo ho dalla mia anche Billie Holiday e John Fante ma sono comunque tutte persone che hanno fatto una finaccia. Aiutatemi se vedete che prendo una brutta piega e giustificatemi dicendo in giro che sono un'ariete ascendente ariete. Che poi sto dicendo tutte cazzate perchè di base io a queste cose non ci credo.
Non sono razzista, perché non me ne frega niente dell'orientamento sessuale, religioso o del colore della pelle ma ci sono quei coatti che girano per trastevere verso le 2 di notte, ubriachi che urlano cose tipo “ollelle o lalla faccela vede faccela toccà” o peggio ancora “carabiniere mestiere di merda” (che manco fa rima) pur essendo carabinieri di animo. Bene. Vorrei tanto vederli raccogliere pomodori per un euro e 60 l'ora con le hogan e la felpa arrotolata sulla vita. Mi godrei lo spettacolo col frustino e i pop corn e ringrazierei ogni giorno gesù per avermi concesso il dono di sapere distinguere un coglione da un homo sapiens.
Ed infine non sono una grande parlatrice, ne una grande ascoltatrice, non riesco mai a spiccare durante le conversazioni, tutte le cose interessanti che mi dovrebbero venire durante le parlate mi vengono in differita e per questo vivo un grande frustrazione. Poi c'è il problema che nessuno mi fa le domande giuste, quindi fingo una finta intervista, a casa da sola, sapendo che le mie risposte non sono neanche tanto interessanti. Il mio egocentrismo è spocchioso, ma domani saprò di avere le risposte giuste anche alle mie finte domande, magari sotto la doccia, quando non posso ne scrivere ne parlare con nessuno, ma ahimè non si può avere tutto dalla vita. “blasfemia? QUESTA è SPARTA”

sabato 15 settembre 2012

love letter


Molti altri ci hanno provato prima di me, molti dopo di me ci riusciranno alla perfezione. Immaginatevi un poeta in una bettola bevendo assenzio e fumando oppio a lume di candela. Provateci. Abbiamo il mandolino, gli spaghetti, la mafia e l'annesso Corleone, la tarantella e pulcinella. E ci va bene, non dovete viverla come un insulto, alla fine abbiamo anche l'opera e Pavarotti. Però la poesia è loro, dei francesi. Il più grande poeta francese è morto a 36 anni, ed ha smesso di scrivere a 18, senza mai arrivarci vicino. Non ha fatto altro che analizzare la sua malattia, la sua incapacità di amare, per poi, una volta scoperta, rompersi i coglioni e iniziare a vivere. Dato di fatto. Realtà. Andatevi a leggere Rimbaud. Baudelaire gli fa una sega a due mani, chino con una busta in testa ad Arthur.
Con il mio linguaggio è difficile spiegare l'amore. Mi viene da parlare di sesso, di rinunce, di “ma chi te lo fa fà”. Ed è in questo che sboccia la mia immaturità. Sono così difficilmente innamorabile da riuscire a leggermi 100 libri l'anno per non dover spiegare la mia incompleta insensibilità.
E come disse Mercuzio nel 1594 io oggi dico “avete fatto carne da vermi di me”. Mi avete rammollito. Per la mia futura carriera dovrei starmene seduta davanti ad un pc a bere whisky e ad osannare Johnnie Walker. Dovrei dire cose tipo “Ridley Scott è solo uno che aveva un debole per gli esseri viscidi e appiccicosi (vedi Alien e il Gladiatore)” o anche “D'annunzio ha provato per una vita a farsi i bocchini da solo, poi ha scoperto le donne” o peggio ancora “la bella e la bestia è un film che sarebbe piaciuto a Propp, ma a me no!” e non sarebbe vero.
Mi ritrovo qui, di notte. Disastrosamente lucida a pensare a lui. E questa dovrebbe essere una lettera d'amore, venuta male. Malissimo. Per fargli capire quanto poco bado a quello che dico o a quello che faccio. Mi infastidisco da sola, perché ho letto tutti quelli che hanno parlato d'amore, perfino quell'imbecille di Baricco, cercando di capire cosa sbagliassi nell'esposizione. Odio il romanticismo e tutti quelli che amano il romanticismo, perchè sulla carta sarei l'eroe romantico per antonomasia, ma la gente non ci ha mai capito un cazzo.
Potrei dire che la mia vita risplende quando ci sei, ma mi renderebbe debole.
Potrei dire che di notte sogno Mickey Rourke (da giovane), ma questo ti metterebbe a disagio.
Potrei dire che non passa attimo senza un pensiero riferito a te.
O che donerei tutto il mio sangue per vederti sorridere.
Mi infastidisce che la chiesa abbia detto “in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà” perchè probabilmente sarò malata e povera in futuro e nel monologo pro voti si sa che se c'è un contrasto non sempre lo si segue e non tutti rimangono con i poveri ed i malati. E questo è poco cristiano. Per questo odio i matrimoni. Perché di fondo ho un animo cristiano. Oh gesù. Forse francescano.
Sto sfuggendo al punto, mi insegue fastidioso, si vede che lo hai mandato tu per interrogarmi. Mi hai chiesto perché ti amo. E che ne so. Fosse reale. Fosse sincero. C'è poco di sincerò e di reale nello stomaco. È lì e spinge. È una cazzo di bestia che deve uscire. L'ho alimentata con delle poesie lette ad alta voce come se fosse un bambino. Adesso però ci sei tu. Ed hai cambiato tutto.
Taglio corto.
Sei l'assenzio che rende Rimnaud un buon poeta, sei la notte stellata di van gogh, sei la camera oscura di Capa, la pastorale di beethoven, il virgilio di dante. Sei disgustosamente parte di me. Mi fai un po' anche ribrezzo.
Sei la sveglia che mi fa alzare e l'allodola che mi fa dormire. Se il moro per desdemona e l'isola per Miranda, sei tutte le notti in bianco che ho passato immaginandoti, sei l'oro che ha fatto crollare miniere.
Sei quello che non riuscirò mai a spiegare.
Fuck you love. Mi rendi inaspettatamente felice. 

venerdì 14 settembre 2012

al valore di ogni singolo giorno


Domani forse sarò un donna che mette il tailleur e che parla con gli occhiali appoggiati sul naso e che legge solo cartacce di ufficio. Domani forse avrò dimenticato cosa vuol dire essere giovani e divertirsi e tornerò a casa lanciando le mie scarpe con il tacco bramando il letto. Domani forse sarà un'altra storia. Potrei morire domani con il fegato scoppiato e con tutte le sigarette che mi fumo una tegola potrebbe uccidermi cadendo da un terzo piano, così che i mie amici potranno dire “io conoscevo una che fumava tanto, ma non è morta di tumore”. E avrebbero ragione. Domani forse diventerò una fanatica di aerobica e tonificherò i miei glutei e conterò le calorie di ogni singola birra che mi berrò, sempre se le berrò ancora. Domani forse avrò un compagno che tratterò male e che obbligherò a massaggiarmi i piedi, o molto più probabilmente saranno i ratti della soffitta che mi mangeranno partendo dai piedi dopo essere morta da due settimane , sola senza che nessuno se ne sia accorto. Domani forse sposerò l'umo che amo, e che mi rende felice, e ballerò con lui al nostro 75esimo anniversario di nozze. O forse andrò a rovinare il suo matrimonio con una modella facendo una scenata che desidero fare da tanto tempo.
Oggi però mi sono svegliata con una canzone in testa, con quel riffetto di merda che non mi abbandona e mi da la carica. Oggi è importante. Totalmente. Quanto poco consideriamo oggi. La mia coinquilina mi ha svegliato ballando e cantando la canzone iniziale del re leone, quella che sembra dire “azzofregna” e secondo me lo dice. Ed era bellissima. Oggi mi sono svegliata e ho deciso che scriverò, oggi e nella mia vita. Come tutti gli sfigati aspiranti scrittori ho un ego sovraumano contrastato da un'insicurezza paralizzante. Ma oggi me la vivo così. Oggi piove e me ne sto a casa. Oggi ti guardo e sorrido perché c'è poco da non amare in te. E quel poco mi fa rimanere attaccata a te.perché l'imperfezione è una qualità sottovalutata Ballo in camera quel riffetto, gioco al mimo con il carcerato davanti casa. Leggo un libro. Magari non poesie, oggi non le capirei. Tutti dicono che quando passa la gioia non te ne accorgi, sai che c'è stata solo quando va via. Quante cazzate hanno scritto i poeti, quante nullità, quanto poco sapevano vivere le situazioni positive. Ci si deve sempre pensare e dire, cazzo oggi si, è un giorno di quelli. Adesso ditemi che siete depressi, vi prendo a sberle, vi ammazzo la negatività perché non avete occhi per vedere e non sapete neanche essere veramente infelici. Bevete whisky e brindate a qualsiasi cosa. E tanto per citare un grande film del 900, probabilmente l'ultimo dico “brindo al valore di ogni singolo giorno” e metto su aereodinamic dei daft punk per continuare a ballare nella camera a piedi scalzi, perché se domani avrò la febbre andrà bene uguale, perchè tanto tornerò ad essere una cacacazzi negativa, ma oggi no, non ancora.

martedì 7 agosto 2012

lasciare la città

sono giorni che faccio con la gente conversazioni noiose della serie " e tu dove andrai in vacanza?". si sa che porre questa domanda palesa in realtà un disagio di conversazione non indifferente. quel disagio che ti fa domandare dentro di te "ma io a questa persona cosa gli potrei chiedere d'inverno?". esattamente, dopo mesi di silenzio mi ritrovo ancora qui a parlare di disagio, perchè è proprio di disagio che parla questo blog. ancora non lo avevi capito? oh gesù.
nonostante io ami abbondantemente la mia città, tanto da non sentire quasi mai il bisogno di lasciarla, mi ritrovo ogni tanto a sentirmene totalmente catturata, tanto da pensare che forse, altrove mi sentirei più a mio agio. una condizione di totale inettitudine dalla quale mi sento di tanto in tanto di dissentire.
immaginate la situazione: sei ad un bar, come ogni sera libera, incontri persone che ti parlano della loro passata o futura vacanza. partendo dal presupposto che il disagio è ancora più evidente davanti all'egocentrismo altrui noncurante del fatto che potresti non essere veramente interessato alla sua vacanza, e che altrettanto incurante comincia a parlare di mare, di montagna, di città.
"allora che hai fatto?"
"non hai idea (e in effetti non vorresti averne), ho passato giorni meravigliosi in Croazia ( e già tu pensi mare, e si sa che le vacanze al mare sono tutte uguali). bla bla bla"
esattamente nel primo momento di silenzio la persona che hai davanti ti fa pentire della tua forse troppo cortese domanda iniziale chiedendoti
"e tu?"
"bha, a me il mare mi fa cacare"
silenzio. panico. paura.
allora cerchi di dimostrarti interessante motivando cose che sono talmente tanto cittadine da sembrare snob. e forse lo sono.
"è che a me il mare annoia. c'è la sabbia, il caldo, le zanzare,e non si sa perchè in una certa ora del giorno te le ritrovi tutte addosso appiccicate al corpo, ahahah (risata per smorzare il disagio, al 90% delle volte incompresa)"
silenzio. panico. paura. ("porco cazzo chi cazzi me l'ha fatto da di parlà co questo")
"e poi ci sono i coatti che giocano co le palle e i regazzini che ti si accollano con i secchielli solo perchè fai finta di sorridere"
silenzio. panico. paura.
massì, palesiamo la realtà.
"è che a me mi piace la vita estiva cittadina"
"ahahahahah quanto sei simpatica"
"non stavo giocando"
"ah... e quindi non fai vacanze quest'estate?"
"no"
"ah"
silenzio.
panico.
paura.
"la realtà è che sono allergica alle punture di insetto, quindi mi infastidisco facilmente..... poi pare che le api sono attratte dalla birra, e io bevo molta birra...... va bè, si mi hai sgamato, sono una città dipendente. mi trovo a disagio al di fuori. però quando sono andata a new york sono stata bene, metropoli=bene, natura =male."
ed è esattamente allora che l'egocentrismo altrui diventa psicanalisi. ed è allora che ti guardano come se tu fossi una disagiata.
se non vi è mai successo, son contenta per voi, ma se non vi è mai successo vuole dire che eravate dall'altra parte, quindi crema d'estate per il sole e crema d'inverno per rimorchiare l'istruttore di sci. va bene generalizzo, ma che ci volete fare, sono una snob manco provinciale, COMUNALE.
mi piacciono i barbecue senza insetti, la spiaggia senza gente e senza meduse, mi piace la campagna senza pollini, gli uccelli senza la possibili che ti caghino addosso (e non sono stata per nulla ovlgare quanto può sembrare), mi piace avere la possibilità di andare in ospedale senza prendere la macchina e la connessione internet, mi piace non girare con la macchinetta ultrasuoni, perchè è vero che se mi punge un'ape io sono morta. mi piace la pasta con il tonno eppure se la cuoci in campeggio ha tutto un'altro sapore. mi piace l'america e l'assicurazione sanitaria, odio la muraglia cinese perchè intorno non c'è niente e non capisco perchè spenderci soldi quando ci sono dei mastri fotografi che l'hanno ritratta così bene. mi piace il volontariato ma devo fare i vaccini prima, mi piace il caldo ma devo avere una doccia a disposizione. mi piace la peroni a due euro ma non gli ombrellini del gay cocktail. mi piace l'idea che qualcuno mi sventoli foglie addosso in papuasia ma so che ci sono i bacarozzi. crocifiggetemi, sono di città e si, mi piace l'orto, ma preferisco mangiarlo.

sabato 23 giugno 2012

to be bepolar or not to be bepolar?


La gente pensa comunemente che convivere con la parte peggiore di se sia un’esperienza atroce, un momento di assoluto oblio, una cosa da scansare. C’è anche da dire che la gente generalmente è noiosa. Per gente noiosa intendo quella gente che smette di bere “perché questo cocktail mi dà alla testa e rischierei di essere ubriaca” quella massa informe che va al cinema la domenica o peggio a messa, e non per religione o passione ma per “socialità”. Ho già speso parole senza senso su  questo argomento, questo perché essere sicuri di una parte di se, o di varie parti di se, e per essere sicuri intendo essere certi di avere varie personalità, è un procedimento difficile.  Ho fatto gli esempi del diavolo sulla spalla destra e l’angelo sulla spalla sinistra, ma è errato. Perché si parte da presupposto che quelle voci, che dovrebbero essere interiori, in realtà albergano in te solo in determinate circostanze, parlando solo quando gli và e facendosi vedere durante il giorno libero. Non è così. Avere una parte marcia, avere una bestia in corpo è una cosa che autoalimenti , giorno dopo giorno, crescendola. Ed è sempre lì, costantemente, solo che a volte è attenta ad altro. La cosa che più mi spaventa è arrivare alla consapevolezza che questa parte malvagia, questo Tebaldo non è una parte che odio di me. Anzi io la amo. A tutti sarà capitato di essere quel Capuleti di merda, quello stronzo, quello che tornando a casa, magari alle 10 del mattino dopo una grande serata, cerca rogna. Il problema fondamentale è che ci siamo convinti per troppo tempo di essere Bentivoglio, di essere quello bravo, quello che apre la portiera alle donne e che gli offre da bere, il bravo ragazzo che durante la visione di un film è impacciato mentre cerca di abbracciare la donna, facendo finta di sbadigliare, di stirarsi, di allungarsi a prendere il telecomando. Siamo stati troppo tempo quel Montecchi che inciampa per strada davanti a tutti, quello che si innamora della persona sbagliata, o peggio ancora, di quella giusta e che rimane incastrato. Siamo stati a lungo quelli che si trattenevano dal ridere sguaiatamente , quelli che “di notte si dorme”, quelli dalla mente sempre lucida e che annoverano ogni azione come buona azione. Adesso che siamo Tebaldi ci straniamo, ci sentiamo personalità che non vogliamo essere, ed è esattamente qui la vera rivoluzione. Svegliarsi un giorno e dirsi che ci si sente più Tebaldo che Bentivoglio è la vera ambizione di tutti. Tebaldo muore giovane, si fa mettere in mezzo in situazione che realmente non gli interessano, ragione di impulso, di orgoglio, di stomaco. Tebaldo dorme per strada, ogni giorno cerca una donna diversa e non perché sia uno stronzo senza sentimenti ma perché, a differenza di Bentivoglio, è consapevole di non riuscire a dare quello che la gente si merita, e quindi non vende niente, non si da da fare. Si sveglia al mattino, o al pomeriggio, con l’assoluta certezza di non sapere dove dormirà. Si sporca la maglietta dormendo sui gradoni di una chiesa, cerca sostegno dagli sconosciuti, perché sa che gli amici gli darebbero due pizze. Tebaldo canta quando gli va e manda messaggi a chi vuole, perché gli va e il giorno dopo ride di se stesso con un’autoironia che tutti i bentovoglio del mondo, che si prendono troppo sul serio, non avranno mai. Lui scherza di se, si mette in gioco facendo quelle cose che sa di non dover fare. Va in giro con una mazza chiodata, perché chi gli rompe i coglioni merita di avere i coglioni rotti. Domani forse mi sveglierò e rimpiangerò il Montecchi che c’era dentro di me. Domani forse invece sarò ancora Tebaldo. Essere bipolari vuol dire non sapere ancora chi vince, e al contempo, non volere una vittoria schiacciante di nessuna delle due parti. Nessun Bentivoglio godrebbe di una pausa da se stesso senza un Tebaldo. La sua Nemesi, il suo Pinguino, Il suo Lux Luthor, la sua criptonite. Oggi decido di essere teschio rosso e di voler distruggere quel capitan america di merda, moralista, ingenuo, sognatore. Oggi difenderò Giulietta da uno stronzo di nome Romeo che la porterà alla morte. E non fatemene una colpa se ho deciso di spegnere l’interruttore , non fatemene una colpa se non sarò più la stessa che conoscete, non ridete di me se mi troverete a morire sotto ad un ponte, nè se vi arriva un messagino di notte. Domani mi passa, domani sarò io a ridere di me. E per quanto crediate sia stronza e fuori luogo, non preoccupatevi, tebaldo possiede un’autocritica sviluppata, è il miglior compagno di se, è solo che a lui le critiche non interessano, a lui basta un attimo a sentirsi vivo e muore giovane, è vero, ma quando ha vissuto lo ha fatto ridendosi addosso, succhiando la vita dalle vene e mandando a cacare tutti quei Bentivoglio stampati, quella gente comunemente noiosa.

martedì 12 giugno 2012

c'è poco da dire su di me, è esattamente quello che sembra...


Mi sono ritrovata questa sera al tavolo con un abruzzese che mi ha guardato in faccia e mi ha chiesto “ ma quanto bevi?” e francamente mi sono sentita un po’ a disagio. La mia prima sbronza risale al 1997 quando vomitai ettolitri di vino rosso, che fra l’altro ancora non posso più bere, aggrappata a delle rocche irraggiungibili a 800 metri di altezza marittima. Avevo 11 anni ed ero convinta che la mia vita avrebbe preso un’altra piega. Ero in Abruzzo. Gran parte della mia vita l’ho passata senza mai chiedermi due volte la stessa cosa, ma al contempo non sono mai stata viziata, non mi sono mai mantenuta sui soldi degli alimenti né tantomeno sulla fama della mia famiglia. Ho voluto per tempo fare la scrittrice, poi fotografa poi astrofisica, poi di nuovo scrittrice e poi di nuovo fotografa. Ad oggi non ho niente da rimproverarmi quindi se uno sconosciuto, sebbene della mia stessa patria, mi dice che bevo troppo gli rispondo   “ sei tu che non sei abbastanza abruzzese”.  Non sono un’accattona, sono sempre stata dell’idea che i miei vizi li pago, e vi assicuro che li pago per bene. Sono stata scansata perché troppo schietta, deviata perché fumo troppo , della serie “il fumo uccide” ed infine denigrata perché beona., come se non bastasse l’essere lasciata perché evidentemente non sono una che dà abbastanza. Nel 97 avrei dovuto saperlo che non tutto diventa quello che vuoi. Evidentemente ancora non l’ho capito. Continuo a guardarmi intorno sperando di vedere la luce, continuo ad essere contenta della mia vita. Continuo a pensare che ragionare d’istinto non sia sbagliato. Mi piace essere istintiva, mi piace dire che “ ho fatto quella determinata cosa perché lì x lì mi andava di farla” e spero che in tutta la mia futura vita non dovrò mai giustificarmi per questo. Non ho fatto altro che bere fumare e drogarmi e scrivere, a volte fotografare. Ho evidenziato ogni aspetto della mia vita con una perseveranza quasi inutile, l’ho esaltato, ma non perché credo fermamente di aver fatto bene, ma perché, nel bene o nel male, qualunque cosa accada, quel che sono è quello che amerai, nel caso in cui mi troverai interessante. Non mi vergogno dei passi che facevo sotto una cassa troppo alta, un giorno diventerò sorda? Io mi sono divertita. Non mi pento di aver picchiato gente per difendere un cane, non mi pento di essermi messa un dito in gola dopo la comunione, non trovo assurdo bere dopo essere stata abbandonata, né tantomento trovo inconcepibile far uso di droghe in adolescenza, né di fumare senza riserve. Non trovo, in generale, sbagliato, vivere come se non ci fosse un domani. Nella mia mente malata, da disoccupata disillusa, trovo molto di più la mia vita veramente vissuta al confronto di chi si è chiesto cosa era giusto o sbagliato,di chi pensava a cosa andava fatto piuttosto che no, di chi ci ha pensato due volte, di chi ha studiato tutta la vita,  di chi ha letto Shakespeare sottolineandolo, di chi ha letto il Faust solo perché gli amici del liceo (probabilmente del Mamiani) gli dicevano di farlo. Trovo il pensare superfluo. Quindi si, ad oggi sono così e come ho già detto varie volte è molto bello avere solo quello, l’oggi. Domani ci penserò, domani morirò come fanno tutti, ma morirò sapendo di aver amato senza riserve, morirò sapendo di aver fatto quello che mi passa per la testa, in ogni secondo, in ogni istante, pur essendo imperfetta. Io sono una beona, sono quella che spegne una sigaretta e se ne accende un’altra, sono quella che ancora sogna di diventare una sognatrice, sono quella che spera nell’abbandono della disillusione, sono quella che oggi ha vissuto, parlato e scritto. Oggi non mi lamento, aspetto domani per farlo.

domenica 10 giugno 2012

cOME dIRTY dANCING CI HA CAMBIATO LA VITA

Ho già fatto innumerevoli volte i miei sproloqui sulla morte del romanticismo. È stato tutto inutile perché, da brava giovane disillusa ma al contempo speranzosa, non ci credo neanche io. Ho cercato nella mia testa allagata il motivo per cui siamo diventate romantiche, chi ci ha messo questa spada di Damocle sulla nuca, chi ha fatto cadere la lama della ghigliottina, chi ci ha inizialmente fatto assaggiare questo cianuro che poi è diventato droga. Inizialmente ero convinta che fosse stata la Nonna raccontandoci di come gli amori superassero le guerre negli anni 40, poi ho pensato che era tutta colpa di Walt Disney malefico con i loro principi azzurri che ti soccorrono nel momento del pericolo, poi ho pensato che erano le commedie americane dove l’uomo che dice di non amarti più ti insegue di notte, casualmente con davanti un bellissimo panorama, sotto l’immancabile pioggia, tutto bagnato e ti chiede di sposarlo. Poi dentro di me a un certo punto è subentrato il cinismo ma quello brutto brutto: i miei nonni alla fine non vanno poi così d’accordo, i principi azzurri sono noiosi quanto le principesse ( a degna eccezione di Aladin che di fatto era un poveraccio, uomo vissuto, perfetto anche a cantare e del compagno di Rapunzel che era uno scapestrato) e che soprattutto è altamente improbabile che se uno mi chiede di sposarlo senza neanche riuscire a ripararmi dalla pioggia, perché non aveva portato l’ombrello, dopo avermi fatto soffrire io possa dire di si. Poi la bomba qualche sera fa. Fulmine a ciel sereno.  Hiroshima. Disastro. Come avevo fatto a dimenticarmi di annoverare Dirty Dancing nella lista? Povera imbecille, è ovvio che nasce tutto da lì. Correva l’anno 1987 quando ancora non avevo i denti e mugugliavo gna gna gna gnaaaa sbrodolandomi con indosso un bavaglino con su scritto “il mio nome è Giovanna”, l’epoca degli omogeneizzati, epoca in cui una pupa pur sembrando scema assorbe ogni informazione. In quell’anno uscì quel film. Lei ricca, un po’ ingenua (basti pensare che faceva incartare degli avanzi per spedirli ai poveri bimbi africani pensando che sarebbero arrivati sani e gustosi dall’America all’Africa negli anni 60), lei che era un po’ impacciata, un po’ inappropriata un po’ “ho portato un cocomero”, con i capelli gonfi e crespi, con la nasca ed un corpo senza forme. Una di noi insomma, almeno inizialmente.Lui Patrick Swayze, e già questo vi potrebbe far capire tutto. Ballerino, istruttore di ballo irraggiungibile, più Pelvico di Elvis (che anche lui l’invidioso dio ha portato via troppo presto), che vestiva attillato, che sapeva prenderti e farti muovere che, e qui scusate la franchezza ormonale, ti garberebbe anche con l’epatite. Ora, la razionalità ci spinge a credere che Johnny non si sarebbe mai inculato Babe neanche in esilio in un villaggio di Amish. Bugia, invece avviene la rivoluzione: non solo lei impara a ballare in due giorni in un modo poco plausibile, non solo lui è scontroso arrizzoso nei suoi confronti , non solo se ne va dicendogli “non siamo fatti per stare insieme” ma poi COME SE NON BASTASSE torna pronunciando la famosa frase “nessuno può mettere babe in un angolo”. È vero anche che lei gli imbocca in camera con in sottofondo “cry to me” e lo denuda toccandogli il culo e dicendogli “dance with me”, facendo uscire una Babe non tanto Babe che obbiettivamente nessuno se lo aspettava, ma è anche vero che lui poteva avere Penny tranquillamente ma erano solo “amici”… (se nella vita normale il vostro uomo ha un’amica come Penny e voi siete Babe ve ce vojo vedè)
Fatto stà che quel film non solo ci ha fatto piangere e desiderare, forse per la prima volta, un uomo fantascientifico ma cosa più importante ci ha fatto sognare, mannaggia a lui. Dopo 25 anni dall’uscita di quel film noi sotto sotto, cerchiamo ancora il nostro Johnny e la speranza ancora non ci abbandona, ma dobbiamo sempre cercare di essere realiste perché noi non balleremo mai così, né tantomeno avremo mai il coraggio di andare da lui e baciargli la schiena nuda.
P.S. Anche se Wikipedia, che ho appena controllato, non mi da ragione sulle date, ricordo che la morte di Patrick Swayze avvenne pochi giorni dopo Micheal Jackson. Posso dire che è stato scorretto da parte di tutti i giornalisti del mondo dare un trafiletto a lui e 7 pagine al re del pop? Eh no cazzo, eh no. Le donne buone hanno sicuramente di più amato Johnny di uno che ha cambiato il suo colore di pelle. Cazzo.

sabato 9 giugno 2012

Elena o Penelope? IN ALTERNATIVA bRISEIDE


È passato molto tempo da quando il grande e vecchio Omero è passato a miglior vita, ma non per questo ce lo siamo scordato, anzi, si può dire che dopo averlo letto, o ascoltato, ci siamo sempre di più avvicinati al politeismo tanto eravamo affezionati ai suoi Dei. Molte filosofie, più o meno spicce, hanno seguito i suoi miti, ma io , che non sono ne filosofa ne tantomeno una grande pensatrice mi sono ritrovata in macchina mentre Ram Power mandava i Scissior Sister a pensare a Elena e Penelope. Il collegamento fra il falsetto e Omero è inspiegabile e si, anche io mi sono preoccupata. Comunque nel primo libro, L’Iliade, tutto gira intorno ad una donna: Elena di Troia. Credo, anzi spero perché dimostrerebbe che la lingua italiana è assolutamente la lingua migliore del mondo, che se una donna viene chiamata “troia” sia proprio colpa sua. I grandi canta storie del passato e chi ha trascritto Omero ci hanno fatto credere che le sue storie erano storie di grandi eroi, di grandi battaglie, di grandi astuzie, di grandi viaggi. Aggiungerei di grandi donne. Nel secondo libro ,L’Odissea, il protagonista non fa altro che sperare di tornare a casa, dalla moglie e lei a sua svolta non fa altro che sperare nel suo ritorno: Penelope. Ogni donna su questo pianete che ha letto questi due libri ha profondamente capito queste due donne, diametralmente opposte ma con in comune un grande coraggio. Prendiamo in considerazione la prima: Elena. Paride va con Ettore (fratelli principi di Troia) da Menelao e Agamennone (fratelli rispettivamente re di Sparta e ambizioso non definito re) per fare la pace ma Paride fratello minore di Ettore si innamora di Elena, moglie di Menelao. E viceversa (così pare). Ora, immaginatevi Menelao, spartano rude, vecchio e beone che ogni tanto faceva vedere il didietro ad altri spartani, panzone, volgare un po’ cretino (no, non è come uno dei protagonisti di 300 altrimenti Elena sarebbe stata una cretina). Ora immaginate Paride, gentile, cortese, con i fiori in mano che scriveva poesie e che non gli interessava nulla della guerra. Ad oggi Paride sarebbe stato un gay, io l’ho sempre trovato uno stronzetto un po’ snob “della grande città” che per uccidere Achille gli lancia una freccia. Codardo. Comunque sia Elena che invece pare fosse una supergnocca decide di buttarsi sul meno peggio e di scappare con Paride verso Troia, col pensiero “sempre meglio di quell’altro” ragionamento che lì per lì non fa una piega. La stessa Elena non si aspettava di provocare una guerra ma non aveva considerato Agamennone, fratello di Menelao, borioso ed espansionista che convince tutti i greci a partire per recuperare Elena e l’orgoglio del fratello. Questa guerra dura 10 anni. Ora la vera grande domanda è : perché Elena non è scesa sul campo di battaglia e ha detto “ok ok, torno con te non fa tutta stà scena” ? le opzioni sono due; o per paura o per amore. In alternativa c’è anche per troiaggine, nel senso che però si era affezionata a Trojerland. Ho detto in partenza che anche lei era coraggiosa. Ebbene si, sfatiamo questo mito della sua codardia, perché è vero che ha fatto ammazzare quasi tutti i greci, è vero che non je ne fregava niente di fa finì una guerra, ma toccà capire il motivo. Menelao la amava? No. Paride? Si, grande amore. La rincontriamo di fatto nel secondo libro quando Telemaco, figlio di Penelope e Ulisse, il vero grande vincitore della guerra di troia, va a Sparta a chiedere notizie del padre. EBBENE SI è DOVUTA TORNARE CON MENELAO. Ma certo. Lei amava Paride e se la mia teoria di Paride vigliacco codardo frecciaiolo di merda è vera allora se l’ho pensata io l’avrà pensata anche lei. Infatti le troviamo 15 anni dopo la nascita della sua storia d’amore con Paride, seduta in panciolle a Sparta con Menelao sempre più vecchio beone e panzone, evidentemente triste e senza speranza. Eccola là la disillusione, eccolà la la malinconia, quindi si Elena era pure una Troia ma ne ha riccamente pagato le conseguenze, quindi basta con tutte queste cattiverie.
E poi c’è lei, Penelope, che come ben sapete non ha fatto altro che aspettare il suo uomo per 20 anni piangendo tristemente nella sua camera tessendo. Mentre ulisse non c’era, fra l’altro brutto porcaccione se ne scopa tre (anche se Nausicaa non è ben chiaro se la penetra o no), lei è triste è sola con tutti proci che le invadono casa sperando di diventare nuovi re di Itaca e di affiancarsi alla bella penelope. Povera. Di lei da dire c’è ben poco, va solo esaltata la sua pazienza. Ma c’è questa particolarità in Omero, neanche tanto velata, scritta apposta per le donne. In poche parole quel saggio biricconcello che non era altro ci dice che se , come Elena, vai incontro all’amore e lo persegui a testa bassa senza farti fermare neanche da una guerra, patirai le pene dell’inferno (perché non pensate neanche per un secondo che suo marito gliel’abbia fatta passare liscia); se invece, come Penelope stai lì ad aspettarlo zitta e muta allora sarai felice. Un po’ come il “chi va piano va sano…” bla bla bla. Ora non c’è neanche da spiegarlo che il 99.9% delle donne moderne sono più Elena che Penelope, ma non solo per la questione “troie” ma perché siamo insofferenti e se una cosa non ci va bene, scappiamo invece di aspettare. Quindi forse è il caso di iniziare a tessere la tela e a disfarla quando un procio ci si avvicina. Avrei potuto esprimere sicuramente meglio questa mia teoria, infatti visto che forse mi piace più raccontare le parole altrui piuttosto che inventarne delle mie finisco questo post con quelle di Edmond Dantès “aspettare e sperare”.
P.S. non mi sono neanche soffermata sul personaggio di Briseide che zitta zitta si innamora e fa innamorare di se un semidio quale Achille. È lei il motivo per il quale lui torna a troia, è lei è tutta colpa sua, se non fosse morto avrebbe potuto sparpagliare il suo seme e forse, dico forse, oggi ci sarebbe discendenti di achille in giro. È lei la maledetta troia.

P.P.S.  e fra l’altro Omero ci prende ancora più per il culo, perché Briseide era sacerdotessa di Apollo, quindi sposata con un dio, quindi ambiva ad un dio e improvvisamente gli compare nella vita un semidio statuario (mi dispiace, ma anche se il film era una merda non potrò mai più fare a meno di pensare a Brad Pitt nelle vesti di Achille in Troy), della serie “se ti dedichi con attenzione a cià che vuoi, forse potresti averlo” o anche “attenta a chi desideri”. No, Omero, questa mossa non ci è piaciuta.

giovedì 31 maggio 2012

THE T-REX THEORY

mi ero completamente dimenticat di scrivere questo post. la mia memoria ormai galleggia in litri di malto e quindi ogni tanto fa alcool da tutte le parti. per fortuna che, come in una qualsiasi sbronza, le cose non vengono proprio dimenticate, tutt'al più (si scrive così?) rimandate. ed ecco qua che proprio ora mi torna alla mente un ricordo di qualche settimana fa. avevamo bevuto uno shot di "good vodka" con un goccio di tabasco (shot chiamato vodka madonna, che vi consiglio vivamente). il problema di quando bevi superacolici da polacchi, o meglio da gote arrossate, che di solito si aggirano sui 9.99 euro a bottiglia, esce la parte peggiore di te, che è quella parte fra la veglia e lo sbratto. non vi sto a raccontare nei minimi dettagli cosa successe dopo perchè potrebbe sembrare un racconto malscritto di castaneda, o peggio ncora un monologo lesso di terry gilliam, ma una cosa ve la devo dire. la mia amica Carlotta (non cito i cognomi per dare una parvenza di privacy), da sempre compagna di bevute nonchè artefice della mia prima sigaretta (motivo per la quale ci sarà sempre un rapporto di amore-odio), alla quale si chiude un occhio quando è sbronza disse: "ma tu la conosci la teoria del t-rex?". panico, teoria, t-rex= braccine corte? no. quando da lucida penso ad un t-rex mi viene automatico andare a pescare l'espressione beota di Sam Neill quando sente i passi del t-rex avvicinarsi in Jurassic park. ve la ricordate, cappello da cacciatore di taglie, enorme bubbone in face? ecco, è lui. secondo la mia amica carlotta la teoria del t-rex consiste essenzialmente nelle tre cose possibili da fare nel momento in cui un nemico si avvicina a te: scappare, nascondersi, rimanere immobili. e non c'è alcuna possibilità di aggiungerne altre. ad esempio per prendere in considerazione proprio quel film Jurassic park tutti sperimentano tutto. vi ricordate quel signore che poverino stava cacando quando viene mangiato senza pietà? ecco, lui ad esempio si era nascosto, o meglio quando andò a fare la due ancora non sapeva che c'era un t-rex ma prendiamolo come categoria NASCONDERSI. pultroppo come capita a tutti quando ci si nasconde si ha sempre quall'ansia di essere scoperti, quella paura di essere toccati e di sentir dire "tana per te". personalmente penso che sia la cosa più istintiva che viene da fare, perchè l'arte di non voler affrontare è un'arte sopraffina, capace di divorare i migliori animi e sopratutto di farti senrira al sicuro solo per pochi secondi. se vi è capitato di incontrare un ex, o una persona che non volevate incontrare e di nascondervi, o anche solo girare lo sguardo siete sicuramente di questa categoria, e io non mi vanterei per niente. codardi, era meglio se andavate a cacare.SCAPPARE: se avete visto quel film tante volte quante l'ho visto io, allora vi ricorderete di Jeff Goldblum, quello sfigato che si voleva rimorchiare la bionda che però non era assolutamente ai livelli di Sam Neill che per fare il figo in una scena del film prende un bengala e inizia a correre nella giungla. ovviamente non viene mangiato, ma abbondantemente ferito, ma gli ha detto bene. immaginatevi la scena di stare seduti ad un tavolo con i vostri amici e di sorseggiare un pastisse o una caipirina e di veder passare una persona che non volete incontrare. immaginatevi ora di non nascondersi come verrebbe più naturale ma di accendere un fiammifero e di iniziare  a correre nella direzione opposta. nella migliore delle ipotesi fate una figura di merda, nella peggiore venite mangìati da un animale estinto.sebbene anche questa viene considerata una botta impulsiva, sostengo personalmente che scappare è il modo migliore per morire. la grandissima rivelazione di Carlotta consiste proprio nello STARE IMMOBILI. analizzando sempre il film tutti quelli che sono rimasti immobili sono sopravissuti, rimanere immobili però richiede una capacità di autocontrollo che non tutti hanno, motivo per il quale il 90% delle persone scappano, o si nascondono. Carlotta sostiene che rimanendo immobili lasci all'altro lo scettro del potere e così come Sam Neill si può studiare il nemico, che per quanto riguarda un t-rex, difficilmente scapa o si nasconde per quanto riguarda l'essere umano dovete ammettere che sarebbe molto divertente vederlo accendere un bengala e dileguarsi fra la folla.
ancora una volta mi ritrovo a sostenere che le sbornze con le amiche non solo sono sane (se riuscite a diminuire le sbronze a massimo una a settimana) ma fanno uscire fuoridei discorsi interessanti. piccolo consiglio: evitate la good vodka e rimanete immobili se vedete un t-rex, altra cosa oviamente vale per i velociraptor, che insomma si capisce anche dal film, se non avete una cucina con degli sportelli di alluminio a quale punto siete veramente fottuti.
p.s. Carlotta ti voglio bene.

mercoledì 30 maggio 2012

QUEEN OF ROSICATE


Mi vanto da tempo immemore di essere una donna (diciamo ragazza dai) che si arrabbia raramente. È bello essere bipolari, o meglio dire una cosa e dimostrarsi l’esatto opposto, perché per qualche ragione ci si sente giustificato qualsiasi cazzata si commetta. Il problema vero è che partendo dal presupposto che le vene sul collo mi sono spuntate solo 6 o 7 volte in tutta la mia vita (ed è poco) sono la regina del paese della rosicata. Se pensate che il termine rosicare venga dai ratti è errato, viene da me, lo hanno coniato i linguisti dopo aver sentito le mie mascelle digrignarsi. Correva l’anno 1995 quando rosicai per la prima volta, o ciò è quanto la mia memoria mi suggerisce : passeggiavo per le strade del mio paese in Abruzzo, tutta allegra e pupetta, avevo la treccia quella che parte dalla fronte che non so perché mi faceva sentire più figa pur essendo orribilmente in fase pre primo mestruo e con l’apparecchio ai denti. Olè. Vestivo ancora di arancione e le giornate passavano senza l’uso della televisione con le amichette a bruciare formicai. Ero già innamorata o convinta di esserlo di un ragazzo straniero che veniva a vacanziere proprio in quel paese. Questo ragazzo non solo era più grande, non solo parlava poco la mia lingua ma era anche bellissimo, però le illusioni, come diceva il caro vecchio Ugo, ancora non mi avevano abbandonato e non so secondo quale motivazione ero convinta che lui un giorno sarebbe stato mio. Pessima convinzione, pessimo metodo il mio di conquistarlo (treccia+apparecchio+arancione=no bene). Il suddetto giorno verrà ricordato negli annales come “il giorno in cui il cuore mi si fermò, non per dolore ma per rabbia furente”. Il Pelide Achille suonava il mandolino in confronto a me nel momento in cui lo vidi affianco alla cabina telefonica baciarsi con una ragazza, che non solo era più grande, non solo non aveva la treccia, non solo vestiva già di nero, non solo aveva sicuramente avuto il primo ciclo, ma era anche, secondo gli standard degli anni 90, una fregna.  Potrei dirvi che questa ragazza ora è una mia grandissima amica e che ho superato tutto, ma mentirei spudoratamente: la realtà è che ancora mi sta sul cazzo per quel bacio. Ancora la odio, ancora sento il battito cardiaco accelerato ed ho ancora voglia di menarla, così tanto da sperare che un giorno mi rovesci qualcosa addosso e di scatenare una rissa con frasi tipo “ma che cazzo ti guardi, chi cazzo ti credi di essere, o peggio ancora L’hai fatto apposta, puttana” così da ammontare ad 8 incazzature totali in tutta la vita. Sono passati 17 anni da quel giorno, il ragazzo poi, qualche anno dopo, l’ho avuto e mi ha anche detto che la ragazza in questione non era che una mia unghia, ma io, ovviamente da magister della rosicata, non solo non gli ho creduto ma di quello che diceva lui o pensava lui su di lei non mi è mai importato. Il problema di noi rosiconi è che vorremmo tantissimo arrabbiarci ma nessuno ce ne dà occasione così reprimiamo talmente tanto la nostra ira da tramutarla in rancore stagnante. Nella mia città quale è Roma tutti pensano che i rosiconi sono quelli con i tribali sulle braccia e con la camicia nera attillata, il collo taurino, i capelli rasati o dritti perennemente abbronzati e con le sopracciglia ben definite. No. Bugia, quelli sono gli attacca briga, quelli che l’ira non la nascondono. Ho sempre invidiato le persone Evidentemente iraconde, mi danno un senso di libertà. I Rosiconi sono però altrettanto riconoscibili: di solito sono persone pacate, compagnone, solari, hanno un’aria feliciotta sempre, anche se dentro qualcosa muore, ed hanno, certamente, le mascelle pronunciate ed i denti rovinati. Posseggono vizi manco Dioniso (altrimenti non sono rosiconi) ma di solito dicono cose tipo “non è che ho rosicato, però…; alla fine non me ne frega un cazzo; doveva andare così; ognuno ha le sue magagne; e dulcis in fundo la migliore TE L’AVEVO DETTO. Diffidate sempre di chi dice “te l’avevo detto” perché è la frase di chi rosica e mentre la dice state pur certi che la nuvoletta sulla loro testa immagina Timon che balla con la gonnella Hawaiiana la rumba.
Personalmente non posso neanche dire “chi non risica non rosica” perché io, oltre a rosicare, risico sempre e poi rosico, e quella bastarda del mio Alter ego è lì che dice “te l’avevo detto cogliona”. Ogni bambina immagina di poter essere una principessa o una regina, bene un sogno in meno: alla veneranda età di 26 anni posso dire di aver realizzato il sogno di essere LA REGINA DELLE ROSICATE, o “di sto cazzo” come direbbe la mia amica Vale O Tina.

sabato 5 maggio 2012

Fatal Love

Quando le relazioni d’amore cominciano si è sempre molto allegri, felici, amati e soprattutto audaci. Prendendo in considerazione solo l’ultimo aggettivo si è così anche quando finiscono perché si pensa sempre che non si ha nulla da perdere. Da giorni vivo con lo sguardo compassionevole addosso, come se una donna ferita fosse meno forte d’animo, come se l’amore mi avesse svuotato, come se da un giorno all’altro una persona positiva quale sono possa trasformarsi in negativa. Lungi da me. Forse un giorno mi arriverà la grande botta di freddo, forse un giorno rischierò seriamente di deprimermi ma come disse Silvio Morrel alla piccola Arya parlando degli dei della notte che ti vengono a prendere io oggi rispondo “non oggi”. Sono sempre stata troppo ferocemente attaccata alla vita per avere tempo di sprecarla, e anche se l’opinione comune potrebbe pensare che fare aperitivo o abbandonarsi a Dionisio sia sprecare tempo, io credo di essermi guadagnata l’assuefazione alla vita, che comprende ovviamente anche i vizi. E va bene così. Solo oggi comprendo il perché del titolo di questo blog, solo oggi capisco perché inconsciamente l’ho chiamato così, solo oggi comprendo perché sul braccio ho tatuato “solo tu”: per tutta la vita non ho fatto altro che cavarmela, a mozzichi e bocconi come si dice a casa mia, ma non c’è niente di meglio che reggersi sulle proprie gambe ed esserne in più consapevole. Potrebbe sembrare una mancanza di rispetto verso chi veramente si ama, o chi ci spera ancora nell’amore tutto questo post, ma la realtà è che se si è circondato da persone meravigliose, le stesse magari che ti viziano o che ti istigano alla rovina del fegato, non si è soli. Tutto questo tempo avrei potuto passarlo ad annusare un pigiama e strappare foto da muro , a piangermi addosso, ma poi ho capito che reagire alla sofferenza  è l’unica via. Piangerò un giorno e spero sia con lui, senza di lui forse non vale la pena piangere, solo lui forse può capire quello che succede quando un corpo viene abbandonato dall’amore, ma se non lo rivedrò non piangerò perché questo corpo non è solo fatto di questo, non è solo amore, non è solo sofferenza. Oggi mi alzo dal letto perché alzarsi è un bene, reagire è bene, forse anche non essere amati è bene. Il mi compagno non è l’amore, sfuggente, troppo incostante perfino per me. Il mio compagno è il futuro che è lì ed io lo guardo con paura ma con consapevolezza che se ci arrivo così come oggi sento di poterci arrivare ci arriverò bene. Io brindo alla vita perché è oggi quello che ho. Brindo alla vita

giovedì 3 maggio 2012

Whisky soldiers


Se non vi è mai capitato di svegliarvi una mattina con il portacenere pieno, i vestiti sparsi per la casa e una bottiglia di Whisky sul comodino allora evitate di leggere questo post. Si parla sempre di notti brave su questo blog, che palle direte voi, ed invece no. La nostra propaganda verso la vita da reietti non può finire, perché più cresciamo e più siamo consapevoli del fatto che solo i reietti sono quelli che si divertono, quelli che possono permettersi il lusso di non esser presi sul serio, quelli che fanno ridere, quelli che un futuro avranno i nipoti che scappando di casa avranno sempre un posto letto in casa nostra, quelli che, insomma, la mandano a bere. Siamo quelli che non vengono invitati alle feste, o quelli che se pure ci vanno si portano l’alcool, e non per ospitalità ma perché si ha sempre quella paura che non basti mai per tutti. Infatti nelle nostre feste raramente avanzano bottiglie. Siamo quelli che hanno sempre qualche scolo di bottiglia in macchina perché se un giorno ci prende il matto di andare a ballare dobbiamo bere, altrimenti non si balla e se si beve tanto vale portarselo e sapere fin da subito cosa si sta inghiottendo , cosa che di raro avviene (non è una frase a sfondo sessuale brutti maiali). Siamo quelli giudicati “interessanti” solo dagli psicologi , “un disastro” dal nostro medico o il personal trailer (ma qui entriamo in un ambito talmente tanto imbarazzante che eviterei persino io ad inoltrarmici), “eri mejo quand’eri giovane” dai nonni, “sfigati” dagli stessi sfigati, “stronzi” dai ragazzi per bene, “la rovina della società” dai politici ma, e mettete una grossa linea sottolineatrice sotto questo ma, “amici” dai gestori dei bar.  Passiamo il tempo luminoso (quello giornaliero per intenderci) ad esser persone più o meno umane: leggiamo, studiamo, scriviamo a volte, se proprio è un gran giorno, scopiamo, portiamo a spasso il cane, chiacchieriamo di gerani con le vecchine del quartiere, facciamo anche cose utili alla vita degli altri, come ad esempio fare la raccolta differenziata o mangiare pochi carboidrati, siamo quelli insomma del “chi l’avrebbe mai detto”, perché poi la notte è nostra (che frase fascista detta così). Se solo qualche vampiro ci avesse morso o se solo fossimo nati predatori di qualsiasi foggia  avremmo sicuramente passato la notte a cacciare, a procurarci spuntini ma no, figurati, manco quello. Ci sediamo ai bar al tramonto e a volte aspettiamo l’alba battibeccando sul futuro, sull’inerzia in generale, sul nostro ego che  continua misteriosamente a dilagarsi senza ragione apparente. Il motivo per cui la gente non ci capisce è perché si crede comunemente che noi siamo inutili. Mi piacerebbe ora ocme ora, una volta per tutta fare quest’affermazione che spero rimarrà negli annali: non siamo mai soli. Abbimo la fortuna di aver trovato qualche altro povero stronzo che come noi ama bere, e sono diventti grandi amici, ci vogliamo bene e solo loro ci capiscono quando facciamo delle cazzate, perché anche a fare cazzate non si è mai soli? Vi è mai capitato di prendere una sbronza colossale della serie “mai più nella mia vita” e poi qualche amico tuo dice “guarda che se bevi un goccetto poi stai meglio?” e voi creduloni l’avete fatto e non sapendo smettere poi vi siete riubracati? Bene, siete whisky soldiers. Vi è mai capitato di trovare affascinantissimo un uomo o una donna che non corrisponde ma trovare il coraggio di farti avanti solo ed esclusivamente dopo ettolitri di spacca fegato? Bene, siete whisky soldiers. Vi è mai capitato di farvi venire i crampi allo stomaco risentendo la vostr compagna o compagno di bevute il giorno dopo di una sbronza, ovviamente ricordando e facendovi ricordare le altissime e purissime pedigree figure di merda fatte la sera prima? Bene siete whisky soldiers. Vi è mai capitato di guardare ul fondo di una bottiglia che rotola nella stanza e di chiedervi “e questa quando l’ho bevuta?” ancora una volta, soldiers. Ed infine, la cosa più importante: vi è mai capitato di inventarsi tutte cazzate conversando con sconosciuti e poi dover ritrattare il giorno dopo , tipo “si sono un’astrofisica, mi sono laureata con 110 e lode e bacio della commissione?” “si io ero magra ma poi mi hanno asportato la tiroide ed è successo questo” o “si mi piaci però saresti più carino se ti chiamassi romualdo, posso chiamarti romualdo? E dai” o peggio ancora “ sei carino, sono ubriaca, mi offri un caffè, anzi no a casa ho una moka me lo fai lì il caffè?” , “ sei adorabile quando di ci il mio nome, di ancora Jessica Jessica Jessica” , “ma ti pare che sei lesbica? Ma come fai?” . ???. a capo del commando dei soldati.
 quindi per concludere quest’altra inconcludente giustificazione dei nostri stravizi, vorrei solo tornare a dire che siamo giovani ed anche noi combattiamo la nostra guerra. Un giorno rideremo di tutto questo dicendo “ma quanto ci siamo divertiti?”. Buonanotte soldati, godetevela tutta.

martedì 24 aprile 2012

Insonnia


L’insonnia è veramente una brutta bestia. Fastidiosa come la cacarella quando sei in viaggio, il raffreddore a ferragosto, il verme solitario, una busta paga leggera, un grillo sulla spalla 24 ore al giorno, quella fottutissima goccia cinese. Tempi addietro se una donna soffriva di insonnia, quindi dopo 72 ore dava di matto, veniva rinchiusa per “isteria” e a volte lobotomizzata. Bella storia. Storia vera. La cosa a cui non riesco a non pensare è il fatto che quella ipotetica donna del passato (ne prendo solo una come esempio, ma in realtà ce ne furono svariate) una volta privata dei suoi lobi temporali si riposava. Lo so, sono assolutamente antifemminista, anti etica, anti morale, ma d’altronde sono isterica anche io. A quest’ora sono esattamente 48 ore che non dormo. Manca poco. Tic tac, tic tac, “il tempo scorre” dice l’orologio biologico e quello sul comodino. Lo vedo animarsi, diventa come l’orologio della bella e la bestia, però triste con una lacrima sul viso che parla solo con accenti gravi e scandisce ogni parola. Non va bene, non va affatto bene. “ Nella peggiore delle ipotesi” , cerco di spiegargli, “ mi leveranno i ricordi, il linguaggio, la capacità di ragionare, l’intelletto e tutto quello che sono”. Lui mi guarda di lato mentre la lancetta dei secondi continua a avvitargli il naso manco fosse un cavatappi. “riapriranno i manicomi per te”  fa la sua voce scandita. Poco male penso. Avrò dei nuovi amici, la mia bipolarità verrà finalmente curata e l’angelo sulla spalla che ogni tanto ancora mi perseguita finalmente sparirà. Il problema dell’isteria è proprio questo. Due dolcissime metà che ti parlano contemporaneamente dandoti due corrispondenti benché opposte opinioni sulla stessa cosa. “hai fatto bene” dice l’angelo sulla sinistra con la voce soave ed angelica, “hai fatto bene” dice ghignando il diavoletto sulla destra facendo su e giù con le sue alette scheletriche. Ed ora ho un dubbio “ho fatto bene?” no dice tic toc sul comodino piangendo, si dicono angelo-diavolo sulle spalle. Ancora non so dice il mio animo insincero e solo. Levatemi l’ippocampo, levatemi i dubbi, fatemi dormire, fatemi sognare, fatemi mangiare e bere ma vi prego non fatemi pensare. Se solo mi fermo a pensare allora l’insonnia incombe. Forse dovrei drogarmi, lo farei se solo pensassi di non pensare, ma a quel punto dovrei pensare quindi no. Niente droga.datemi un letto vibrante, un massaggiatore e la musica new age. Datemi un resort alle seisciell, un tailandese che mi sventola con un bastone pieno di foglie, datemi Mozart, e la crema per il corpo, datemi cioccolato bianco fuso sopra gli ovetti kinder. Datemi attenzione ed amore perché non li trovo dentro i miei demoni. Datemi un paio d’ali o 300.000 euro per scappare tutta la vita. Altrimenti , se proprio nessuno mi può dare questo, fate sparire le mie allucinazioni e datemi almeno 2 ore di sonno, in questo momento amo ed odio il mio ippocampo e non so se posso farne a meno. O forse si. “si, si e si” dicono i miei nuovi amici, ma non so se è il caso di ascoltarli.

giovedì 12 aprile 2012

Cose Sparse : riflessioni futili a tarda notte

Mi ritrovo davanti al pc alle 4 del mattino, con gli uccellini che già cantano e con i coatti mondani che tornano dalle loro feste sfrecciando nelle loro macchine con i cerchi in lega che fanno un gran chiasso. Penso a cose sparse: alle cose che mi hanno detto questa sera, alle cose che invece non hanno detto. A tutti gli shot che ho bevuto nella mia vita, e a quelli che per sempre mi sono preclusa bevendone troppi e andando in sovraccarico. Alle risate da addominale contratto, alle nottate passate a scrivere per poi cancellare tutto il mattino dopo, perchè l'insicurezza sarò pure una brutta bestia ma mi ha salvato da un sacco di cazzate. Al mio nuovo gioco della Ps3 arrivato ad un punto morto dove il mio avatar è sperduto in Nepal e non so come farlo tornare a casa. Forse se lo lascio là lo capirà da solo prima o poi, è decisamente più sveglio di me. Penso a quanto mi manca scrivere sui fogli di carta, e al bianchetto che compravo sempre ma poi non usavo mai. Penso a Steve McQueen ed automaticamente mi viene da pensare ad una partita a poker. Penso che sono brava a giocare a poker perchè le bugie espressive mi vengono bene. Penso a quale super potere vorrei avere e l'invisibilità vince ancora su tutte, anche se devo ammetterlo, la userei solo per svaligiare una banca. Penso anche che forse non ci farei un cazzo con tutti quei soldi, che forse con 20.000 euro vivrei da nababbo per un mese da qualche parte in sud america e farei tante foto. Penso che devo lavare i piatti ma non mi va. Penso che forse con quei soldi mi pagherei un massaggiatore privato, e non di quelli erotici, no, di quelli che ti toccano solo il collo, poi si, se diventa erotico meglio ancora. Penso che da vecchia voglio avere i capelli lunghi e bianchi, ma che se proprio devo essere vecchia voglio che i miei figli mi mettano in un' ospizio così finalmente imparerei a giocare a scacchi. Penso che ci siano poche cose nella mia vita che vanno male, e anzi, l'unica cosa che va veramente male è il futuro, ma tanto chissenefrega deve ancora arrivare. Oggi va tutto bene, mi sento così bene che vorrei andare fuori a cantare con gli uccellini amche se so che scapperebbero. Penso di essere fortunata a non essere una donna americana sposata negli anni 50, perchè avrei dovuto solo cucinare e comprare riviste di arredo mentre mio marito si scopa la segretaria. Nonostante ciò credo che il protagonista di Mad men sia uno degli uomini più affascinanti mai inventati. Penso che le femministe al giorno d'oggi siano fuori tempo massimo e che il sesso è sempre stata un'arma quindi se le donne vogliono usarla essere femministe vuol dire lasciarglielo fare. D'alto canto credo che il mondo è pieno di zoccole che non sanno godersi una bella scopata quindi fingono per sentirsi desiderate. Penso che questa mia ambivalenza non mi porterà da nessuna parte, ma che senza di questa dovrei scegliere da che parte di me stare e questo non mi va bene. Penso che scrivere potrebbe essere il mio futuro, ma non credo sia disonorevole friggere patate con un cappellino rosso. Penso che nessuno debba farsi illussioni, né ambizioni perché essere felici e poveri è meglio che essere ricchi e depressi. Penso che dire queste cose e provare a pensarle sul serio mi renda le decisioni più semplici. Penso anche che raramente è vero. Penso di essere irrazionale, e che stimo chi non lo è. come penso di volere i capelli ricci avendoceli lisci. penso che pensare troppo è la mia rovina, perchè se solo pensassi qualcosa di intelligente avrei più chances. penso di non essermi ancora stufata di dormire sognare mangiare forse scopare. penso che Shakespeare stia ridendo tantissimo leggendo "scopare" subito dopo una sua citazione. o forse no. Penso che dovrei andare a vivere in un paese di provincia così potrei scrivere un libro mediocre. Penso che mi romperei i coglioni dopo due giorni senza birre alla spina e la connessione veloce. penso che domani si vedrà ed un pò mi cullo su questa prospettiva. penso che non vene freghi un cazzo di quello che penso io, ma che se siete arrivati fino qui è perchè anche voi vivete di notte e pensate cose sparse. mi piace pensare che dalle cose sparse nascono idee geniali e che i veri geni, quelli che capitano una volta a secolo, pensavano cose sparse ma solo di un settore. penso che dovrei trovare il mio settore, ma non perchè potenzialmente potrei essere un genio, lungi da me, ma perchè sarebbe bello anche solo pensare di poterlo essere. penso che è ora di dormire, anche se so che nel letto penserò ad altre cose sparse. penso che mi va bene. penso che ci va bene. penso che metterò i calzini perchè ho freddo ai piedi e mi arrampicherò sul letto sognando ad occhi aperti continuando a pensare a cazzate. 

venerdì 6 aprile 2012

Quelli della primavera

Primavera 2012

Abbiamo vissuto ormai molte primavere, così tante che la nostra maglietta di Kill Bill è quasi diventata vintage, i nostri gusti musicali li conoscono più i nonni che i sedicenni, i forni a micro onde sono ormai diventati demodè, per non parlare delle catenine ai pantaloni. Ma oggi no, non ci lamenteremo perché manco tanto infondo le primavere ci piacciono assai.
Per i maschietti inizia l'era delle donne svestite ma mai volgari, quella stagione in cui ci sono le braccia nude e le cosce di fuori ma non c'è sudore, che si sa è demodè anche lui talmente tanto da diventare volgare e appiccicoso. Per le femminucce c'è lo sconvolgimento ormonale, non proprio come quello estivo della serie “vieni qua maschione” ma più soft simile ad un “ehi tu!”. Quindi si, siamo tutti contenti e con quel frizzichio in più. Word mi ha dato come errore frizzichio, ma tutti abbiamo capito che cosa significa e word ormai è vegliardo così tanto da non darmi come errore la parola vegliardo. Molti prima di noi hanno provato a scrivere parole adatte alla primavera, dal più sofisticato alla più deludente che a differenza del più sofisticato può essere individuabile in quella signorina che scrisse quella canzone che recitava “dammi tre parole sole, cuore , amore”. Chissà che fine ha fatto. Però il punto è proprio questo: in primavera si possono realizzare i propri sogni, mettere in atto le proprie fantasie sessuali, o più semplicemente fare scherzetti burloni. Questo perchè durante questa stagione siamo tutti più frivoli del solito, è la nostra stagione. I poeti, gli artisti hanno già l'autunno con i loro bicchieri di vino rosso e il colletto del cappotto di lana alzato, gli piace tanto passeggiare contro vento con quell'espressione in faccia che sembra dire “neanche tu, caro compagno mio, puoi distruggermi, perché io, a differenza di te oh vento, non esisto”, gli piace anche andare in giro a contare le foglie che cadono, la chiamano la numerazione del declino. Un passatempo inutile secondo noi, ma d'altronde noi siamo della primavera.
L'estate è per definizione la stagione dei bori, dei coatti, dei genuini, chiamateli come vi pare. A me piace chiamarli genuini perché d'altronde non hanno nulla da nascondere e non seguono mai quelle standardizzazioni sociali e sono sempre loro stessi. Durante l'estate si vedono tatuaggi tribali sulla schiena o peggio ancora le carpe giapponesi che avranno anche un significato ma sono veramente brutte. Si notano anche simpatici e originalissimi disegnini sui capelli rasati che vorrei tanto conoscere chi è capace di farli, per non parlare di cerette sulla schiena per gli uomini e superinguinali per le donne. C'è da dire che loro più di altri sono riusciti ad accaparrarsi il posto estivo per eccellenza: la spiaggia è decisamente loro, nessuno la conosce meglio di loro, nessuno la abita meglio di loro ed è talmente loro che per andarci devi sembrare un po' come loro per non risultare un frutto fuori stagione. (è proprio in spiaggia che si è sentito il famoso dialogo “oh dai amò viètte a fa er bagno” e lei “no tesò oggi no, c'ho la patata ar sugo”. Niente più di questa frase può definirli).
L'inverno poi è quella stagione che se pur ben schierata meteorologicamente appartiene a quelli metà e metà, quelli che vanno in settimana bianca però c'è la crisi quindi mangiamo scatolette di tonno, di quelli pro solarium ma no al buco dell'ozono. Di quelli che rompono i coglioni perchè sono vegetariani e poi vanno in giro con le scarpe che sembrano di pelle ma “no” ammiccando “sono sintetiche”. Di quelli che si schiariscono le sopraciglia perchè è bello essere metrosessuali e andare a ballare d'inverno (“eh si l'estate romana fa cacare”). Delle coppie che scopano di più perché c'è un piumone che li protegge, dei liceali che hanno la paranoia del pagelino (fra l'altro quanto è umiliante scoprire alla veneranda età di 26 anni che esiste un pagelino?). Ed infine come dimenticarseli delle donne con le calze decorate e degli uomini con il cappottino figo perché ci sono i saldi a gennaio? Di quelli insomma che la gente deriderebbe se non fossero così diffusi. Questa è l'epoca stagionale dei mediomen.
E poi c'è la primavera, ci siamo noi insomma. Ci piace pensare di essere indefinibili, perché proteggiamo la nostra avversità al qualunquismo, perché come noi non c'è nessuno, perché ti guardiamo dall'alto in basso, ma non è mai così, anche noi possiamo essere schierabili. Anche noi apparteniamo ad una categoria. La nostra categoria è così poco identificabile, così poco delineata che è difficile anche spiegarla. Comunque se di solito siete in un bar e vedere per la seconda volta una persona sempre nello stesso bar è perchè sia tu che lui siete della stessa categoria. Siamo di quelli che considerano la giornata iniziata alle 18.30, ma non perché lavoriamo fino allo stremo, né tantomento studiamo assiduamente, ma perchè come si dice dopo i 70 anni “prima il dovere e poi il piacere”. Siamo di quelli che non scopano mai prima delle 19, a parte qualche piccola eccezione mattutina, ma questo sempre perchè siamo quella categoria che difficilmente si alza prima delle 9 di mattina. Siamo quelli dell'aperitivo (oddio che brutta frase) ma non l'aperitivo milanese cazzo figa culo tette, più che altro san calisto con le peroni a 2.50, di quelli che non hanno l'agenda perché pensiamo che il nostro ippocampo sia abbastanza sviluppato da ricordarci le cose che dobbiamo fare. Questa si sa è un mezza bugia perchè pure se avessimo un'agenda ci dimenticheremo comunque di scriverci sopra. Non siamo barboni, né superficiali. Siamo semplicemente persone che hanno associato la propria vita alle cose belle, che si sa escono in primavera. Quindi si, in primavera tutto quello che desideriamo esce fuori insieme : la bella stagione, i turisti passanti da prendere in giro, le chiacchiere con gli amici, un paio di birre ed il whisky a tarda notte quando c'è quell'arietta che ti fa venire la pelle d'oca, le cotte ormonali che durano una stagione, la paura del futuro ma la consapevolezza che tanto c'è l'estate e che se ne riparla a settembre. In poche parole la voglia di vivere, il relax. Si, oggi siamo felici perchè è primavera e fuori splende il sole.

mercoledì 28 marzo 2012

Fuck You

Questo è il post che volevo scrivere da quando mi è venuta la malsana idea di diventare una blogger di quarta categoria, un post che volendo o nolendo non sono mai riuscita a scrivere. Un post negativo, fastidioso, poco risolutivo e sicuramente distruttivo. Ma che cazzo ci volete fare? D’altronde se nessuno me lo da lo spazio me lo prendo da sola. Post deliberatamente ispirato alla canzone degli Stato Sociale “mi sono rotto il cazzo” o più facilmente e popolarmente parlando  al monologo che fa Edward Dio Norton ne “la 25° ora” meglio conosciuto come “Fanculo” (fra l’altro a mio modestissimo parere una delle cose migliori cinematograficamente parlando degli ultimi 10 anni). Il fatto è che ultimamente, colpa probabile di Leopardi o dello stesso Foster Wallace da poco scoperto, mi sono riscoperta pessimista. Ma pessimista a tal punto che non solo sono sempre innamorata (“testardo” d. Silvestri) ma anche, come se non bastasse, da pensare che questo pessimismo finirà prima o poi e d’un tratto mi riscoprirò ottimista. Quindi si, questo è un post pessimista, ma non escludo a prescindere un ipotetico futuro post Ottimista, splendente, solare e quant’altro.
Ora comincio sperando che le mie parole possano essere se non capite almeno lette e immagazzinate.
Fanculo a chi se ne va dall’Italia pensando di far meglio per sé, anche giustamente d’altronde, ma comunque giustificandosi perché questo è un paese di merda. Fatti i cazzi tuoi, vattene e non parlarne male perché c’è anche da dire che se uno ha il coraggio di andarsene è perché è in gamba, e se sei in gamba e te ne vai allora si, questo diventerà a lungo andare un paese di merda ancora di più, perché quelli che potevano fare qualcosa se ne sono andati, senza lottare o lottare fantomaticamente per poi andarsene.
Fanculo a me, che ho tante cose da dire ma poi non so perché nessuno mi fa mai le domande giuste ed io, inebetita non riesco mai ad intrufolare le mie risposte geniali in discorsi generici e rimango una donna media “che aveva tanti sogni”.
Fanculo agli altolocati con i colletti bianchi che se ne stanno lì a giudicare e a puntare il dito solo perché nella vita hanno studiato e perché pensano di essersi guadagnati qualcosa, quando poi d’altronde si sa che il fato gioca scherzi malvagi a chi meno se li merita.
Fanculo anche all’America, grande patria del futuro, dove tutti realizzano i proprio sogni e poi non si sa come mai sono tutte attrici o attori.
Fanculo agli artisti che bevono Vino Buono, ma che non ci capiscono un cazzo attribuendo tutto ai francesi che pur essendo snob salutano tutti con tre bacetti invadenti che nessuno glielo ha mai chiesto. I veri espansionisti europei sono loro che invadono con la loro cultura ottocentesca che dovrebbero spiegarglielo prima o poi che è già passata eoni fa.
Fanculo alle donne che si mettono perizomi fuori dai pantaloni e poi fanno le coatte “ma che cazzo ti guardi?”, Fanculo soprattutto perché non avete capito un cazzo della femminilità e vorrei tanto vederle con i mutandoni della nonna e farsi due risate.
Fanculo agli uomini che di base sono dei superficiali ma che ogni tanto ci si sprecano anche a sembrare profondi, interessanti, artisti magari, quando si sa da un pezzo che vogliono solo scopare.
Fanculo ai vicini di casa pensionati che si permettono di umiliarti perché canti urlando dopo pranzo. Ma che cazzo di civiltà è se pagando l’affitto non posso neanche sfogare i miei nervi tesi?
Fanculo alla prima persona che ha detto “o la va o la spacca” perché evidentemente era fortunato, je annata bene come si dice a tavola fra buzzurri, perché se poco poco avesse capito che danni avrebbe potuto fare con una semplicissima affermazione fatta magari da ubriaco sicuramente avrebbe smesso di bere all’istante cucendosi la bocca con degli aghi arrugginiti.
Fanculo a chi ancora pensa che l’università sia risolutiva, sia realmente una formazione, perché senza nulla togliere agli universitari di lettere posso senza manco dubitare un secondo di aver letto più di loro (magari apprendendo meno la grammatica).
Fanculo ancora a me perché non riesco più a vedere l’oggettività delle cose e a 26 anni sono ancora dannatamente bacata sulla mia sola idea di quella cosa.
Fanculo infine all’amore, a cui tutti ambiscono, a cui tutti mirano come grande risoluzione nonostante continui imperterrito a farli soffrire. L’amore come la felicità è solo un momento a cui è giusto ambire ma con una certa moderazione, mettendo sul conto che tanto anche se da vecchi prima o poi finirà.
Fanculo soprattutto ai cartoni della Walt Disney che ci hanno fatto credere nell’esistenza di  un principe azzurro ma che poi nella vita reale se poco poco lo incontrassimo gli metteremmo un’etichetta sulla fronte con su scritto “frocio”.
Fanculo a chi ancora non mi ha fatto credere in un mondo migliore:
a Rutelli che ha giocato a “trova il buco” migliore e spingi più che puoi,
a Alemanno che  ancora peggio di Mussolini ha insultato la cultura celtica indossandone un simbolo,
a Berlusconi perché, porello, in andropausa ha voluto capire se il pisello gli si drizzasse ancora,
a tutti quelli che ancora vanno in giro dicendo “eh ma i giovani di oggi bevono e si drogano, e poi scopano a destra e a manca”. Eh no che cazzo, ma nessuno si è mai chiesto perché i giovani lo fanno? Che cazzo. Ci avete levato dal culo il futuro, ci avete proibito di diventare grandi, di diventare artisti, di sognare, di realizzarci, di anche solo giocare ad esser grandi e poi rompete pure i coglioni? Società malsana che crede tutto immotivato.
Fanculo agli psicologi che credono di essere scienziati, perché no cari miei, è tutta teoria.
Fanculo pure alla statistica, altra scienza inutile, vorrei proprio vederla la tabella che voi usate, voglio avere i nomi e i cognomi, e sopratutto  gli indirizzi dei dati Istat.
Fanculo a chi mi dà retta, perché purtroppo di pessimisti ce ne sono tanti, e in questo mondo di merda c’è bisogno di qualcuno che con il sorriso dica “ce la possiamo fare”
Fanculo ancora a me perché dico cazzate, perché non ho né i mezzi né i nervi è la cultura per dirle.
Fanculo a te che mi hai illuso.

martedì 27 marzo 2012

Il Meraviglioso mondo del lavoro

C'era una volta un'intera generazione che carcava un lavoro, tutti vivevano felici e speranzosi in attesa di un futuro migliore, bello, pieno di soldi etc etc. Un giorno però il cielo si annuvolò e dalle nuvole uscì qualcuno che si credeva Dio e disse "non c'è più lavoro" lanciando palle infuocate sulla povera generazione sgomenta. Le case bruciarono, le persone scapparono inciampando e ci fu un fuggi fuggi verso altri lidi dove il sole ancora splendeva.
"che cazzo stai a scrive?"
"eh aspetta sto per arrivare alla morale"
Non si riuscì mai a capire chi fù il responsabile ne perchè il lavoro aveva deciso di fare fagotto e di andare via, sta di fatto che molta gente di questo villaggio-generazione dovette mangiarsi le unghie, bere malto al posto dell'acqua e , i più sfortunati, affogare nel fiume Whisky poco distante.
"eh porca troia che palle"
"ma facevi così pure con tua nonna? mo ci arrivo.."
Un giorno (non si è capito bene quando) nel villaggio arrivò IL NERO che offriva lavoro a tutti, la generazione-villaggio però sentiva puzza di bruciato perchè questo misterioso personaggio aveva la faccia cattiva. Infatti quando assumeva le persone si raccomandava sempre "non avrai un cazzo di privilegio, dovrai arrivare puntuale e se mi farai incazzare torni a farti il bagno nel Whisky" e tutti lì a dire sissignore perchè non si prende anche il culo? perchè d'altronde era molto tempo che stavano tutti senza lavoro.
"non potresti evitare di parlare come come Esodo?"
"era esopo coglione, che cazzo di coscienza sei?"
 Nell'arco di poco tempo il Nero divenne ricco, aveva quell'aria di chi fuma il sigaro anche quando non fuma il sigaro, non so se ci siamo capiti. mentre il Nero si arricchiva la generazione del villaggio era sempre più stanca,fisicamente e moralmente. C'era chi si lamentava la sera alla taverna si diceva che prima pur non avendo lavoro si sperava, si credeva che un giorno ci si sarebbe trasferiti nel villaggio affianco, il villaggio terza età dove, con quella che si chiama pensione, comprarsi un pò di terra e fare un orto. C'erano anche quelli che credevano che il primo finto Dio era sul libro paga del Nero e che era tutto un sotterfugio per arricchirsi sulle spalle dei cittadini.
"ah quindi dici che si erano messi d'accordo?"
"eh certo, pensi che il finto Dio non si accorga di quanto lavoro dia il Nero senza privilegi? dice che si chiama Marchetta, o  chiudin'occhio"
"no veramente scusami se ti ho dato l'idea di interessarmene..." 
Vabbè. Fatto sta che una sera in taverna il più saggio fra gli abitanti del villaggio si alzò in piedi e disse "ma se noi domani, nessuno di noi, andasse a lavoro?" e tutti lì a pensare "ma magari ci licenziano"- "non possono licenziarci tutti" - "gli creeremmo un disagio"- "si, lavorasse da solo come uno schiavo Il nero" - "si " "ehhhh"- "fanculo" e così dicendo. insomma gli abitanti si fomentarono talmente tanto che il giorno dopo nessuno di loro andò a lavoro creando socmpiglio e paura nel Nero perchè, obbiettivamente doveva fare tutto da solo.
"senti, non sono un regazzino di due anni, puoi anche provare a spiegarti con parole tue"
"d'accordo, il punto è che se tutti quelli che lavorano in nero un giorno, un giorno in particolare, decidessere di non andare più a lavorare, ma nessuno di loro, coloro che offrono lavoro in nero dovrebbero fare tutto da loro"
"o forse assumerebbero qualche altro stronzo"
"si ma lameno lo stronzo si renderebbe conto che è solo uno stronzo e alla fine protesterebbe anche lui"
"piu che altro verrebbe preso in giro come quelli che non volevano occupare"
""dai non rubare i soldi ai ciechi"
"vabbè ma alla fine che succede nella storiella?"
"ah t'è piaiuta eh?"
"vermanete è solo che mi stavi a rompe i cojoni da du ore..."
quindi sì, il nero se ne andò e anche se non del tutto, un pezzettino di cielo sereno si vedeva.

MORALE: Chi accetta lavori in Nero, o chi non li denuncia è veramente artefice di questa merda e se un giorno sentite questa merda protestare sul "o mio dio non c'è lavoro che Italia di merda" vi prego, vi scongiuro, vi supplico DATEGLI UNO SCHIAFFO